Azzerare i vertici di Consob e Banca d’Italia? Vi spiego perché non condivido

scritto da il 15 Febbraio 2019

L’autore di questo post è Giovanni Pesce, presidente di Fugen Sicav Raif –

Indipendentemente dalle opinioni politiche, che possono essere condivise o meno, e che portano una maggioranza a governare legittimata da un voto, vorrei esprimere la mia opinione in merito al rispetto delle authority che da anni hanno il compito di vigilare sui mercati e sul sistema degli intermediari in Italia.

Avendo lavorato per quarant’anni tra banche, società di gestione e di intermediazione, potrei avere mille ragioni, anche personali, per dichiararmi quantomeno poco soddisfatto del ruolo di arbitri puntigliosi e severi che le due istituzioni oggi sotto accusa debbono mantenere nel rispetto dei compiti loro attribuiti. Tuttavia, adesso ho il vantaggio di trovarmi in una posizione che esclude il conflitto di interesse, spero che chi mi legge ne tenga conto.

Banca d’Italia da anni è il soggetto abilitato alla vigilanza sulle banche. Ma è anche un ente dotato di professionalità di altissimo livello, capaci di realizzare studi e analisi di mercato tra le più raffinate di cui il sistema disponga. L’Ufficio Studi dell’Istituto Centrale è invidiato da sistemi bancari di molte altre nazioni evolute, e fornisce costanti indagini di altissima qualità utili a chi voglia davvero dotarsi di strumenti di analisi a supporto delle decisioni operative e strategiche.

Qualcuno potrebbe obiettare che la Banca d’Italia è anche arbitro dell’applicazione delle norme e delle regole, e che in questa attività non sempre il suo intervento è risultato puntuale e incisivo. E io potrei rispondere che se da un lato è vero che il compito di un arbitro è quello di applicare alla lettera i regolamenti, è vero anche che deve disporre delle risorse e dei meccanismi per realizzare tale impegno. Inoltre, l’arbitro chiamato a controllare l’applicazione delle regole su più competizioni in atto deve poter contare, come prima cosa, sulla correttezza e sulla “sportività” dei concorrenti.

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La storia mi dice che quella che è mancata in senso assoluto è proprio questa dote dei concorrenti. Se ci sono, infatti, vertici che meriterebbe di essere azzerati sono quelli di certe banche e banchette che negli ultimi tempi hanno dato prova di una certa incompetenza, se non addirittura malafede. Sono questi i soggetti che andrebbero azzerati, e in fretta, prima che combinino altri danni.

Pensiamoci bene. Il credito all’amico compromesso o alla società cliente per motivi di relazione non lo concede certo la Banca d’Italia. Le nuove regole sulla classificazione dei crediti deteriorati non le ha dettate Banca d’Italia a danno del sistema, semplicemente ne controlla l’applicazione a tutela della clientela di quelle stesse banche.

Un discorso praticamente analogo farei per Consob, ente impegnato da anni nella gestione di un mercato, quello degli strumenti finanziari, caratterizzato da tre fenomeni continuamente interpolati tra loro.

In primo luogo, la produzione iperdinamica di strumenti sempre nuovi; in seconda battuta, la volatilità dei mercati sia per i produttori sia per i prezzi; infine, la tentata “furbizia” dei collocatori che, giocando tra spese occulte, regolamenti, prospetti criptici e conflitti di interesse nascosti, non brillano certo per trasparenza e non rendono il lavoro dell’arbitro semplice e lineare.

Anche in questo caso, forse sono da azzerare più quei produttori o collocatori che hanno “giocato sporco”, piuttosto che prendersela con chi glielo fa notare o li sanziona.

Poche settimane fa se ne è andato un Signore con la S maiuscola: Silvio Salteri, che era succeduto a Cuccia al governo di Mediobanca. Un uomo che aveva fatto del basso profilo e della riservatezza il suo mantra, tanto riservato che alla sua morte nessuna autorità di questo paese strano ha ritenuto dover presenziare al funerale.

Salteri diceva, già trent’anni fa, che il difetto del sistema bancario italiano (aggiungo io immodestamente anche di quello dell’intermediazione) non era nelle regole ma nella testa di chi, per applicarle, cercava già dal principio il modo per trasgredirle.
Memento homo…