Una settimana di Econopoly (e le nuvole nere su Wall Street)

scritto da il 14 Ottobre 2018

La settimana ormai alle spalle è stata fra le più volatili degli ultimi tempi, sui mercati. Wall Street venerdì ha inanellato la sesta seduta consecutiva in rosso. Non un evento di tutti i giorni. E in tanti si chiedono se questo non sia il segnale di una sterzata decisa, premessa per un vero cambio di direzione. Il punto di svolta passa per il rendimento dei Treasury a dieci anni, che con uno scatto si sono portati al 3,2%, cambiando gli equilibri. Si incomincia a guardare con sempre maggiore interesse ai tassi Usa, in particolare se confrontati alle azioni, mediamente care. E insomma, qualcosa potrebbe cambiare, anche perché la Federal Reserve ha fatto sapere di non voler sentire ragioni: si aspetta una crescita “considerevole” e il percorso di risalita dei tassi continuerà nei prossimi mesi.

Tutto questo mentre continua la pressione sull’Italia da parte delle istituzioni internazionali, convinte che le scelte esposte nella Nota di aggiornamento al Def e che dovranno prendere consistenza nella manovra siano l’opposto, come ha sottolineato il Fondo monetario internazionale, di ciò che servirebbe al Paese. Ed ecco che la settimana è stata caratterizzata da un grande nervosismo, con lo spread BTp-Bund oltre quota 300 e il rendimento dei titoli di Stato ai massimi.

In questo clima burrascoso fuori e dentro i nostri confini c’è chi si è chiesto, dai pixel di Econopoly, se non sia tornato il momento dei Gordon Gekko e di tutto il relativo armamentario, da “Il denaro non dorme mai” a “È tutta una questione di soldi, il resto è conversazione”.

Ecco allora che il post più letto negli ultimi “magnifici sette” giorni è quello di Giovanni Pesce, esperto di mercati finanziari:

La speculazione è sporca, brutta e cattiva?

“Se un operatore assume una posizione “corta” sui migliori indici o sulla parte medio lunga dei titoli del nostro debito –  scrive Pesce – dà l’impressione di svolgere un’attività facile e scontata, quasi come “sparare sulla Croce Rossa”, e cioè su un avversario indifeso e disarmato. Ma esistono avversari in questo campo? E se esistono, chi sono gli avversari del nostro debito?”. Ottima domanda…

Al secondo posto la questione previdenziale, da sempre una di quelle che animano la discussione, anche nei migliori social bar della rete. Se ne è occupato Maurizio Sgroi:

Una volta il reddito di cittadinanza
era la pensione

“In Italia vengono pagate oltre 750 mila pensioni da più di 37 anni, e che altri 3,8 milioni di pensioni hanno superato la durata di 25 anni, a dimostrazione del fatto che da noi, come sottolinea il presidente dell’Osservatorio Itinerari Previdenziali, Alberto Brambilla, esiste ‘una sorta di reddito di cittadinanza ante litteram anche se mascherato da pensione’”. Basterebbe questo a porsi qualche opportuno interrogativo, ma il ragionamento di Sgroi va seguito per intero.

La terza piazza, a completare il podio, è di un post scritto a gennaio – sì, a gennaio – da Francesco Lenzi, per raccontare come ha risalito la china il Portogallo, il cui rating in settimana è stato riportato a investment grade, dunque in quella serie A da cui l’Italia rischia di uscire (e speriamo che non accada già a fine mese).

Facciamo come il Portogallo?

Che torni in auge un pezzo di dieci mesi fa potrebbe sembrare stravagante, ma così non è visto che il tema trattato da Lenzi è tornato di grande attualità e le ragioni della promozione da parte di Moody’s sono tutte nel post. Come dire, la qualità paga, anche nel lungo periodo.

Twitter @albe_