Compiti di scuola per Natale? Caro ministro, sì grazie

scritto da il 15 Dicembre 2018

Finito il primo trimestre dell’anno montano le polemiche sui compiti a casa durante le vacanze di Natale. In nome del diritto al gioco molte famiglie esigono l’assenza di compiti. E molti professori sono d’accordo con questa visione perdente per gli allievi. Probabilmente per creare consenso, il ministro dell’Istruzione Marco Bussetti qualche giorno fa ha dichiarato: “Per questo Natale sport e meno compiti ma anche tante altre cose: leggere un buon libro, vivere insieme ai propri familiari, passare delle vacanze per ricaricare bene dopo la Befana”.

Per esperienza personale, so di genitori che si sostituiscono ai figli, che si mettono al loro fianco mentre fanno i compiti. Sbagliatissimo. Il bambino deve imparare l’autonomia e i compiti deve farli da solo. Se sbaglia, si corregge in classe. Questi genitori non sanno quanti danni fanno ai propri figli.

Anni fa mi sono imbattuto in un libro formidabile, “Fuoriclasse” (Mondadori, 2009) di Malcolm Gladwell, giornalista divulgativo, ma sarebbe meglio definirlo scienziato pop. In questo volume il lettore veniva portato a conoscenza di un esperimento compiuto negli Stati Uniti. In una scuola, con gli stessi professori, a parità di altre condizioni, ad alcune classi vengono assegnati i compiti per le vacanze, ad altre no. Anno dopo anno gli alunni delle classi senza compiti rientrano a scuola meno preparati di chi li ha fatti. Dopo 5 anni la differenza cognitiva e di preparazione non deriva dagli insegnanti, dai metodi didattici, ma, guarda caso, dall’avere o meno fatto i compiti.

Il ministro dell'Istruzione, Marco Bussetti

Il ministro dell’Istruzione, Marco Bussetti

Misurando i punteggi della capacità di lettura DOPO le vacanze estive, si nota come i bambini di famiglie agiate tornano in settembre con un’abilità di lettura molto più forte, mentre i bambini di famiglie povere subiscono un calo. Così mentre i bambini meno agiati surclassano i ricchi nell’apprendimento durante l’anno scolastico, d’estate si fanno superare di parecchie lunghezze.

Se ne deduce che nel campo della lettura, i bambini poveri NON imparano nulla quando le scuole sono chiuse. Gladwell conclude con amarezza: “Di fatto, tutti i vantaggi che gli alunni facoltosi hanno nei confronti degli indigenti derivano dalle differenze di apprendimento dei privilegiati nell’ambito extrascolastico. Ma è evidente. I ragazzi di famiglie benestanti in vacanza vengono accompagnati nei musei, iscritti a corsi e campi estivi dove seguono le lezioni. Vengono stimolati in ogni modo. I ragazzi “poveri” stanno attaccati davanti al tablet o alla TV per giocare alla “Play”, magari collegati con altri coetanei.

I compiti mantengono in esercizio la mente, aiutano a consolidare i concetti. La mente è un muscolo, se non si esercita, in modo inerziale assopisce.

Ha ragione Pier Luigi Ipata, professore di biologia molecolare all’Università di Pisa, sostenendo che la via di mezzo è quella corretta: “Vi sono adolescenti, più numerosi di quanto di creda, che anche se non hanno compiti per le vacanze rubano non più di una o due ore ai giorni delle vacanze per mantenere il cervello in esercizio, imparando una lingua o risolvendo quesiti di matematica. John Dewey diceva che “l’educazione non serve solo a prepararsi alla vita, ma è la vita stessa”. Questi giovani lo sanno, lo intuiscono. Non confondiamo loro le idee, convincendoli che fare i compiti durante le vacanze è addirittura dannoso e procura sofferenze. Vi sono invece giovani per i quali la scuola può diventare fonte di preoccupazioni. Per questi le vacanze sono un toccasana”. Ma questi ultimi, aggiungo io, sono un’estrema minoranza.

Nel ricordare Gigi Radice, allenatore dell’ultimo scudetto del Torino (1975-76), la formidabile ala destra Claudio Sala ha preso la parola nella chiesa di Monza gremita e ha detto: “Ciao Mister, Siamo qui per salutarti un’ultima volta….Ci hai trasmesso fiducia e un insegnamento importante: per raggiungere un obiettivo servono sudore e fatica”.

Cosa insegniamo a nostri ragazzi? Sudore e fatica non sono più valori da trasmettere? Caro ministro Bussetti, se la mente non si tiene allenata durante le vacanze, il gap tra i più fortunati e i meno si allarga. A meno di invocare il reddito di cittadinanza per i futuri disoccupati da deficit cognitivo.

Ministro, lo accetta un suggerimento? Faccia una cosa, corra subito in libreria a comprare il volume di Malcom Gladwell. Ne farà tesoro, ne sono certo. E Buon Natale (con i compiti a casa).

Twitter @beniapiccone