Il 62% di tasse sulle imprese, le mille scadenze e (almeno) una buona notizia

scritto da il 14 Gennaio 2017

La concorrenza fiscale non è una partita che si gioca solo sul campo delle aliquote, ma riguarda anche altri aspetti, come ad esempio la certezza delle regole, la loro stabilità nel tempo, la semplicità delle procedure o la rapidità dei contenziosi tributari. Purtroppo, su tali aspetti, l’Italia non riesce ad apportare dei miglioramenti significativi.

Il difficile rapporto contribuente-fisco è uno dei motivi che comporta la bassa posizione dell’Italia nel ranking Doing Business stilato dalla Banca Mondiale, che ci vede al 50° posto, anche a causa di un pessimo 126° posto proprio nel rapporto Paying Taxes (seppur in miglioramento, ne riparleremo). Secondo l’International Tax Competitiveness Index della Tax Foundation invece, l’Italia è in 34esima posizione (su 35 Paesi considerati).

Nonostante in molti siano diffidenti nei confronti delle classifiche estere, nel 2017 ci saranno mille scadenze fiscali, spalmate lungo un’agenda fittissima per i contribuenti. Come ha scritto Andrea Carinci, «(…) e con tutti i distinguo che si possono e debbono operare, resta la constatazione di un ginepraio di adempimenti impressionante, di cui appare inevitabile domandarsi quale sia l’effettiva necessità. E, per l’effetto, che fine abbia fatto la tanto decantata semplificazione». E non è un caso che i commercialisti abbiano indetto per febbraio un primo sciopero nazionale della categoria, per protestare – tra le altre cose – contro le novità introdotte dal Decreto Fiscale e, in generale, contro il peso burocratico degli adempimenti fiscali.

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Grandi polemiche riguardano altresì i nuovi adempimenti comunicativi richiesti in materia di IVA, nonostante l’opinione diversa della direttrice dell’Agenzia delle Entrate. Proprio l’Imposta sul Valore Aggiunto rappresenta uno degli elementi di analisi innovativa dell’ultimo rapporto Paying Taxes, già citato, redatto dalla World Bank e dal colosso del consulting PWC e basato sui dati del 2015. Si tratta del post-filing index, un indice che misura, tra le varie voci che lo compongono, il tempo necessario per gestire una pratica di rimborso IVA e il tempo richiesto per ottenere il rimborso stesso. Su queste voci di classifica, l’Italia fa registrare la peggiore performance nell’area europea, con 51 ore di time to comply (contro 1,5 ore dell’Austria e del Regno Unito, 4 del Portogallo, 16,5 della Grecia) e 86 settimane per ottenere il rimborso (contro le 5,2 della Germania, le 6,2 della Francia, le 27,2 della Grecia).

Un distacco importante e preoccupante, sia da un punto di vista esterno, per la risonanza mediatica di tali statistiche che peggiora l’attrattività del nostro Paese agli occhi degli investitori stranieri, sia da un punto di vista interno, per la grande la frustrazione dei contribuenti.

Questo nuovo indice del rapporto finisce per offuscare alcuni (lievi) progressi compiuti dall’Italia rispetto alla rilevazione precedente. Il Total Tax Rate (carico fiscale complessivo) nel 2015 si è ridotto dal 64,8% al 62%, causando il sorpasso (gradito) della Francia (62,8%). Sono diminuite le tasse sui profitti (dal 19,5 al 17%) e la voce “altre tasse” (dall’1,9 all’1,6%), stabili le imposte sul lavoro (43,4%). Sono diminuite anche le ore impiegate per la gestione degli adempimenti fiscali, passate da 269 a 240.

Tali buone notizie (che verosimilmente dovrebbero ancora migliorare nelle successive rilevazioni), perdono però efficacia comunicativa se comparate con la media UE di riferimento, pari al 40,3% per il Total Tax Rate ed a 164 come ore impiegate per gli adempimenti fiscali. Una distanza ancora troppo rilevante per potersi accontentare di lievi miglioramenti.

In questo scenario cupo, una sincera buona notizia proviene dal rilascio della tessera n. 1 a Ferrero SpA per l’adesione al programma di cooperative compliance, il regime di adempimento collaborativo destinato ad aziende con almeno un miliardo di fatturato, che prevede anche degli aspetti premiali per le società aderenti a fronte della spontanea collaborazione preventiva con il Fisco.

Ferrero è la prima tessera dell’iniziativa, un segnale bello e significativo, considerato che la holding del gruppo ha sede in Lussemburgo. Generalmente gli aspetti di compliance sono sempre stati un po’ sottovalutati nel nostro Paese, a torto, poiché rappresentano un primo fronte di legalità interno nelle aziende (di grosse dimensioni generalmente). In un ambito diverso, già con l’introduzione del Decreto Legislativo n. 231/2001 (Responsabilità amministrativa degli Enti) si è imboccata una strada giusta, volta anche alla creazione di un organismo di vigilanza indipendente, che relaziona periodicamente agli amministratori, per prevenire il rischio da reato. Adesso, il nuovo approccio fisco-imprese inaugurato dalla cooperative compliance, collegato al Tax Control Framework (controllo fiscale interno), potrebbe rappresentare un altro cambiamento culturale di non poco conto.

Ovviamente, trattasi di uno strumento che riguarda solo aziende di grandi dimensioni che, ancora, rappresentano l’eccezione in un mercato in cui prevalgono numericamente le PMI. Inoltre, come sottolineato da Sandalo e Tommasini, i benefici premiali «(…) pur se di assoluto rilievo, non sembrano, però, dotati dell’appeal necessario per il decollo definitivo dell’istituto. Avrebbero aumentato ulteriormente l’attrattività del regime, ad esempio, la previsione di una causa di esclusione della punibilità sul fronte penale, la totale esclusione di sanzioni amministrative e l’individuazione più puntuale di quali adempimenti possono essere “tagliati”». Ma nonostante alcuni dubbi legati all’efficacia, occorre insistere su questa strada, percorrendola senza avere la tentazione di compiere passi indietro.

Certezza interpretativa delle norme, riduzione del contenzioso, eliminazione delle vessazioni, sono tutti elementi che arrecherebbero al sistema benefici di inestimabile valore, che sarebbero ovviamente maggiori se accompagnati da una cospicua e costante riduzione della pressione della pressione fiscale.

Twitter @frabruno88