Coronavirus, il contagio vero sarà la strage tra le nuove povertà?

scritto da il 16 Marzo 2020

L’autore di questo post è Jacopo Giliberto, giornalista dal 1982. Portavoce di due ministri dell’ambiente negli anni 2012 e 2013 –

Gentile signor Econopoly, le scrivo questa mia nota per rappresentarle un mio dubbio. In fondo a questa pagina non c’è un punto fermo assertivo, c’è un punto interrogativo. E il dubbio è: forse la povertà prodotta indirettamente dal contagio virale indurrà una strage peggiore di quella indotta in modo diretto dall’odiato virus? In questa chiave potrebbe essere letto il cinismo feroce con cui in Inghilterra Boris Johnson ha inizialmente preferito che il contagio spazzi la popolazione, ma anche le misure tiepide adottate da tanti Paesi. Forse preferiscono tanti morti da virus piuttosto che tanti morti da povertà. Perché (va ricordato) la povertà fa ammalare e uccide.

Mi spiego meglio.

Il calo dello smog in Cina
Finora le rilevazioni condotte in Alta Italia hanno osservato nei primi giorni di marzo – prima che entrassero in vigore i decreti bloccatutto – una riduzione delle emissioni dovuta a fattori meteoclimatici. Le rilevazioni delle Arpa di Piemonte, Veneto, Lombardia ed Emilia-Romagna avevano osservato che come al solito il vento e la pioggia avevano spazzato gli inquinanti. Subito molte persone hanno espresso quasi un sollievo vendicativo nell’attribuire il calo degli inquinanti alla fermata del’economia italiana. Il tono dei commentatori era quasi: ahà, l’avevo detto io.

Simile sollievo alle notizie sul fatto che fra gli effetti indiretti di questo maledetto contagio virale c’è anche un calo dell’inquinamento dell’aria rilevato dai satelliti artificiali nelle regioni settentrionali della Cina, nella provincia dell’Hubei e nella zona di Wuhan.

Diventare più poveri
C’è però un’altra lettura. Temo che le immagini dal satellite sulla Cina siano l’indicatore indiretto di un ben diverso fenomeno e fa presagire la strage dei nuovi poveri, le vittime della povertà creata in Cina dalle misure antivirali, misure che potrebbero indurre lo stesso gravissimo impoverimento anche in Europa e in Italia: i segnali sono già visibili anche qui.

Epidemiologia della povertà
Il calo dell’inquinamento a parità di tecnologie significa una cosa gravissima. Significa che — a partire dalla Cina — in tutto il mondo ci saranno molti più poveri, e questi nuovi poveri moriranno per l’impoverimento provocato dal virus. Tutti gli epidemiologi sanno che tra le prime cause di malattie e mortalità c’è

– l’inquinamento?

no. L’inquinamento produce danni alla salute, ovvio, ma i danni sanitari da inquinamento sono molto minori rispetto a quelli prodotti dalla povertà. Tra le più forti e devastanti correlazioni con le malattie e la mortalità c’è la correlazione con la povertà.

In malattia e in povertà
Sono infiniti gli studi che correlano in modo diretto la ricchezza con la salute e la lunghezza della vita e la povertà con la malattia e la brevità della vita. Per esempio (riferisce la Fondazione Veronesi) uno studio coordinato da Paolo Vineis, a capo del dipartimento di epidemiologia dell’Imperial College di Londra, ha osservato che «lo status socioeconomico è un fattore di rischio indipendente per la salute e per la mortalità». Il benessere e il malessere economico hanno un impatto in termini di anni di vita persi (2,1 anni di vita) confrontabile con la sedentarietà (2,4) e assai più rilevante dell’abbreviamento della vita indotto dall’ipertensione (1,6 anni) o dall’obesità (0,7).

Non a caso, nelle zone più ricche si vive di più, più sani, più a lungo e con una qualità migliore della vita (indipendentemente dalla qualità dell’aria).

(L’aria fa schifo nelle pianure padano-venete, in Olanda, in Belgio, a Parigi dove si vive più a lungo e con una qualità migliore della vita rispetto alle zone incontaminate del Benin in cui si vive vicini allo stato di natura ma poverissimi).

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Gli effetti sanitari della crisi economica del 2008
Gli epidemiologi e gli esperti di demografia sanno bene che quando ci sono guerre la mortalità nella popolazione civile prodotta dall’impoverimento e dalla perdita di benessere può essere superiore a quella prodotta dalle bombe. 
È una tragedia che si ripete sempre a ogni crisi economica, non solamente nel caso dell’influenza spagnola che un secolo fa, tra il 1918 e il 1919, uccise più persone di quante ne aveva fatte l’intera Guerra Mondiale. Uccide di più la povertà delle bombe.

Anche l’impoverimento creato dalla crisi economica del 2008 aveva prodotto in Europa un aumento immediato delle malattie e della mortalità, come emerge anche dallo studio “Trends in health inequalities in 27 European countries” in cui “we analyzed health trends by education in European countries, paying particular attention to the possibility of recent trend interruptions, including interruptions related to the impact of the 2008 financial crisis. We collected and harmonized data on mortality from ca. 1980 to ca. 2014 for 17 countries covering 9.8 million deaths and data on self-reported morbidity from ca. 2002 to ca. 2014 for 27 countries covering 350,000 survey respondents”.

Malattie e mortalità da panico collettivo
Un’altra causa fortissima di aumento della mortalità è

– l’inquinamento, stavolta?

No, Econopoly carissimo; l’ho detto. L’inquinamento non fa bene alla salute, chiaro, ma dal punto di vista sanitario è meno rilevante di altri fattori.

La mortalità aumenta molto per esempi nelle situazioni di paura diffusa, di panico collettivo, di incertezza sul futuro. In queste situazioni – affermano gli epidemiologi – cresce per esempio il numero di tumori, aborti e infarti. Ma aumentano generalmente tutte le patologie nelle città colpite da terremoti, alluvioni o altri fenomeni catastrofici. In questi casi cresce la quantità di persone che muoiono per le conseguenze della paura generale, dell’ansia e dell’incertezza sul domani.

È accaduto per esempio dopo il 2001 a New York dopo l’attentato alle Torri Gemelle ed è accaduto dopo il ’76 a Seveso, quando nel luglio l’esplosione di un impianto di reazione nello stabilimento dell’Icmesa disperse sulla Brianza una nuvola di diossina.

Che cosa ha prodotto quel terribile evento così vicino geograficamente a noi? Lo afferma lo studio condotto da Lombardia per L’Ambiente in “Seveso 20 anni dopo” dopo i test eseguiti nel periodo 1976-1984 su 17mila abitanti di Seveso, Desio, Meda e altre zone contaminate dalla diossina: “A conclusione di queste indagini, l’International Steering Committee, guidata dall’epidemiologo israeliano prof. Marcus Klingberg – che agì come alto consulente dell’Ufficio Speciale fino al 1984 – dichiarò che fino a quel momento l’unica conseguenza grave sulla salute era rappresentata dalla cloracne”.

(Nota a margine. Quel terribile evento fu un campo di studio incredibile. Tutta la popolazione fu sottoposta a screening medico approfondito e ad analisi accuratissime; i campioni dei prelievi furono congelati formando una banca dati incredibile di campionamenti per consentire il raffronto nel tempo e per avere campioni disponibili anche per le metodiche d’analisi più raffinate che sarebbero state sviluppate dopo gli anni ’70).

Il caso Seveso ha insegnato tante cose, ma sue più di altre: gli effetti sanitari diretti della diossina furono decisamente modesti (la cloracne) mentre ci fu un aumento della mortalità da ansia da catastrofe.

Dice ancora lo studio su Seveso: “Due aspetti in particolar modo dovrebbero essere presi in considerazione: l’esperienza del disastro, con il suo fardello di stress psicosociale, e l’esposizione chimica. Entrambe possono aver contribuito a questi eccessi, più plausibilmente aggravando delle condizioni di salute già compromesse, come documentano i tipi di decesso verificatisi appena dopo l’incidente, l’età avanzata delle persone colpite e la grande presenza delle malattie cardiovascolari”. 
Più della diossina fece vittime il panico collettivo che fu indotto dalla diossina.

Il punto interrogativo finale
Morale poco morale:
● Il “calo dell’inquinamento in Cina” è il segnale di un crollo dell’economia indotto dalla lotta al contagio, un crollo economico di cui anche noi cominciamo a sentire gli effetti,
● il mondo che stava uscendo dalla povertà da fame vedrà ricrescere il numero di poveri che si stava riducendo e si allargherà quel divario di ingiustizia economica che si stava restringendo,
● temo che le malattie e i morti prodotti dalla recessione mondiale saranno molti molti molti molti di più di quelli che saranno uccisi direttamente dal virus.

Mi chiedo, carissimo signor Econopoly: forse a causa del blocco dei commerci, delle città, delle aziende, del benessere, del lavoro avremo centinaia di milioni di poveri straccioni in più e forse milioni di morti in più?

(E avremo anche un pochino di inquinamento in meno?)

Twitter @jacopogiliberto