Se si ferma anche la Lombardia siamo perduti

scritto da il 20 Novembre 2018

La Banca d’Italia ha presentato il rapporto sull’andamento congiunturale della Lombardia. Emerge come rispetto al ritmo frizzante del 2017 e dei primi mesi del 2018, si stia attraversando una fase di incertezza. Il direttore della sede di Milano Giuseppe Sopranzetti ha usato parole felpate come “momento di passaggio”, “spartiacque”, per indicare se le nuvole che si intravedono all’orizzonte – guerra dei dazi, calo del commercio internazionale, variabili politiche nazionali – sono da considerarsi transitorie come un temporale estivo o sono il primo segno di un calo duraturo dell’attività economica.

La produzione industriale, dopo i primi due trimestri 2018 positivi, ha segnato una battuta d’arresto nel terzo (-0,4%). La decelerazione è stata più marcata per le piccole imprese, focalizzate per lo più sul mercato domestico. Il quadro rimane positivo ma l’indagine a campione effettuata da Bankitalia rileva da parte delle imprese lombarde una previsione per il 2019 di stabilità (e non più di crescita) degli investimenti. Un ulteriore dato preoccupante è il calo del fatturato nel settore del commercio al dettaglio (-1%, fonte: Unioncamere, Confindustria, Regione Lombardia, UCR).

La sede della Banca d'Italia a Milano

La sede della Banca d’Italia a Milano

Gli imprenditori lombardi sono parecchio inviperiti. Carlo Bonomi di Assolombarda ha parlato in modo chiaro: “Sembra che il governo voglia affossare il Nord”. Marco Bonometti, tosto industriale di Brescia, in ottobre aveva espresso i suoi timori: “Se l’impresa continua a essere un problema per il governo, c’è il rischio reale che si torni nel tunnel della crisi ed è giusto che i cittadini e le famiglie lo sappiano”. Il presidente degli industriali bresciani Giuseppe Pasini pochi giorni fa ha lamentato che “la politica non ci ascolta” e ha diffuso i risultati di un sondaggio tra gli associati (al 92% Pmi): l’80% giudica negativamente le azioni fin qui prospettate dal governo: politica economica, decreto dignità (“introdurre misure assistenzialistiche è l’ultima cosa da fare”), infrastrutture, sistema pensionistico e quota 100.

L’italiano sente che le cose stanno peggiorando ed entra in letargo, consuma meno e risparmia di più, in attesa di tempi migliori. Siccome ha paura di tornare povero, è avverso al rischio e si mantiene liquido. Non a caso i depositi bancari sono cresciuti in modo considerevole: hanno raggiunto quasi 198 miliardi € (+3,8% sui 12 mesi). E così fanno le imprese, che accumulano sui conti correnti risorse precauzionali (295 miliardi €, +18,3%)

All’inaugurazione dell’anno accademico il rettore della Bocconi Gianmario Verona ha sostenuto che “I motori della nuova rivoluzione industriale sono competenza e imprenditorialità”. Pochi minuti dopo il ministro per il Sud Barbara Lezzi, in coerenza con il rettore (sic!), ha dichiarato che i termovalorizzatori della Lombardia andranno chiusi perché inquinanti. Evidentemente, molto meglio le balle di rifiuti giacenti a pagamento sui terreni della camorra. Non si può non rimanere basiti dalla voragine esistente tra chi ha studiato e lavora sodo e diversi ministri, che hanno raggiunto vette di incompetenza memorabili.

Al termine della presentazione Sopranzetti ha ribadito quanto sia importante la fiducia, “il carburante per alimentare la ripresa”. E ha ricordato quanto scrisse il governatore Ignazio Visco nelle Considerazioni finali del maggio scorso: “Bisogna avere sempre presente il rischio gravissimo di disperdere in poco tempo e con poche mosse il bene insostituibile della fiducia: la fiducia nella forza del nostro paese che […] è grande, sul piano economico e su quello civile; la fiducia nella solidità del nostro risparmio […], la fiducia nel nostro futuro, da non disperdere in azioni che non incidono sul potenziale di crescita dell’economia, ma rischiano di ridurlo”.

Il governo ce la sta mettendo tutta per distruggere la fiducia nel nostro paese. In modo pervicace, insiste in tutti i modi possibili per allontanare gli investitori esteri, far crescere lo spread (non solo con la Germania, ma con Spagna e Portogallo; abbiamo lo stesso spread col Bund dell’Ungheria), per impaurire gli italiani, bloccare gli imprenditori che intendono investire in nuovi progetti, far innervosire ogni giorno chiunque abbia un po’ di razionalità.

Fino a quando?

Twitter @beniapiccone