I capi servono ancora. Ma devono liberarsi dai loro demoni

scritto da il 19 Aprile 2018

Abbiamo bisogno di capi? Dobbiamo ancora gestire le nostre aziende facendoci ispirare a modelli di ispirazione militare? Abbiamo ancora bisogno di team, uffici e tutto l’armamentario fisico, sociologico e valoriale delle aziende?

In sostanza la risposta a questa domanda è: sì, ne abbiamo bisogno. E per ottimi motivi.

Innanzitutto con l’avanzata inesorabile di tecnologie come l’intelligenza artificiale le persone nelle aziende hanno la necessità di occuparsi di quello che loro sanno fare meglio delle macchine. E quindi hanno bisogno di interagire tra persone in modo ancora più efficace che nel passato. La tecnologia fondamentale da apprendere e usare si chiama “dialogo“. Ovvero la capacità di generare una comprensione profonda delle cose e buone decisioni grazie alla messa in comune di conoscenze, idee, energie di una pluralità di persone. Ma il dialogo da solo non può funzionare se non c’è un processo decisionale e di scelta degli argomenti efficace. E la democrazia non lo è, nelle aziende. Lo è invece un sistema che va sotto il nome di “Dittatura illuminata locale diffusa”:

Dittatura: decide una sola persona. Sempre, per ogni decisione. Non esiste il concetto di decisione collettiva
Illuminata: l’obiettivo del decisore è di fare il bene dell’istituzione in cui lavora anche qualora questo sia in contrasto con propri interessi
Locale: si è dittatori solamente nella propria area di responsabilità, non in altre
Diffusa: tutte le persone in azienda hanno una propria area di responsabilità in cui sono dittatori illuminati locali

Per essere buoni capi in un sistema organizzativo di questo tipo bisogna essere capaci di alcuni comportamenti specifici. Bisogna sapere rappresentare la cultura che si vuole con il proprio esempio.
Si deve saper decidere, focalizzandosi sui risultati e comunicando in modo trasparente gli obiettivi che ci si pone.
Il capo è strumento in mano alle proprie persone più che manovratore di queste per ottenere i propri scopi.
Una persona capace di empatia, che sa organizzare il proprio team.

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Al contrario, invece, ci sono alcuni comportamenti specifici dei capi che demotivano e, in ultima istanza, spingono le persone ad andarsene:

– Non insegnano nulla
– Non delegano
– Non aiutano concretamente chi gli chiede aiuto
– Non riconoscono i meriti del proprio team né in privato né in pubblico
– Abusano della pazienza altrui con dettagli poco rilevanti
– Non condividono i motivi per cui viene chiesto di fare qualcosa (sono dei task-distributor ma non dei meaning-creator)
– Non fanno crescere le persone per paura che prendano il loro posto
– Fanno promesse che poi non vengono mantenute
– Non ingaggiano conflitti costruttivi e quindi lasciano i problemi inaffrontati per lungo tempo
– Scaricano sui dipendenti errori e sconfitte
– Dicono in modo esplicito di non avere più fiducia in loro
– Prendono decisioni al posto dei membri del team nelle loro aree di responsabilità
– Trattano le persone in modo violento (fisicamente o psicologicamente) o mancano loro  di rispetto, in privato ma ancora peggio in pubblico

Infine i capi hanno dentro di sé alcuni demoni, sempre pronti a prendere il controllo e deviare i comportamenti in buchi neri di leadership:

– Il bisogno di controllo
– La paura di fronte al futuro
– L’incapacità di accettare e promuovere rapporti con persone forti sotto di sé
– La paura della solitudine davanti alle decisioni
– L’incapacità di conciliare i tempi di decisione e le necessità di comunicazione con le persone
– La paura dell’errore e dei suoi effetti sulla reputazione
– La tentazione di far prevalere la propria visibilità rispetto a quella del proprio staff
– La paura della gestione delle situazioni difficili pienamente sulle proprie spalle
– La voglia di essere approvati dagli altri
– La chiusura verso il proprio cambiamento
– La tentazione di autopromuovere se stessi come più capaci in quanto capi
– I conflitti di interesse tra gli obiettivi individuali e quelli dell’azienda

Fare il capo, bene, significa combattere ogni giorno contro questi demoni. E vincerli. Accettando onestamente di averli dentro di sé e creando le condizioni perché il proprio team e l’azienda intera li tenga adeguatamente sotto controllo.

Abbiamo bisogno di capi perché abbiamo bisogno di leadership diffusa, di sistemi efficaci per prendere decisioni e di carriere per le persone capaci, che ormai in fondo si misurano in numero di persone e budget gestiti oltre alle complessità e rilevanza dei problemi affrontati. Abbiamo bisogno di riconoscere maggiore potere a chi ha dimostrato di saperlo usare bene e di voler crescere. E abbiamo bisogno di dare alcune sicurezze a chi sta crescendo ma ancora traballa.

Abbiamo bisogno di capi (people-manager) perché siamo umani, animali sociali, pienamente inseriti in organizzazioni grandi e complesse. Senza capi queste sarebbero come corpi senza ossa, senza spina dorsale, senza capacità di decidere e andare dove vogliono andare.

Twitter @lforesti