Il mezzo passo falso della Fed. Per qualche dollaro in più

scritto da il 04 Febbraio 2016

Questa storia inizia nella calda, torrida, estate del 2013. Ben Bernanke, a capo della più potente Banca Centrale del mondo, “spaventa” i mercati accennando al concetto di normalizzazione dei tassi di interesse, e introducendo poi il concetto di tapering. La strada verso l’aumento dei tassi USA è stata lunga e tormentata, a Bernanke è succeduta Janet Yellen -che si porta dietro la fama di essere una “colomba” ovvero molto più disponibile a politiche accomodanti che pronta a manovre restrittive.

Meeting dopo meeting il mercato è stato più volte nervoso, in attesa di capire quando e come la Fed avrebbe iniziato a “sparare” aumenti dei tassi, che di volta in volta venivano rimandati, rafforzando l’immagine di “colomba” della Yellen.

Al punto che, a dispetto della logica dei mercati che dovrebbero preferire sempre le politiche espansive a quelle restrittive, tra gli operatori ha iniziato a serpeggiare, nel settembre 2015, la sensazione che se la Fed avesse continuato a rimandare gli aumenti dei tassi forse significava che l’economia reale era conciata peggio di quanto si credesse, ed in un certo senso qualcuno ha iniziato a chiedersi, guardando alla Yellen, un “vediamo se sai sparare“…

Purtroppo Janet Yellen non è un pistolero dagli occhi di ghiaccio, la sua mano ha tremato, e a settembre la pistola è rimasta nella fondina. La reazione dei mercati è stata scomposta, la fronda di chi temeva che dietro la timidezza della Fed ci fosse una minaccia nascosta di peggioramento del quadro macroeconomico ha preso il sopravvento, d’improvviso il mantra è diventato “Se non ha sparato sotto c’è una ragione molto importante, questo è certo“.

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