Il Fintech prepara la nuova British Invasion e sfida la Silicon Valley

scritto da il 13 Agosto 2015

La riorganizzazione dei servizi finanziari per molti versi parallela alla trasformazione che si è avuta nel  settore del trasporto aereo a seguito del Deregulation Act del 1978, è un’esigenza che si fa sentire sempre più imminente. Mentre il settore dei servizi finanziari è stato storicamente dominato da alcune grandi banche che hanno mantenuto una morsa sulle opzioni dei consumatori, attualmente si sta assistendo ad una  crescita di medie e piccole aziende fintech che si pongono nel ruolo di concorrenti.

La crisi finanziaria del 2008 è stata per molti versi simile a un catalizzatore per la crescita del mercato fintech, allora fiorente, anche  a seguito della maggiore vigilanza che è stata alimentata dal malcontento dei consumatori.

Si presentava, quindi, la necessità di una nuova regolamentazione del mercato finanziario per poter evitare il collasso totale. Prima della crisi, la Federal Reserve (la banca centrale degli Stati Uniti) ha agito come supervisore di istituzioni specifiche.  Al contrario, in seguito, la sua attenzione si è spostata verso un’attività di sorveglianza globale al fine di evitare future crisi in grado di sconvolgere l’economia. Tutto ciò ha rappresentato sicuramente una grande spinta per l’approvazione del Dodd-Frank Wall Street Reform e del Consumer Protection Act del 2010, rafforzando la sorveglianza sistematica attraverso norme aggiuntive e la creazione di nuovi comitati.

Ma perché le nuove aziende fintech stanno diventando un polo attrattivo di grande interesse? Si potrebbe pensare che sia solo la curiosità per la novità, un interesse destinato a svanire non appena queste nuove aziende entreranno stabilmente a far parte del panorama finanziario. In realtà le fintech startup offrono vantaggi concreti: hanno non solo la possibilità di usufruire di una normativa più snella e agevole, ma anche la capacità di porsi quali interpreti delle nuove esigenze dei consumatori.

Qualità di non poco conto, soprattutto se si considera il progressivo aumento di sfiducia da parte dei clienti nei confronti delle banche, cui abbiamo assistito negli ultimi anni.

In questo nuovo orizzonte finanziario, sembra che il Regno Unito punti dritto al primato. Il primo ministro britannico David Cameron ha dato il suo assenso a un ambizioso manifesto presentato da Innovative Finance, focalizzato a rendere il Regno Unito il leader mondiale nel settore del Fintech entro il 2020. Il manifesto fissa obiettivi ambiziosi, quali attirare 8 miliardi di dollari di investimenti e far sì che il Regno Unito possa diventare la sede globale di 25, tra le migliori, aziende fintech sulla base del valore dell’azienda definito dalla quotazione in Borsa (Ipo), della quota di mercato globale, delle valutazioni nella creazione di 100mila posti di lavoro entro il 2020.

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Attualmente, il settore Fintech del Regno Unito genera 20 miliardi di sterline del PIL e impiega 135mila persone; gli investimenti hanno più che raddoppiato la quota dell’anno scorso fino a 623 milioni di dollari, secondo Accenture.

“La nostra visione per il 2020 è che il Regno Unito sia l’ambiente più favorevole agli investimenti per Fintech a livello globale, attirando 4 miliardi di dollari di investimenti di venture e 4 miliardi di dollari di investimenti istituzionali in fondi di venture, acceleratori e programmi di innovazione”. Questi i progetti che sembrano trasparire dal manifesto.

Ad una conferenza Fintech, svoltasi di recente con la partecipazione di molte startup britanniche, il primo ministro Cameron ha fiduciosamente appoggiato il manifesto dicendo che “questo governo vuole che il Regno Unito sia il leader Fintech nel mondo, ed è per questo che abbiamo nominato un delegato specifico per questo settore in rapida crescita. Sono contento che il manifesto di Innovative Finance abbia fissato tali obiettivi, tra cui la creazione di 100mila posti di lavoro. Questo ci renderà un leader mondiale nello sviluppo di tecnologie di servizi finanziari”.

 

Non può sfuggire di come Londra sia diventata il principale polo di innovazione finanziaria negli ultimi tempi e abbia assistito a una grande crescita di start-up ad alto potenziale Bitcoin e blockchain. Londra ha preso consapevolezza  che la prossima ondata di investimenti sarà molto probabilmente nel settore Fintech, e, quindi, sta ponendo le basi per accogliere i relativi finanziamenti a braccia aperte.

Il ministro delle finanze, George Osborne, ha anche manifestato le sue intenzioni di coinvolgimento del Bitcoin e della tecnologia blockchain al fine di aumentare la produttività della nazione. E se questo non bastasse, con  il primo ministro quale garante dell’innovazione Fintech, non si possono avere dubbi su una crescita prossima ed esponenziale della tecnologia Bitcoin.

Il Regno Unito sarà la nuova Silicon Valley nel settore fintech?

Ancora è presto per dirlo, ma sicuramente è una sfida che parte già con tutte le carte in regola per essere vinta.

Twitter @simeoneantonio1

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