Così la Brexit sta sconvolgendo i flussi migratori nel Regno Unito

scritto da il 01 Febbraio 2019

L’autrice del post, Costanza de Toma, si occupa di cooperazione allo sviluppo, relazioni internazionali e Unione Europea. Milanese di nascita, ha vissuto gli ultimi 27 anni all’ estero, tra il Regno Unito e il Belgio. Negli ultimi due anni ha coordinato e condotto la lobby verso l’Unione europea della campagna per la tutela dei diritti dei cittadini dell’Ue che vivono nel Regno Unito. Questo l’ha portata a seguire da vicino i negoziati sulla Brexit. Costanza ha deciso di tornare in Italia, a Torino, con la famiglia nell’agosto del 2018 dove continua a occuparsi di Brexit e relazioni internazionali e collabora con NuoveRadici.World –

Mentre la pantomima della Brexit della continua a colpi di scena con il botta e risposta tra Londra e Bruxelles di questa settimana, la paura del “no deal” aumenta. Dove andremo a parare? Nessuno lo sa, perché, come si direbbe in inglese, “stiamo navigando un acque sconosciute”. Seppure si pensasse di essere giunti ad un accordo con l’approvazione del trattato di recesso lo scorso novembre dopo oltre 18 mesi di negoziati, siamo tornati al punto di partenza. Mentre aspettiamo l’esito della nuova “mission impossible” della signora May a Bruxelles, e prima del prossimo voto a Westminster il giorno di San Valentino, vale la pena riflettere sulle ripercussioni che la Brexit sta già avendo nel Regno Unito sui cittadini europei.

Ho vissuto a Londra 23 anni e conosco bene l’effetto che la Brexit ha avuto su moltissimi europei che, come me, hanno scelto di vivere nel Regno Unito. Negli ultimi due anni e mezzo siamo stati oggetto di una narrazione svilente e discriminatoria. Ciò ha alimentato la falsa percezione che molti dei problemi del Paese quali la disoccupazione, il basso tasso di crescita dei salari e la mancanza di investimenti nei servizi pubblici siano stati causati dall’immigrazione europea. Molti di questi falsi miti sono stati smontati da un rapporto redatto da un comitato di esperti, il Migration Advisory Committee (MAC), che ha analizzato l’impatto economico e sociale dell’immigrazione europea nel Regno Unito. Il rapporto dimostra che gli europei non hanno avuto alcun impatto negativo sul tasso di impiego e di disoccupazione nel Regno Unito e che l’immigrazione non è stata un fattore determinante sulla crescita o meno dei salari dei lavoratori britannici. Anziché essere un peso per l’economia i dati raccolti dal MAC mostrano che ogni migrante europeo contribuisce in media 78.000 sterline (89.000 euro) più di quanto non riceva in sussidi e servizi pubblici nell’arco della sua vita.

Nonostante questi dati positivi, la percezione negativa dei britannici verso gli europei è dura a morire, alimentata dalla battaglia personale di Theresa May contro la libera circolazione, da lei considerata un’aberrazione. L’ambiente sempre più ostile nel Paese accompagnato dalla svalutazione della sterlina e dalla continua incertezza economica legata dalla Brexit, ha causato ciò che alcuni definiscono un “Brexodus”, ovvero un esodo di europei in seguito al referendum del 2016. Effettivamente, gli ultimi dati presentati dal Office for National Statistics britannico nel Novembre 2018 confermano questo trend. Infatti, non solo ci sono sempre meno europei che decidono di andare a vivere nel Regno Unito ma sono anche sempre più (145,000) quelli che se ne vanno. E per la prima volta il numero dei cittadini europei dell’est che ha lasciato il Regno Unito (55,000) ha superato di gran lunga gli arrivi (41,000). Non si può forse definire un vero e proprio esodo ma i dati parlano chiaro: il Regno Unito non è più una meta ambita e il disagio e l’incertezza causati dalla Brexit spingono sempre più cittadini a cambiare rotta.

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Grafici 1 e 2. L’andamento dei flussi migratori nel Regno Unito. Fonte ONS

Ma il vero paradosso, per un Paese che, secondo Theresa May, ha votato di uscire da l’Ue per poter meglio controllare i flussi migratori, è che le statistiche mostrano che l’immigrazione extra europea è in costante aumento. Nell’ultimo anno infatti sono giunti nel Regno Unito 326.000 ‘extra comunitari’, ben il 67% in più rispetto al numero di migranti provenienti dall’Ue nello stesso periodo. E mentre gli europei se ne vanno, il numero dei non-europei che decidono di rimanere è in aumento. Possiamo perciò concludere che ci stiamo avviando verso un capovolgimento migratorio nel Regno Unito causato dalla Brexit e forse anche ad un ritorno nostalgico,anche demagogico, verso l’impero di Sua Maestà o “Empire 2.0”, come è stato definito? Sarà interessante seguire i prossimi sviluppi soprattutto se non si giungesse ad un accordo perché forse, in tal caso, si formerà davvero la coda per partire dal Regno Unito.

Twitter @cos_detoma