L’Italia non è un paese per giovani, ma neppure per donne

scritto da il 08 Maggio 2015

L’Italia non è un paese per giovani. E neanche per donne che lavorano. Se nel Bel Paese la percentuale di persone comprese tra i 15 e i 29 anni è la più bassa d’Europa, altrettanto preoccupante è il dato che emerge sulla popolazione femminile, non solo under 30. Tra i 14 paesi richiamati nel recente articolo di Michela Finizio sui giovani europei, l’Italia “vanta” la minore partecipazione femminile al mercato del lavoro (39,60%).

Si scopre poi che, a parità di altre condizioni, le donne italiane sono anche le meno rappresentate tra manager e professionisti. A dare notizia di questo ulteriore triste primato è il recente rapporto delle Nazioni Unite “Progress of the World’s Women: Transforming economies, realizing rights”, che esamina il fenomeno della discriminazione femminile, sociale ed economica, a livello mondiale.

Eccone la rappresentazione plastica (Fonte: Nazioni Unite, “Progress of the World’s Women”. Dati riferiti al totale della forza lavoro. Cliccare sull’immagine per ingrandirla):

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Riconoscere l’eguaglianza tra i generi non è solo il fondamento per economie e società più forti, come si afferma nel report dell’organizzazione internazionale. È anche, e soprattutto, un fatto di civiltà. Scontato? Forse. Ma quando si legge che Samantha Cristoforetti è corresponsabile del declino economico del Paese perché non fa figli c’è poco da stare sereni.

Twitter @SimoBenedettini