Le famiglie consumano di più ma risparmiano meno. Vedere alla voce redditi

scritto da il 12 Ottobre 2017

Pubblichiamo un post di Fedele De Novellis (partner ed economista senior di REF Ricerche) –

Negli ultimi mesi il miglioramento del quadro economico internazionale si è accompagnato anche in Italia a segnali di rafforzamento del ciclo economico divenuti via via più evidenti nel corso dell’anno. Il 2017 è quindi un anno caratterizzato, per una volta, da una fase di revisione al rialzo delle previsioni di crescita per l’area euro, e per l’Italia in particolare.

Fra gli elementi del quadro macroeconomico che un anno fa giustificavano la cautela dei previsori, vi erano stime molto caute sull’andamento dei consumi. La ragione alla base di tale valutazione era che diverse delle variabili che concorrono a determinarne il potere d’acquisto presentavano un andamento poco favorevole.

Con il passare dei mesi le informazioni diffuse dall’Istat sulle caratteristiche del quadro macroeconomico italiano hanno però iniziato a rivelare un andamento dei consumi tutto sommato migliore di quanto ci si attendesse. Quest’anno la crescita della spesa delle famiglie potrebbe difatti risultare molto vicina all’1,5 per cento registrato l’anno scorso.

D’altra parte, sempre l’Istat ha diffuso le prime informazione sull’andamento del reddito disponibile delle famiglie, che invece confermano il quadro pessimista formulato a inizio anno; difatti in termini reali i redditi risultano praticamente stabili nel corso degli ultimi trimestri.

La crescita dei consumi di quest’anno è stata quindi finanziata pressoché integralmente attraverso una riduzione del saggio di risparmio delle famiglie, che si sarebbe ridotto di oltre un punto percentuale, portandosi a ridosso dei minimi toccati nel 2012.

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Un comportamento di questo genere induce a guardare con attenzione alle tendenze della spesa e, soprattutto, alla probabilità che questo tipo di crescita sia destinato a protrarsi. Fra le possibili spiegazioni vi è il fatto che la domanda per alcuni beni durevoli come l’auto, una delle voci più dinamiche degli ultimi tre anni, è sostenuta da oggettive esigenze di rinnovo dello stock esistente, divenuto obsoleto dopo anni di mancata sostituzione. Un effetto positivo sulla spesa potrebbe essere derivato anche dall’allentamento delle condizioni di accesso al credito per le famiglie e dall’andamento relativamente positivo dei mercati finanziari, di cui hanno beneficiato le famiglie più abbienti.

In prospettiva, almeno nel breve periodo, i segnali restano favorevoli, considerando che dalle inchieste effettuate dall’Istat si osserva negli ultimi mesi un miglioramento significativo del clima di fiducia. Probabilmente il maggiore ottimismo riflette l’inizio di una fase di recupero anche per i redditi delle famiglie.

grafico2refD’altra parte, le tendenze del quadro economico attuale non consentono di prevedere accelerazioni brusche del potere d’acquisto: anche l’anno prossimo i salari non cresceranno più dell’inflazione e gli spazi a disposizione della politica di bilancio per aumentare i redditi delle famiglie restano relativamente ristretti. La crescita del potere d’acquisto sarà affidata soprattutto al traino dell’occupazione, e comunque, perché i consumi non rallentino troppo, sarà necessaria un’ulteriore limatura al flusso di risparmi.

Se questo è il quadro, sorgono anche diversi interrogativi sulla sostenibilità delle tendenze recenti. Una ripresa dei consumi associata a una caduta del saggio di risparmio può rivelarsi difatti vulnerabile a qualsiasi evento avverso che possa alterare il clima delle aspettative, inducendo i consumatori a rivedere i propri piani di spesa.

I versanti di incertezza sono diversi. Almeno tre punti paiono più significativi.

I primi indiziati sono i mercati finanziari, la cui fase di esuberanza non è necessariamente destinata a protrarsi.

In secondo luogo, resta molto incerto il quadro di finanza pubblica di medio termine considerando che, dopo le recenti elezioni tedesche, sembra ritornare a prevalere in Europa un’impostazione rigorista, penalizzante per i paesi ad alto debito come il nostro. Questo evidentemente condizionerà soprattutto le scelte della politica fiscale della seconda parte del prossimo anno.

Terzo, dato il ruolo decisivo delle tendenze dell’occupazione sulle scelte dei consumatori, va ricordato che nel corso del 2018 verrà a scadere il periodo di validità degli sgravi contributivi sulle assunzioni con contratto a tutele crescenti effettuate nel 2015.

Sarà allora fondamentale che la fase di ripresa del ciclo si sia consolidata, per evitare che una quota significativa di tali contratti si interrompa, una volta terminato il periodo di validità dei vantaggi fiscali.

Twitter @fdenovellis1 @REFRicerche