Brexit: credere ai mercati o ai bookmakers?

scritto da il 18 Giugno 2016

Con l’approssimarsi del 23 giugno, data del referendum inglese sulla permanenza nella UE, la “febbre” sui mercati finanziari sale di giorno in giorno. Molto spesso si dice “i mercati anticipano gli eventi” e ci si domanda, quindi, se in questo caso ci stiano dicendo che il Regno Unito uscirà dall’Unione Europea. Altri osservatori fanno notare che gli allibratori per le scommesse sembrano dare una indicazione diametralmente opposta: sebbene la forbice si stia stringendo, ancora oggi il premio per chi scommette su “Leave” è pari circa a 2, mentre per chi punta sul “Remain” il premio in caso di vittoria è prossimo a 0,5. A giudicare dalle quote pagate dai bookmakers sembra di dover scommettere sull’esito di Juventus-Udinese. Giocata a Torino.

image

È sicuramente vera una sostanziale differenza fra gli strumenti finanziari e le scommesse su un evento binario come un voto in un referendum: i mercati possono “votare” di nuovo il giorno dopo. Ha perfettamente senso che gli operatori, nel dubbio di ciò che succederà, alleggeriscano le proprie posizioni, in fondo potranno sempre ricomprare e ricostruire i portafogli a risultato acquisito. Ai mercati non piacciono le incertezze, specie quelle ad impatto elevato e non misurabile a priori.

Quindi, verrebbe da dire, bisogna dar credito solo a chi ci mette i soldi veri sull’argomento, a chi fa tutti i calcoli probabilistici più focalizzati: i bookmakers sono la Bocca della Verità, e le loro quote dicono chiaramente che una vittoria del Remain è più probabile. Ma non è così: su un evento come questo l’attribuzione delle quote sulle scommesse dipende essenzialmente dall’entità delle scommesse poste su ciascun esito. Ciò significa che le quote proposte dai bookmakers non rappresentano una stima probabilistica puntuale di ciò che al momento si stima come esito più probabile, ma piuttosto la sommatoria aggregata delle stime raccolte in vari momenti.

Il fatto che il premio per il Remain oggi sia sensibilmente più basso dipende quindi da un monte scommesse già depositate sbilanciato: molti più “IN” che non “OUT”. Ma questo sbilanciamento può benissimo derivare dal fatto che fino ad un mese fa la vittoria del Remain sembrava nettamente più probabile, mentre oggi l’esito è molto più incerto: per questo il divario fra i premi pagati si è ristretto.

Entrambi i metodi di “predizione” hanno dunque difetti congeniti nel dare una indicazione di cosa accadrà. Il fattore che sarà realmente decisivo per l’esito finale, probabilmente, è l’ampia parte di indecisi. Se resteranno indecisi fino all’ultimo è probabile che per la maggior parte preferiranno non esprimersi o votare per lo status quo, ma fino alla conta dei voti niente e nessuno potrà darci previsioni totalmente affidabili.

Twitter @AndreaBoda