Così il Fintech punta a innovare il mondo dei prestiti (con Facebook)

scritto da il 23 Ottobre 2015

Crescere non è un’impresa da poco. Ci vogliono tenacia, perseveranza e determinazione. E il tutto diventa ancora più difficile in una società come quella attuale in cui ogni nostro comportamento è costantemente monitorato. Nello stesso giorno è possibile diventare il più grande successo dell’anno così come il più grande fallimento. Ventiquattro ore su 24 sotto i riflettori di milioni di social network e basta un piccolo errore, la pubblicazione di uno stato sbagliato o di una foto inappropriata perché la propria reputazione possa essere rovinata.

Facebook ne è la prova. Di recente, il social network ormai famoso in tutto il mondo ha aggiornato un brevetto acquistato nel 2010. Solitamente era un brevetto utilizzato per impedire agli utenti di farsi spamming a vicenda, ma dalle ultime notizie sembra che Facebook lo voglia utilizzare lo stesso per una nuova finalità. Una nuova funzione che potrebbe consentire alle banche di analizzare il punteggio di credito di chi richiede un prestito sulla base degli amici di Facebook. Più le amicizie sono di alto livello, più aumentano le possibilità di ottenere un prestito.

Tale progetto non è privo di senso e rappresenta in ogni caso il tentativo della Silicon Valley di entrare nei settori regolamentati.

Il sistema tradizionale dei prestiti deve essere rivoluzionato e pertanto necessita di una distruzione generale.

Il 56% degli americani rientra nei crediti subprime. Altri 45 milioni di americani non rientrano addirittura in una fascia in quanto la loro storia creditizia pregressa è troppo breve o ancora non ne hanno avviato una. Si tratta di coloro che sono invisibili al credito.

Dati questi numeri, è importante ripensare il modo di concessione dei prestiti. Questo è lo scopo delle imprese Fintech, ovvero fare in modo che l’accesso al prestito sia consentito sulla base di dati non tradizionali e sia consentito anche a chi non ha ancora una storia pregressa di crediti e debiti, ma deve costruirla.

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A differenza dei metodi tradizionali di calcolo del punteggio che si basano esclusivamente sulla storia passata con il credito, il nuovo approccio utilizza dati come le informazioni di conto bancario, i registri pubblici, e i dati sociali per prevedere il futuro e la capacità di rimborso del soggetto che intende richiedere un prestito.  Si tratta di una strategia sicuramente utile per coloro che sono invisibili al credito e tutti i richiedenti un prestito che rientrano nella fascia dei prestiti subprime. Appoggiandosi di più sui dati del software e sui big data sarà possibile anche migliorare e semplificare i processi decisionali relativi all’accesso al prestito.

Il brevetto di Facebook incarna la tendenza attuale di utilizzare i dati comportamentali e sociali nelle decisioni sul prestito. Ciò rappresenta sicuramente un territorio nuovo per il settore, e rimane ancora aperta la questione relativa a quali di questi tentativi verranno accettati e quali invece reputati troppo distanti dal mondo attuale.

Gli algoritmi sottostanti ai dati sociali di Facebook probabilmente aiuteranno i creditori a prendere decisioni migliori, ma ciò non sarà sufficiente ad evitare il rischio di una successiva regolamentazione. E ciò potrebbe essere del tutto preclusivo all’innovazione, dal momento che la regolamentazione esistente nel settore finanziario è non solo vastissima, bensì anche molto rigorosa. Proprio questo substrato normativo è ciò che rende il settore dei servizi finanziari un territorio sconosciuto per Facebook e la Silicon Valley. Sicuramente non è un settore in cui la Silicon Valley è abituata ad eccellere in quanto quest’ultima pur avendo una notevole esperienza con i mercati non regolamentati, come Internet e il software, non sempre riesce a raggiungere i medesimi risultati quando si va a scontrare con la regolamentazione.

La distruzione operata dalle nuove imprese Fintech si dovrà muovere, pertanto, alla stessa velocità della regolamentazione. Occorrerà rivoluzionare il sistema dei servizi finanziari in quanto l’accesso ai prestiti risulta ancora avere delle falle.

Tuttavia affinché la crescita delle imprese fintech sia sostenibile a lungo termine, queste ultime dovranno rispettare le normative di settore e lavorare attivamente con le autorità di regolamentazione per assicurarsi che la distruzione operi a vantaggio sia delle società che dei consumatori. Occorrerà altresì essere strategici nella discussione dello status quo delle imprese fintech dal momento che gli enti regolatori si adatteranno soltanto allorquando anche il mercato lo farà.

Da ultimo bisognerà essere indipendenti dalla regolamentazione ma al tempo stessa tenerla in considerazione e rispettarla.

Un altro segno della contaminazione tra la finanza tradizionale e l’innovazione tecnologica è dato dalla diffusione di investimenti smart. Con l’entrata in vigore del titolo IV del Jobs Act, gli investitori non accreditati hanno ora la possibilità di partecipare al crowdfunding per le startup. Questo storico cambiamento normativo significa che il crowdfunding non è più riservato ad individui ad alto reddito. Adesso è il pubblico che può avere un impatto significativo sugli investimenti e trarre beneficio dall’innovazione.

Ad esempio, la piattaforma di crowdfunding AngelList sta offrendo un fondo comune di investimento denominato Select Fund che consente agli investitori di Main Street di possedere titoli in un grande portafoglio diversificato di start-up promettenti alle stesse condizioni degli angels di alto profilo della Silicon Valley.  Le imprese fintech rappresentano quindi una nuova ondata di innovazione e qualora venga cavalcata bene, potrà rivoluzionare il sistema economico e dare vita ad una nuova classe di investitori e consumatori che per molto tempo sono stati tenuti fuori dalla creazione di ricchezza digitale.

E in Italia? “L’Italia è l’unico paese al mondo dove ci sono tanti esperti di Bitcoin e Blockchain”, afferma Cristiano Esclapon presidente di SiamoSoci e di Club Italia Investimenti 2.

A Milano è nato da pochi mesi un progetto di ricerca che riunisce le migliori competenze nella più grande rivoluzione in campo Fintech, ovvero la blockchain, dove Giacomo Zucco direttore del Fintech Lab, coordina i lavori. “Nella fase attuale, in cui il focus è sul progetto Blockchainlab, il nostro intento è quello di radunare tutti i migliori esperti in campo Bitcoin e blockchain.”

E per Salvo Mizzi, Ceo di Invitalia Ventures, “la grande scommessa è che il denaro cambi identità e anche forma”. E la nuova identità si riconosce ed è riconoscibile nell’ambito fintech.

Twitter @simeoneantonio1