Più potere ai giovani, una scelta intelligentemente egoistica

scritto da il 17 Marzo 2017

Abbiamo un problema. In Italia i giovani – eccetto i figli di proprietari di aziende – non hanno potere nel tessuto economico. Gli under 35 non ricoprono ruoli di responsabilità e fanno carriere troppo lente, diventando quindi essi stessi difensori di un sistema gerontocratico nel momento in cui da giovani diventano meno giovani.

La situazione è questa per una serie di ragioni tecniche e culturali molto precise.

Siamo un paese che è cresciuto poco negli ultimi 20 anni e che quindi ha avuto aziende mediamente poco dinamiche: i giovani hanno maggiori possibilità in economie dinamiche.

– Le leggi sul lavoro che si sono succedute hanno creato una struttura duale, in cui chi aveva già il posto fisso era maggiormente protetto rispetto agli entranti.

La cultura italiana considera i padri di famiglia più meritevoli di posti di lavoro e stipendi adeguati rispetto ai giovani che possono ancora “mettersi in gioco”.

Il “familismo amorale” Italiano ha prodotto un tessuto economico pieno di persone poco meritevoli che occupavano posti di potere, che a loro volta non crescevano e quindi non lasciavano il loro posto ad altri. Una specie di gioco del 15 in cui però i numeri non si spostano mai.

– I giovani, di fronte ad una situazione economica difficile, si sono sistematicamente appoggiati al supporto economico dei genitori, producendo una specie di campo magnetico psicologico che li teneva sistematicamente attaccati a casa invece di andare alla ricerca nel mondo del miglior posto per loro.

– La struttura del mercato immobiliare, con una bassa offerta di affitti a buon mercato e una prevalenza di case di proprietà ha contributo alla scarsa mobilità sociale.

La produzione dei laureati in termini di mix in uscita si è progressivamente sempre più allontanata dai bisogni del mercato del lavoro, creando una massa di giovani in entrata su ruoli che a loro non piacevano, assunti per ragioni di sopravvivenza, ma che non li portavano ad impegnarsi per fare carriera.

– Una cultura manageriale e imprenditoriale molto poco orientata alla valorizzazione delle risorse umane e che quindi non era pronta ad accogliere giovani per aiutarli a capire dove e come potevano creare valore.

Un’eccessiva attribuzione di valore al peso dell’esperienza, valutata indipendentemente dalla specifica e singola realtà lavorativa, quando per la maggior parte dei ruoli in azienda l’esperienza non è più un valore particolarmente significativo, rappresentando anzi molto spesso un limite fortissimo al cambiamento necessario.

– Un livello di disoccupazione elevato che rende poco praticabile il modello del cambiamento di lavoro e azienda per fare carriera, modello molto utilizzato nel mondo anglosassone.

Una struttura del mercato finanziario, soprattutto quello che investe in equity, fortissimamente relazionale e che quindi premia maggiormente chi è più avanti con l’età rispetto a chi entra nel mercato in quel momento: i giovani.

Tutte queste condizioni producono una struttura del potere formale e sostanziale nella nostra economia in cui i giovani contano poco. Le loro opinioni e soprattutto la loro energia e voglia di rischiare rappresentano però l’unica possibilità che il nostro paese ha per uscire dalla depressione economica e morale nella quale si è infilata.

Non bisogna essere buoni o illuminati per andare in questa direzione. Bisogna solo essere intelligentemente egoisti. Dare potere ai giovani per un’azienda che voglia crescere nel lungo periodo, farlo come metodo, cercando sistematicamente talenti, valorizzandoli, in un mondo in cui il valore principale giace nei cervelli delle persone, vuole dire avere una strategia vincente.

Le aziende che oggi fanno scouting di neo-laureati, neo-masterizzati o neo-dottorati capaci, ambiziosi e con la voglia di cambiare il mondo, saranno tra 5 anni quelle con il maggior tasso di innovazione, efficacia nei processi e orientamento alla crescita.

Faccio una proposta : misuriamo l’età media di CEO, CFO, COO e dipendenti in generale delle aziende Italiane e vedere la correlazione con i risultati delle aziende. Sono convinto che i risultati di una tale analisi sarebbero molto interessanti.

Più potere ai giovani significa avere un’economia più sana e orientata al futuro. Come sempre è solo una questione di volerlo e farlo.