A volte fare impresa è anche spalare nel fango

scritto da il 10 Dicembre 2016

È da un po’ di tempo che manco da queste pagine, il lavoro purtroppo o per fortuna sottrae tempo alla piacevole ed utilissima (almeno per il sottoscritto) abitudine di scrivere e di fissare, un tempo si sarebbe detto su carta, qualche riflessione da condividere ed arricchire grazie ai numerosi commenti che solitamente suscitano.

Le imprese di famiglia si trovano oggi ad affrontare sfide e scenari molto diversi rispetto al passato. Parlando con gli imprenditori, ritagliandosi del tempo davanti ad una tazza di caffè, si riscoprono molte evidenze già sottolineate dalla dottrina:
• Carenza capitali di famiglia, ridottisi dopo anni di crisi;
• Difficoltà di realizzare per competere economie di dimensione e di scala;
• difficoltà ad interpretare l’innovazione anche per mancanza di know how in azienda e/o famiglia;
• Litigiosità tra gli eredi;
• Margini bassi che limitano la possibilità di gestire i conflitti familiari.

Oggi quello che più occorre è un salto culturale che coinvolge non solo le imprese ma anche noi professionisti che le assistiamo. Un salto culturale che si concretizza in alcune sfide non rimandabili:

• ridisegnare l’impresa ponendosi obiettivi di redditività elevati;
• affrontare la sfida dell’internazionalizzazione entrando in nuovi mercati;
• attirare nuovi investitori;
• mobilitare competenze manageriali e tecniche;

Sono obiettivi che se da una parte esaltano il ruolo del leader dell’impresa dall’altra sicuramente cambiano il ruolo dell’imprenditore e della sua famiglia.

È importante però non perdere fiducia nelle aziende familiari. L’Osservatorio AUB ci fornisce informazioni dettagliate e aggiornate relative alla proprietà, alla governance, al management e alle performance economiche e finanziarie di tutte le aziende italiane a proprietà familiare con un fatturato pari o superiore a 20 milioni di euro. Il rapporto 2016, di cui suggerisco la lettura, ci dice che le aziende familiari di medie e grandi dimensioni sono cresciute di più rispetto a quelle non familiari. L’Italia quindi può farcela se trova il coraggio di non disperdere un patrimonio imprenditoriale importante ma anzi di valorizzarlo e sostenerlo.

Soprattutto credo molto nell’importanza di imparare a misurare periodicamente il valore dell’azienda. E sia ben chiaro che il valore dipende da tanti fattori ma prima di tutto dipende dal fatto che qualcun altro la comprerebbe o ci investirebbe. L’azienda deve diventare attraente:
• attraente per i clienti;
• attraente per i talenti e per chi ci lavora;
• attraente per investitori o partner, e questo purtoppo poche aziende se lo pongono come obiettivo. E sia chiaro che essere attraenti non significa voler vendere ma imparare a misurare la creazione del valore.

Per preparare un recente convegno per la Fondazione dei Dottori Commercialisti di Milano mi sono ritrovato ad analizzare i casi di aziende che hanno superato con successo il passaggio generazionale e tutte presentavano alcune caratteristiche comuni:
• il riconoscimento dell’erede dei valori dell’azienda e la riconoscenza verso chi l’ha fondata. Perché il passaggio generazionale funziona quando l’erede fa suo lo spirito dell’azienda;
• il saper rompere le regole, rinnovare anche in maniera profonda senza per questo disconoscere quanto fatto sino ad ora;
• un rapporto virtuoso con il distretto, valorizzandone la cultura e la filiera sfuggendo però il rischio di immobilismo ed autoreferenzialità;
• usare la sfida dell’internazionalizzazione per ridisegnare l’impresa;
• il rapporto stretto con associazioni imprenditoriali ed università;
• l’attenzione alla squadra;
• l’attenzione al territorio, la volontà di restituire quanto ricevuto.

Soprattutto sono aziende che anche al crescere delle proprie dimensioni non perdono la propria anima. Vi riporto un post di facebook di qualche mese fa che mi ha molto colpito (lo riporto, in parte ridotto, dopo averne chiesto l’autorizzazione).

“I comuni di Viadanica, Adrara e Foresto sono stati duramente colpiti da un evento meteo eccezionale che ha portato a smottamenti del terreno, frane, esondazioni dei fiumi, tanta acqua e grandine. Io e la mia azienda siamo ripartiti già questa mattina grazie a persone fantastiche che hanno spalato acqua e fango per tutta la notte.
Un grazie ai nostri fantastici fornitori che senza essere stati chiamati ci hanno dato un forte aiuto. Infine visto che la solidarietà è un valore che fa parte della nostra cultura aziendale chiedo a chiunque ha subito danni a casa o in azienda e avesse bisogno di non esitare a contattarmi alla mia email (…). In questi momenti nessuno va lasciato solo”. Paolo Bellini, AD di Ar-Tex SPA Sealing Solutions.

Perché al di la della teoria a volte fare impresa è anche spalare nel fango.

Twitter @commercialista