Ecco le sette virtù capitali che ci salveranno dai sette peccati capitali

scritto da il 09 Luglio 2018

In un panorama caratterizzato da una campagna elettorale permanente, si sente ancora di più l’esigenza di un serio confronto e di un’analisi critica dell’attuale contesto socio-economico. Il think tank The Smart Institute insieme allo studio Legale DLA Piper, per il quale ha partecipato il partner Antonio Tomassini, hanno offerto un momento di dibatto con Carlo Cottarelli per ragionare assieme sui famosi “sette peccati capitali” del suo ultimo saggio ma soprattutto sulla vera questione di fondo: è possibile trovare sette virtù “capitali”?

È stato interessante notare come Cottarelli, durante il dibatto citato, abbia attribuito a tali peccati la causa del freno alla crescita negli ultimi 20 anni, abbia sottolineato che “in realtà i primi sei peccati appartengono alla storia del nostro Paese mentre l’ultimo, la difficile convivenza con l’euro, è solamente più recente”. Ma in realtà, proprio dall’Europa può arrivare l’opportunità della ripresa.

I punti su cui ragionare sono numerosi e spinosi, in particolare modo perché tali peccati capitali, che storicamente appartengono alla nostra tradizione, hanno talmente assuefatto l’opinione pubblica che oramai, non facendo più notizia, semplicemente si finisce per dimenticarne l’esistenza, figuriamoci sforzarci di trovare delle soluzioni.

Così ad esempio, il divario tra Nord e Sud ha certamente origini lontane, come ha sottolineato nella sua analisi Francesco Bruno, ma questo non ci giustifica dal pensare che evasione fiscale, corruzione, eccesso di burocrazia, lentezza della giustizia, crollo demografico si auto-risolvano da sole.

Tra questi sicuramente la corruzione rappresenta il peccato più “fastidioso” se non altro perché è difficile misurarlo. Tra tutti, forse è l’unico che potremmo anche definire come “malattia”. Infatti, anche se non facilmente misurabile, crea un evidente danno all’economia di un paese in misura trasversale e su diversi livelli. Certamente uno dei metri a cui spesso si fa riferimento è il confronto sui costi delle opere pubbliche in Italia sempre superiori rispetto agli altri paesi avanzati.

Elaborazione dati: The Smart Institue; Fonte: Banca d'Italia

Elaborazione dati: The Smart Institue; Fonte: Banca d’Italia

Il recente episodio relativo alla costruzione dello stadio di Roma, che ha visto i due emissari venuti a Milano sentirsi dire “a Milano non si usa”, rappresenta sicuramente un messaggio positivo che va a corroborare quanto sosteneva CantoneMilano ha gli anticorpi giusti”. Certamente è un fenomeno culturale che parte in primis dal rispetto delle regole, dalla convivenza civile e dal merito. Tutti elementi, questi ultimi, che compongono quel “capitale sociale” necessario per assicurare un percorso di crescita e di sviluppo, la cui mancanza o carenza si manifesta in maniera evidente nella classe dirigente di un paese.

Facciamo un esempio, pensiamo a Singapore, certo una città un po’ lontana da noi, che però ha saputo trasformarsi in maniera profonda. Attuando una decisa deregolamentazione e attirando forti investimenti privati ha saputo diminuire la corruzione prima imperante.

grafico_singapore_gdp

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È possibile replicare questo modello anche alla nostra realtà? Ad esempio, Milano potrebbe mutuare tale modello virtuoso oppure è destinata a soccombere?

Ecco perché dobbiamo cercare di rispondere prima trovando e poi sviluppando sette virtù capitali. Indubbiamente è necessario innescare una profonda innovazione culturale.

In questo proprio l’Europa può rappresentare un’opportunità.

Abbiamo detto, come sottolineato da Cottarelli, che il nostro paese ha avuto – sin dalla sua introduzione -un difficile rapporto con l’Euro. Questo perché siamo obbligati a pensare alla crescita sotto vincoli, di tipo endogeno perché la politica fiscale deve rispettare i vincoli di finanza pubblica dettati da Bruxelles, di tipo esogeno non avendo più la sovranità sulla politica monetaria che è demandata alla BCE.

Ma l’Europa ci consente (e ci impone) di metterci in gioco: l’aumento della competitività delle imprese che prima passava da una svalutazione del cambio, oggi non più possibile, deve ora necessariamente riguardare l’aumento della produttività delle imprese.

Ad esempio, superando il modello di impresa padronale tipico del nostro paese, dove le PMI rimangono sempre piccole. Gli ultimi dati sulla finanza alternativa, private equity e venture capital, evidenziano un contributo positivo nella crescita delle imprese e dell’occupazione, soprattutto in Lombardia. Risulta strategico superare il banco-centrismo tipico del nostro sistema economico che tiene le PMI sempre con la stessa dimensione. Se guardiamo agli ultimi dati elaborati da PwC emerge che l’effetto dato dalla finanza alternativa al sistema PMI fa registrare, per il periodo 2005-2015, una crescita ulteriore sui ricavi del +4% annuo. Il private equity ed il venture capital, sempre secondo i dati di PwC, hanno fatto crescere l’occupazione (nel periodo considerato 2005-2015) nelle società partecipate con un effetto netto di aumento del 5,2% medio annuo corrispondente ad oltre 12 mila posti di lavoro creati negli ultimi 3 anni.

Nota: Dati 2015 relativi alle imprese non finanziarie Fonte: Eurostat

Nota: Dati 2015 relativi alle imprese non finanziarie
Fonte: Eurostat

Nota: analisi PwC su un campione di 476 disinvestimenti effettuati in Italia da operatori di private equity nel periodo 2005-2015.Benchmark estrapolato dalle informazioni della ricerc ″Dati cumulativi di 2.060 società italiane”, Mediobanca

Nota: analisi PwC su un campione di 476 disinvestimenti effettuati in Italia da operatori di private equity nel periodo 2005-2015.Benchmark estrapolato dalle informazioni della ricerca ″Dati cumulativi di 2.060 società italiane”, Mediobanca

È necessario fare progressi su trasparenza e merito ed in tal senso dobbiamo puntare sulla finanza che è trasformativa. Sviluppare a Milano, a beneficio di tutta la Lombardia ed il Paese, una piattaforma di finanza alternativa che consenta al capitale privato di investire con fiducia nell’economia reale permetterebbe di ripensare al ruolo dello Stato non più come risolutore di prima istanza. Per fare questo non serve una banca pubblica dell’innovazione ma serve ad esempio innovazione tecnologica applicata alla PA.

Ecco che l’Europa, l’appartenenza ad un mercato unico, possono rappresentare un’opportunità per favorire questa apertura ai capitali di rischio esteri, attraendo sempre maggiori investimenti.

Occorre ricordare che la mentalità influisce sul metodo di lavoro. L’Italia ha una classe dirigente molto provinciale, tutto troppo regolarizzato sulla carta. Ecco perché nel nostro Paese non si rischia e chi vuole fare innovazione è spesso bloccato. Risulta certamente necessario cambiare l’Europa ma anche il modo di vederla e di viverla, la fiducia nelle istituzioni è alla base della propria credibilità. L’Europa è una opportunità perché ci offre un’apertura internazionale ed uno scambio di esperienze che accrescono il modo di fare impresa.

Bisogna poi ripensare il tipico modello delle PMI italiane: in un contesto di rallentamento dell’economia ed aumento dei tassi di interesse, l’unico modello vincente è la crescita per esportazioni, che è possibile solo con un aumento della competitività delle imprese.

La crescita e l’occupazione sono sempre trainate dagli investimenti, ma per investire sono necessarie competenze e professionalità che non si manifestano a forza di slogan ma con un dibattito serio. Altrimenti l’opinione pubblica si divide in tifoserie e questo impedisce quel processo di profonda innovazione culturale di cui abbiamo bisogno.

La crescita da investimenti in economia reale è l’unica strada per garantire la prosperità del nostro Paese. Gli investimenti si fanno con le competenze; per questo dobbiamo trasformare i sette peccati capitali che cita Cottarelli in sette virtù di cui deve potersi vantare la classe dirigente moderna:

  1. 1. Principio di responsabilità
  2. 2. Accountability delle scelte effettuate
  3. 3. Rappresentanza trasparente di interessi particolari
  4. 4. Forte senso delle Istituzioni
  5. 5. Apertura internazionale (esperienze e competenze)
  6. 6. Innovazione tecnologica ai processi produttivi (pubblici/privati)
  7. 7. Credibilità basata su trasparenza e merito

7virtucapitali

Twitter: @pasqualemerella