Se vuoi vantare un nomignolo impegnativo come “SuperMario” te lo devi guadagnare

scritto da il 03 Dicembre 2015

Oggi è il giorno delle decisioni della BCE. Il meeting si tiene ogni sei settimane ed è sempre spunto per approfondite riflessioni e analisi sulle decisioni che di volta in volta vengono prese dal governing council, il consiglio direttivo, di Francoforte.

Purtroppo non avrò tempo né occasione di scrivere il pezzo più tardi nella giornata, quando le importantissime decisioni della BCE saranno pubbliche, pertanto ho pensato di aggirare il problema con un articolo “mutaforma”, scritto un po’ come si scrivono i coccodrilli per i personaggi famosi. Potrebbe essere materiale che rimane utile anche a qualche collega, in fondo.

Vengono tagliati i tassi di deposito a -0,4%

In una conferenza stampa più affollata del solito Mario Draghi dimostra una volta di più di essere lo Special One dei banchieri centrali: ieri dalla Federal Reserve Janet Yellen ha avvisato di come rimandare un aumento dei tassi USA potrebbe inavvertitamente generare una recessione e la destabilizzazione dei mercati. Così Draghi non si è lasciato sfuggire l’opportunità con una manovra di ulteriore taglio sui tassi di deposito, che da -0,2% passano a -0,4%, ma comunque più soft di quanto molti analisti ormai aspettavano. Draghi infatti ha preferito tenersi in tasca altre cartucce per futuri interventi, come da noi ampiamente previsto, capitalizzando al massimo la divergenza di politiche monetarie sulle due sponde dell’Atlantico. Vedremo nei prossimi giorni come questo si rifletterà sul cambio euro/dollaro.

Vengono introdotti due livelli distinti di tassi di deposito: -0,2% e -0,5%

La questione del livello dei tassi di deposito era sul tavolo da settimane, alcuni osservatori tra i più attenti avevano ipotizzato che potesse essere introdotta una novità sostanziale: due livelli di tasso a seconda delle dimensioni del deposito. Anche noi eravamo tra quelli che ritenevano inevitabile questa scelta. In questo modo alle banche più grandi è sufficiente frazionare sulle altre, ritornando così ad attivare l’interbancario, per evitare di incorrere nella maggior penalizzazione ed al tempo stesso la BCE può sfruttare la maggiore elasticità offerta da un tasso nominale minimo più basso: la soglia del tasso di deposito è infatti un elemento determinante, perché stabilisce il rendimento minimo che possono avere i titoli che la Banca Centrale può acquistare durante il Quantitative Easing. La discesa del tasso nominale da -0,2% a -0,5% espande così le possibilità di acquisto della BCE, dopo la discesa del rendimento di alcuni titoli, specialmente i Bund, al di sotto del (fin qui) fatidico -0,2%

Vengono introdotti due livelli di tassi di deposito e viene esteso il QE

Se vuoi vantare un nomignolo impegnativo come “SuperMario” te lo devi guadagnare giorno dopo giorno, ed il nostro banchiere centrale preferito, dai suoi uffici di Francoforte, sembra saperlo molto bene. Focalizzandosi sulla situazione europea, senza farsi distrarre da ciò che accade negli USA (come noi gli abbiamo sempre suggerito da queste righe, e Mario è uno che sa prestare ascolto) il consiglio della BCE, sotto la guida di Draghi, ha sfruttato il dato deludente uscito ieri sull’inflazione europea (aggravato dal nuovo calo del prezzo del petrolio, che non proietta grandi prospettive in materia di inflazione) per introdurre oggi una manovra articolata: i tassi di deposito vengono espressi su due livelli distinti, per allargare il perimetro di titoli che la BCE può comprare, e al tempo stesso viene aumentato il quantitativo di euro che ogni mese la BCE inietta sul mercato attraverso i suoi acquisti; per realizzarlo è stato aumentato anche l’elenco dei titoli eligibili per gli acquisti. Ad oggi da Francoforte sono stati riversati 445 miliardi di euro, la cifra crescerà ad un ritmo più veloce. Vedremo nei prossimi giorni come questo si rifletterà sul cambio euro/dollaro.

E buona conferenza stampa a tutti!

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Ci siamo divertiti un po’, ma poi la conferenza stampa c’è stata e…

Com’è andata davvero?

Le aspettative del mercato evidentemente erano troppo elevate: Draghi ha preferito tenere alto il potere di “minaccia” ai mercati non sparando tutte le cartucce. Più volte Draghi ha “ricordato” di avere ancora margine di manovra, memore della forza dell’effetto annuncio ottenuta tante volte in passato. La BCE ha corretto lievemente a rialzo le stime sul PIL, e lievemente a ribasso quelle sull’inflazione e su queste basi ha preferito ridurre di soli 10 centesimi i tassi di deposito, portandoli così a -0,3%.

Durante la conferenza stampa Draghi ha però precisato che il piano di acquisto titoli (il celebre Quantitative Easing) viene esteso di sei mesi: è ora valido fino a marzo 2017, non più solo a settembre 2016. Durante il piano sarà possibile spendere anche i proventi e le scadenze dei titoli acquistati, che saranno detenuti nel portafoglio della Banca Centrale anche dopo la data di marzo 2017. Il piano inoltre allarga il proprio perimetro di titoli acquistabili, includendo le emissioni degli enti locali espresse in euro.

Sulla questione del cambio euro/dollaro Draghi ammette che, pur non essendo argomento stretto di politica monetaria, la questione è importante ed influisce sulle prospettive di inflazione e di crescita e viene tenuta in considerazione. Potremmo dedurne che alla luce delle dichiarazioni di ieri di Janet Yellen e della decisione del FMI relativa all’inclusione dello yuan nel paniere delle valute internazionali, Draghi abbia considerato che sussistono già sufficienti forze per l’indebolimento dell’euro e che non fosse il momento di calcare troppo la mano.

Twitter @AndreaBoda