Al ristorante “da Mario” non ci sono pasti gratis (Draghi spiegato riga per riga)

scritto da il 03 Giugno 2015
Un esercizio sempre utile e divertente è quello di tradurre il linguaggio di Mario Draghi dopo la periodica conferenza stampa che segue la riunione sui tassi. Spesso il contenuto più interessante è quello che sta tra le righe, dove occorre qualche didascalia per arrivare a comprendere il “non detto”.
Nella giornata in cui l’OCSE revisiona le stime sul Pil mondiale:

 

Iniziamo da ciò che Mario Draghi ha scelto di dire in conferenza stampa:

Il QE sta funzionando e continuerà fino a settembre 2016 o finché l’inflazione non sarà tornata su un sentiero di crescita sostenibile;
Un avversativo sibillino nel mezzo, ma di base la dichiarazione intende fugare ogni forma di dubbio strisciante sulla prosecuzione delle manovre straordinarie di politica monetaria.
La BCE guarda oltre i movimenti di breve termine tanto sull’inflazione quanto sulla crescita
Sebbene i mercati abbiano fatto ampie riflessioni (in termini di variazione dei prezzi) sulle stime di inflazione e crescita revisionate al rialzo per il 2016, la BCE mantiene una linea di rotta, senza farsi sballottare dalle onde.
la ripresa economica europea, pur moderata, procede anche nel 2Q15, guidata dalla lenta ripresa della domanda interna sostenuta dal basso prezzo del petrolio;
Qui la nota di rilievo va sulla scelta dell’aggettivo “moderata”. Lo scopo è trasmettere il messaggio che il paziente sta meglio, ma non abbastanza da indurre il medico a sospendere la terapia.
le stime di crescita sono state lasciate invariate sia per il 2015, sia per il 2016, con solo una leggera limatura della stima per il 2017, abbassata dal 2.1 al 2%; i rischi sulla crescita restano sul “downside“;
Un ulteriore invito ad andarci piano con gli entusiasmi.
l’inflazione ha toccato un punto di minimo all’inizio dell’anno, ma crescerà ancora lentamente nei prossimi mesi.
Anche qui torna il messaggio sulla linea di rotta: come la BCE non si è lasciata scomporre qualche mese fa da dati che paventavano una deflazione in Europa, altrettanto non si farà dominare da stime che avvicinano molto già il prossimo anno l’inflazione europea agli obiettivi fissati con il QE.
La BCE sceglie quindi di restare volutamente “in ritardo” sulle stime di inflazione, spingendo il mercato ad alzare le aspettative sulla crescita dei prezzi; in un certo senso le sta deliberatamente sottovalutando. Ed in questo atteggiamento “doloso” quel continuo riferimento allo sguardo al medio-lungo termine pare, più che altro, un solido alibi.

Sollecitato da una domanda, Draghi ha risposto che i mercati dovranno fare i conti con un aumento della volatilità, soprattutto in questa fase di repricing dei rendimenti. Diamo un’occhiata infatti a cosa sta succedendo:

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Qualcuno negli ultimi mesi si era convinto di aver trovato la miniera del denaro facile: compri Bund e dopo poco tempo li rivendi alla BCE o al mercato che tanto anticipa il fatto che c’è la BCE che compra. Fino al -0,2% di rendimento (limite oltre il quale la BCE non avrebbe comprato) non c’è rischio.

Invece, come si vede bene, nonostante il QE sia appena partito e abbia molti mesi davanti, i rendimenti del Bund decennale (nel senso di “persino” del Bund decennale, ché ai rialzi sui titoli periferici eravamo abituati) sono passati dall’essere prossimi a zero ad uno 0,85%. Può sembrare poco a prima vista, ma questo ha comportato un forte calo del prezzo di tutti i titoli governativi europei di medio e di lungo termine.

Chi si fosse illuso che l’allentamento monetario della BCE fosse una sorta di ristorante nel quale pasteggiare gratis si ritrova un bel sasso sullo stomaco, insomma.

Il tema del momento, in Europa, rimane sempre la Grecia. Sulle questioni di Atene Draghi ha espresso l’auspicio che resti nell’Eurozona; ed è una notizia, visto che chi esprime l’auspicio aveva parlato dell’euro come di un processo irreversibile. In qualche modo la scelta di esprimere questo auspicio è la carta che la BCE gioca nella trattativa, a cui ufficialmente non intende prendere parte:

La BCE non avrà parte oggi all’incontro con la Grecia e i creditori perché la BCE non è un organo politico. Con la Grecia deve esserci un accordo forte che conduca alla crescita ma che sia anche sostenibile dal punto di vista fiscale, per ora entrambe le parti coinvolte nelle negoziazioni hanno una proposta di accordo. Un accordo forte deve essere di sostegno alla crescita ma essere allo stesso tempo equo. Con le Istituzioni greche sono state discusse varie misure. Alcune di queste sono già state implementate, altre non ancora. L’economia ellenica può crescere con il giusto set di politiche. Alcuni obiettivi non sostenibili in un dato momento possono diventarlo se si cambiano le regole.
Insomma, il riordino dei conti che si può chiedere alla Grecia dovrà tener conto della necessità di Atene di ritrovare un sentiero di crescita. Non potrà essere un accordo basato sulla semplice e arcigna austerity, ma un riallineamento prevalentemente in prospettiva (riforma previdenziale) che rassicuri i creditori nel lungo termine, ma nel breve non impedisca all’economia ellenica di ripartire. Ché se i pasti, laggiù, sono talmente a buon mercato da essere quasi gratis non è certo a causa di un QE che funziona…
Twitter @AndreaBoda