Gli imprenditori soli, l’epica sbagliata

scritto da il 27 Giugno 2015

Il suicidio di Egidio Maschio, patron della Maschio Gaspardo, mi spinge ancora una volta ad affrontare un tema che sembrava ormai superato, dimenticato da chi si occupa ogni giorno di scrivere l’epica di questo Paese.

Il termine “epica” deriva dal greco antico ἕπος (epos) che significa “parola”, ed in senso più ampio “racconto”, “narrazione”. Un poema epico è un componimento letterario che narra le gesta, storiche o leggendarie, di un eroe o di un popolo, mediante le quali si conservava e tramandava la memoria e l’identità di una civiltà o di una classe politica (fonte Wikipedia).

 

È da qualche anno che ci rifletto. Oggi quanto è accaduto mi aiuta meglio a formulare un pensiero che il lettore più attento avrà la voglia di completare e perfezionare.

Il primo suicidio eccellente che ricordo fu quello di Raul Gardini, l’uomo che osò sfidare la politica e la chimica italiana, il giocatore di poker, il grande amante della vela e del Moro di Venezia. Un vincente, un eroe per noi giovani bocconiani, la prima vittima di un racconto sbagliato, della profonda discrasia dell’immagine del sé e di una realtà che da troppo tempo violentata si ribellava violentemente all’epica.

A quei tempi, non avevo ancora vent’anni, non riuscii a comprendere il motivo del gesto, sempre che si possa comprendere pienamente il motivo di un suicidio.

Oggi invece comprendo meglio, non giustifico, ma comprendo quanto meno, se non il gesto, le cause.

Quanti imprenditori improvvisamente non riescono più a capire cosa stia accadendo al mercato e alla propria azienda. Quanti imprenditori abituati ad essere padroni ma anche padri soffrono nel non poter più aiutare i propri dipendenti, nel non poter più svolgere quella vera e propria funzione sociale che spesso l’impresa, la fabbrica ha nei piccoli paesi della provincia italiana che con la fabbrica sono un tutt’uno.

Tormento ben descritto da Francesco Jori sul Mattino di Padova nell’articolo “L’identità nordestina smarrita”:

“Forse lui aveva perso ben altro, la mappa di se stesso, della propria identità, smarrita nel labirinto di un mondo del lavoro così altro rispetto a quello di cui era stato orgoglioso protagonista, in duri ma esaltanti decenni di fatica”.

 

È l’epica che sta uccidendo questo Paese. È possibile che l’imprenditore sia ammirato, osannato fino al giorno prima e poi biasimato il giorno dopo per le condizioni della sua azienda? Che non sia più messo nelle condizioni di sapere quanto è bravo veramente perché chi racconta lui e la sua azienda non lo fa criticamente?

Possibile che il sistema bancario, al di là delle nuove regole, da ultimo Basilea III, abbia passato anni a finanziare perdite senza lanciare segnali d’allarme alle imprese salvo poi imporre una stretta creditizia che ha messo in ginocchio l’economia?

È possibile che si inneggi alla consolatoria eccellenza del Made in Italy senza interrogarsi su come debba evolvere e riempirsi di contenuti nuovi questo marchio? Un Made in Italy dalle potenzialità enormi ma da ripensare valorizzandone le effettive eccellenze con saper fare artigianale e tanta innovazione.

È possibile crogiolarsi nel bel racconto di un Paese che cambia, che affronta lancia in resta una profonda rivoluzione culturale quando l’unico vero parametro su cui valutare un governo resta ed è la capacità di trasfomare la spesa corrente in spesa per investimenti, riducendo drasticamente il perimetro stesso dello Stato?

È possibile inneggiare alle straordinarie potenzialità del nostro turismo senza ricordare che gran parte dei costi di mediazione sono ormai appannaggio di multinazionali estere?

Parliamo tanto di storytelling ma la verità è che non sappiamo più raccontarci per quello che siamo, non sappiamo più vederci prospetticamente per quello che dovremmo essere.

Non è solo l’apparato statale ma è l’accademia, l’informazione, le associazioni di categoria, eccetera eccetera.

L’Italia ha enormi potenzialità, di questo sono assolutamente convinto, ma tornerà ad attrarre investimenti solo quando avrà la forza ed il coraggio di raccontarsi per quello che realmente è, il coraggio di affrontare le proprie paure, di rimboccarsi le maniche e tornare a credere in se stessa.

La realtà altrimenti, troppo spesso violentata, continuerà improvvisamente a ripresentarsi, chiedendo il conto.

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