Road to Brexit: stato dell’arte, rischi e opportunità per l’economia italiana

scritto da il 12 Ottobre 2018

Pubblichiamo un post di Mario Angiolillo, direttore dell’Osservatorio Relazioni EU-UK-USA di The Smart Institute. Esperto di tematiche geopolitiche e di relazioni internazionali, svolge attività di advisory per diverse società con particolare riferimento agli impatti e alle opportunità offerte da Brexit –

Il 18 ottobre si terrà una riunione del Consiglio Europeo cruciale per il percorso verso Brexit, riunione da tempo individuata come la vera deadline per la definizione di un accordo tra le parti.

L’incontro di Salisburgo tra i leader dell’Unione Europea ha reso evidente le difficoltà nel trovare un’intesa sulle future relazioni tra UE e Regno Unito.

La bocciatura da parte dei negoziatori europei, comunicata dal Presidente della UE Donald Tusk, del cosiddetto accordo di Chequers, la proposta britannica che proponeva la realizzazione di un free trade agreement molto prossimo ad un’unione doganale, impone di intensificare gli sforzi per la ricerca di una soluzione condivisa, aprendo al contempo la strada ad un divorzio senza accordo, come d’altronde affermato dalla stessa Premier britannica Theresa May al grido di “meglio nessun accordo che un cattivo accordo”.

Il tutto alla vigilia del congresso dei Conservatives britannici, che si terrà nei prossimi giorni a Birmingham, in cui i sostenitori della hard Brexit presenteranno un documento che, nelle loro intenzioni, dovrebbe dimostrare dettagliatamente come l’uscita dall’Unione Doganale ed il ricorso alle regole WTO sul commercio internazionale premierebbero l’economia britannica.
Mentre dall’altra parte si è levata, dalla conferenza annuale del Labour, la richiesta di un referendum sull’eventuale accordo di divorzio, la cui possibile bocciatura referendaria aprirebbe la strada nelle intenzioni dei promotori ad una retromarcia su Brexit, o a un referendum bis su Brexit in caso di un non accordo.

È di questi temi che parleremo il 15 ottobre a Milano in un dibattito, rivolto alla business community, sul tema “Road to Brexit: stato dell’arte, rischi e opportunità per l’economia italiana alla vigilia della riunione del Consiglio Europeo” promosso da The Smart Institute Think Tank e Comitato Select Milano con la collaborazione di Simmons & Simmons che ospiterà l’evento.

Alla tavola rotonda parteciperanno esponenti delle istituzioni italiane, con Lia Quartapelle, della Commissione Esteri della Camera dei Deputati e Gianmarco Senna Presidente della Commissione Attività Produttive di Regione Lombardia, ed esponenti del mondo economico, con Maurizio Bernardo presidente di Beyond e già presidente della Commissione Finanze della Camera dei Deputati, Romeo Battigaglia, partner di Simmons & Simmons e strategy director di Select Milano, Bepi Pezzulli, presidente di Select Milano e autore del Libro “L’Altra Brexit. Geopolitica & Affari”, Vincenzo Scuotto, vice presidente di The Smart Institute e il sottoscritto, direttore dell’Osservatorio Relazioni USA-UK-EU di The Smart Institute.

Obiettivo del dibattito è quello di porre i riflettori su un tema, il divorzio del Regno Unito dall’Unione Europea, che avrà certamente delle ripercussioni sull’economia italiana, andando ad analizzare in maniera accurata e dettagliata le ricadute attese sul nostro sistema economico, i rischi e le opportunità offerte, e più in generale il futuro delle relazioni anglo-italiane.

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L’importanza del tema è tutta scritta nei numeri. Oltre 3 milioni di cittadini europei vivono nel Regno Unito e, di questi, oltre 600 mila sono italiani. Circa 600 miliardi di euro di scambi commerciali tra Unione Europea e Regno Unito sono stati registrati nel 2015, fonte ONS, incrementati ad oltre 650 nel 2016 e mantenuti pressoché invariati nel 2017. 
E l’Italia si attesta su un trend analogo, con circa 23 miliardi di euro annui esportati nel Regno Unito su un totale di scambi commerciali tra le due parti pari a 42 miliardi. 
A ciò si aggiunge la profonda interrelazione a livello di mercati finanziari, tema che tocca particolarmente l’Italia con Borsa Italiana controllata dal London Stock Exchange Group. 
La collaborazione tra le parti non riguarda solo l’economia ma anche altri aspetti cruciali quali, ad esempio, l’intelligence e la lotta al terrorismo internazionale ed alla criminalità organizzata.

L’incertezza sulle future relazioni certamente non favorisce la programmazione delle iniziative commerciali ed economiche europee e britanniche.

Al momento, in vista del Consiglio Europeo del 18 Ottobre, le soluzioni possibili sono sostanzialmente due:

Il conseguimento di un accordo per la realizzazione di un Free Trade Agreement tra le parti. La proposta di Chequers, di fatto bocciata a Salisburgo, prevedeva un accordo doganale facilitato da conseguire allineando i regolamenti sulle merci dei settori agricoli e industriali a quelli dell’UE e implementando una serie di controlli telematici avanzati alle dogane in grado di definire se le merci fossero destinate nel Regno Unito o sul territorio dell’Unione Europea.
Soluzione alternativa potrebbe essere quella di un accordo sull’abolizione delle tariffe doganali su un vasto numero di beni, sulla falsariga del CETA, l’accordo realizzato con il Canada, che favorirebbe comunque il mantenimento di intense relazioni economiche e commerciali tra Unione Europea e Regno Unito.

Il divorzio senza accordo ed il ricorso alle regole WTO nelle future relazioni commerciali tra le parti. E sarà questo l’obiettivo dei sostenitori della hard Brexit, intenzionati a slegare il Regno Unito dai vincoli europei per riposizionare l’economia britannica in maniera autonoma verso più intensi rapporti con la Cina e il mondo arabo, come abbiamo già avuto modo di descrivere su queste colonne e come ha approfondito il presidente di Select Milano, Bepi Pezzulli, nel suo libro “L’altra Brexit. Geopolitica&Affari”.

In entrambi i casi il percorso verso Brexit sta volgendo a compimento ed è importante che l’economia e la politica italiana sappiano farsi trovare pronte.

Twitter @DottAngiolillo