La lezione di Kathy Matsui, pioniera e inventrice della Womenomics

scritto da il 29 Maggio 2017

“La valle del Salinas è nella California settentrionale. È un canalone lungo e stretto tra due file di monti, e il fiume Salinas si snoda e si contorce lungo tutta la valle fino a sfociare nella baia di Monterey”. Questo, chiaramente, c’entra poco con l’economia. Infatti, si tratta dell’inizio di un romanzo: la “Valle dell’Eden” di John Steinbeck. Certo, se si insistesse un po’, ovviamente, si potrebbe trovare una connessione con la “ragion d’essere” di questo blog. E lo si potrebbe fare soltanto spiegando che, nella Salinas Valley, detta anche “ciotola di insalata dell’America” (poiché, la maggior parte dell’insalata verde degli Usa proviene da questa zona), l’economia è dominata dall’agricoltura: qui si coltivano un sacco di fragole, lattughe, pomodori e carciofi.

Ma la vera ragione per cui scrivo della Salinas Valley, è una sola: a questa valle è legata la vicenda personale di Kathy Matsui, la geniale pioniera che si è inventata la Womenomics. La figura perfetta per dare inizio a questa nuova sezione di Econopoly, The Economiste. Quasi un simbolo, un mito.

Nata nel 1965, Kathy è solo una bambina quando i suoi decidono di lasciare il Giappone, più precisamente la Prefettura di Nara, per emigrare negli Stati Uniti. I genitori aprono un’azienda che coltiva fiori. Kathy cresce nella Salinas Valley, la valle che fa da sfondo a diversi romanzi di Steinbeck e lavora fin da giovane nel family business.

Come racconta Matsui in un’intervista al Financial Times, suo padre è per lei di grande ispirazione: “Coltivava fiori su larga scala. Quando avevo 29 anni e lui entrava nei 60, disse a me e ai miei fratelli (tutti e tre avevamo studiato ad Harvard): adesso che ho pagato per la vostra retta scolastica, non aspettatevi un altro centesimo. E non stava scherzando”.

Mentre vive nella “ciotola di insalata dell’America”, Kathy va al college e, nei weekend, frequenta un corso di giapponese. Si laurea con un bachelor Magna cum Laude in Social Studies e continua la sua formazione con un MA in Advanced International Studies, alla John Hopkins University. Nel 1986, A 21 anni, visita il Giappone per la prima volta. Il suo giapponese lascia a desiderare, ma ottiene una borsa di studio del Rotary per condurre una ricerca alla Kobe University School di Tokyo.

Nel 1990, dopo lo scoppio della bolla immobiliare in Giappone, Kathy inizia a lavorare nel team strategico di Barclays de Zoete Wedd (dal 1998 Barclays Capital e dal 2012, semplicemente, Barclays). Kathy ci resterà quattro anni, prima di passare, nel 1994, a Goldman Sachs Japan. Solamente quattro anni dopo il suo ingresso in Goldman Sachs, nel 1998, Kathy diventa direttore del ramo giapponese.

Nel 1999, la svolta: lo studio che la rende famosa e, fondamentalmente, cambia il modo in cui si guarda all’economia al femminile. Kathy pubblica Womenomics: il report analizza la situazione delle donne nel mercato del lavoro e contiene una tesi inedita: aumentando la partecipazione delle donne nel mondo del lavoro, si possono creare situazioni di miglioramento notevoli per l’economia di un paese. In questo caso, il Giappone.

“Cosa hanno in comune: telefoni cellulari, internet, personal computer, minicar, l’acquisto di una casa e beni di lusso? Risposta: le donne giapponesi”. Questo è l’incipit del report. E quanta ricchezza si creerebbe se venisse sfruttata appieno la forza lavoro femminile? Kathy affida ai numeri la forza delle sue argomentazioni: se 100 donne lavorassero, a causa dell’esternalizzazione dei lavori domestici, si creerebbero posti di lavoro per altre 15.

Womenomics è la ricetta di Kathy Matsui per ovviare alla stagnazione economica che affligge il Giappone. E diventa subito un caso: molti lo criticano, molti altri lo condividono. Da quel report, dalla fusione tra “women” ed “economics”, nasce un nuovo termine. Resta che, nel 2000, un anno dopo la pubblicazione, Kathy, diventa la prima partner giapponese donna della Goldman Sachs.

Nella vita, però, oltre alle rose, ci sono anche le spine: purtroppo, nel 2001, le viene diagnosticato un cancro al seno. Allora, torna in America per la chemioterapia e la riabilitazione. Kathy indossa una parrucca, quando solo otto mesi dopo, riprende il suo posto in Goldman Sachs. Intanto, dal 2003, Womenomics è il nome di un programma nazionale della Business and Professional Women’s Foundation negli USA. E nel 2006 The Economist dedica una copertina al neologismo. Nello stesso anno il World Economic Forum introduce il “Global Gender Gap”, per misurare le disparità di genere a livello mondiale.

Sempre nel 2006, Kathy diventa board member dell’Asian University for Women (AUV). L’AUV è un college, aperto nel 2008, che ha come fine principale quello di aumentare i livelli di educazione delle donne in Asia. Nel 2007, il Wall Street Journal la sceglie come una delle “10 women to watch in Asia”. Nel 2012, il primo ministro giapponese Shinzo Abe fa della Womenomics un pilastro della futura crescita del Giappone e la inserisce nel programma di riforme che portano il suo nome, la celebre Abenomics.

Nel 2014, Kathy pubblica un nuovo studio: Womenomics 4.0, Time to Walk the Talk. Nel report, segnala che la quota di partecipazione delle donne giapponesi nel mercato del lavoro è aumentata: dal 60% del 2010, al 63% del 2014. Nel 2015, Matsui diventa vicepresidente della Goldman Sachs. Oggi, a 52 anni, continua a battersi per eliminare la disparità di genere nei posti di lavoro. Il suo Womenomics è diventato un cult per le donne di tutto il mondo.

Twitter @SM_SaraMauri