Litigation funding: una valida chance per chi non può avviare una causa

scritto da il 17 Ottobre 2022

Post di Marco Fabio Delzio, founder e ceo di Martingale Risk – 

Accade sempre più spesso che il costo oneroso delle cause costituisca un freno alla volontà di tutelare i propri diritti, scoraggiando specialmente coloro che devono avvalersi nei confronti di controparti economicamente “forti”, come ad esempio gli istituti di credito.

Per ovviare a questa criticità la prassi legale anglosassone, che inizia a farsi spazio anche in Italia, ha elaborato un meccanismo, noto come “third party litigation funding”, che consente ad una parte, la quale non può o non vuole sostenere i costi del contenzioso, di poter affrontare il giudizio senza sopportare alcun costo, compresi i rischi di soccombenza. Il litigation funding può essere accompagnato o meno dall’espletamento delle attività legali inerenti alla vertenza dal soggetto che lo propone.

Grazie al litigation funding anche in Italia si sta finalmente configurando una democrazia compiuta, permettendo a ciascun cittadino, imprenditore ed Ente Locale di avere le stesse possibilità non solo formali ma anche sostanziali di fronte alla legge.

(Adobe stock)

Che cos’è il litigation funding?

Il finanziatore (o funder) assume su di sé, in tutto o in parte, i costi correlati al rischio della causa. In caso di vittoria, al finanziatore spetterà una percentuale degli importi recuperati; mentre in caso di insuccesso, è il funder che si farà carico di tutti i costi e oneri, compreso il pagamento delle spese di Consulenza Tecnica d’Ufficio e di eventuali spese di soccombenza alla controparte. La percentuale, pagabile al funder solo in caso di successo della causa, varia in un range piuttosto ampio, dal 15% al 50% degli importi riconosciuti in sentenza, a seconda dei costi complessivi da sostenersi per la causa (inclusi i pareri e le consulenze tecniche), della complessità della stessa e delle possibilità di successo valutate ex ante.

L’obiettivo del finanziatore consiste quindi nell’assumere su di sé i costi legali delle liti, in cambio del ritorno del capitale investito per pratiche di privati, imprese ed enti locali.

Un obiettivo comune: vincere il contenzioso

Una delle peculiarità fondamentali e dei vantaggi del litigation funding consiste nel superamento congenito del conflitto d’interesse tra avvocato e cliente. Accade infatti non di rado che gli avvocati accettino mandati legali senza dare il giusto peso alle reali possibilità di successo, dal momento che non risentono in prima persona dei costi di soccombenza di un eventuale insuccesso della vertenza. Il loro interesse economico si pone così in conflitto con quello dei loro clienti assistiti, posto che questi ultimi vedono una reale convenienza ad agire unicamente in corrispondenza di prospettive di vittoria probabili.

Il litigation funding vede invece gli interessi del funder e del cliente perfettamente allineati: entrambi i soggetti hanno come priorità il successo della controversia, ed entrambi accettano di intraprendere la causa, rispettivamente come finanziatore e come parte attrice, solo se hanno reali possibilità di vittoria. In questa linea, l’analisi preliminare svolta dal funder, che spesso richiede alcune settimane, risulta particolarmente utile e credibile al cliente, il quale in base ad essa può decidere se portare avanti la sentenza o meno.