Caro-biglietti allo stadio: calcio mio quanto mi costi. Oppure no?

scritto da il 26 Dicembre 2015

Per ricevere al Braglia la Juventus, il Carpi ha sfoderato il listino delle grandi occasioni, con prezzi fino a 130 euri per i biglietti più pregiati; ciò nonostante, il lunch-match della 17ª giornata, l’ultima prima della sosta natalizia, pare destinato a rimanere a lungo nella storia della simpatica compagine emiliana come il suo maggior successo di pubblico.

In occasione di Carpi-Milan, alcune settimane fa, più di 12mila temerarî (dati Stadia Postcards) hanno sborsato cifre analoghe per assistere a uno degl’incontri più deludenti della stagione per entrambe le squadre, con gioco scialbo e tanta confusione in campo. Un investimento non particolarmente lungimirante, se vi fidate di uno che si è inflitto la partita due volte – ma, quanto meno, dal divano di casa e a costo marginale nullo. Ah, e anche con l’Inter gli spettatori erano stati oltre 13.000.

Viceversa, nonostante i prezzi più contenuti, appena 8.000 tifosi avevano seguito la sfida tra Carpi e Torino, che ha consegnato ai biancorossi la prima vittoria di sempre in Serie A. Le due veronesi, nelle rispettive ospitate, si sono fermate a 7.000.

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Si tratta di osservazioni rapsodiche, ma utili a razionalizzare la politica tariffaria della neopromossa: è del tutto usuale e comprensibile che una piccola società tenti di monetizzare le visite di quelle più blasonate; a maggior ragione se parliamo di un club con bacino e tradizione assai limitati e che, fino a pochi mesi fa, giocava in uno stadio da appena 4.000 posti a sedere.

Irrazionalmente, fatichiamo a giustificare questi rincari perché confliggono con quello che definirei il pregiudizio olimpico: la convinzione, cioè, che il fascino dello sport risieda nell’equilibrio competitivo. Specialmente nel calcio, gioco in cui gli episodî hanno un peso determinante e l’incertezza del risultato convive con la disparità dei valori, sono altri i fattori che richiamano gli spettatori allo stadio: la reputazione degl’interpreti e, più in generale, l’attesa qualità dello prestazione.

Vale anche al cinema: difficilmente faremmo la fila per un film dalla scrittura tambureggiante ma recitato in modo mediocre, mentre accettiamo che un Mastroianni possa nobilitare anche sceneggiature non brillantissime. O nella musica: meglio Saint-Saëns suonato dai Berliner che Beethoven eseguito da una filarmonica di second’ordine.

Del resto, se così non fosse, come spiegare le affluenze medie registrate, in casa e fuori, da Real Madrid e Barcellona, due squadre che si sono spartite 26 degli ultimi 31 campionati spagnoli? A ciò si aggiunga l’adrenalina dell’incontro con la storia: nonostante il sempre presente rischio di prendere una tranvata, l’occasione di affrontare e – dio non voglia – battere squadre che hanno costruito l’epopea del gioco è un richiamo potentissimo: basti pensare al successo di pubblico riscosso dalla Juventus nel purgatorio della serie B, su piazze come Arezzo, Mantova, La Spezia. Allo stesso modo, tra qualche decennio i tifosi del Carpi racconteranno ai nipoti di quella volta che il Milan ha rischiato di perdere al Braglia, non certo di quando gli uomini di Castori hanno espugnato il Ferraris.

Ma la strategia di ottimizzazione dei ricavi può spingersi anche troppo in là. Per esempio, si fatica a spiegare la decisione dei dirigenti del Carpi di tariffare alla stregua di un incontro di cartello il derby emiliano con il Bologna – rossoblù felsinei che, per giunta, non avevano ancora sperimentato la cura Donadoni e languivano in fondo alla classifica. Risultato: la più bassa affluenza stagionale e le proteste dei tifosi.

Il tema di discussione, però, comincia a slittare: non più i picchi di prezzo in occasione delle partite di richiamo, ma il prezzo medio per accedere allo stadio.

Le polemiche sul caro-biglietti non sono, peraltro, un’esclusiva italiana.

Il sindacato dei tifosi inglesi ha lanciato la campagna “Twenty’s plenty” per calmierare il costo delle trasferte. E hanno fatto il giro del mondo le rimostranze dei tifosi del Bayern Monaco in trasferta all’Emirates Stadium: “Il calcio non vale nulla senza i tifosi”, hanno ululato i bavaresi – giudizio formalmente corretto ma opinabile, se lo interpretiamo nel senso di limitare la categoria a coloro che frequentano gl’impianti. Per la vasta platea dei tifosi (e dei meri appassionati di pallone), l’offerta di calcio non è mai stata così ricca e così conveniente come oggi, quando, con poche centinaia di euri l’anno, è possibile seguire il campionato primavera brasiliano o gli allenamenti giornalieri della squadra del cuore.

Concentrarci sul prezzo giusto, cioè sul prezzo in astratto, è un approccio grottesco: la legge della domanda e dell’offerta è una delle poche che vige persino allo stadio.

Proviamo a dare qualche elemento per una riflessione un po’ più strutturata. La tabella che segue raccoglie i dati relativi all’affluenza media, alla percentuale media di riempimento degl’impianti, al prezzo medio dei biglietti e alla sua incidenza rispetto al salario medio giornaliero nei cinque principali paesi europei.

Affluenza, riempimento, prezzo dei biglietti nei principali campionati europei (2013/14)

Affluenza

Riempimento

Prezzo

Incidenza

Germania

47.499

92%

36,60 €

50,8%

Inghilterra

38.337

96%

48,40 €

60,4%

Spagna

38.229

71%

39,70 €

65,3%

Italia

39.665

58%

21,60 €

38,5%

Francia

30.048

70%

20,40 €

31,4%

Fonte: Report Calcio 2015

Ecco la vera domanda: non se l’ingresso allo stadio costi troppo in assoluto (ma che vuol dire?) o se il caro-biglietti metta a repentaglio il diritto sociale al tifo (non ridete, c’è chi l’ha sostenuto seriamente), ma piuttosto come mai la Premier League possa riempire gli stadî per il 96%, quando il biglietto costa in media due volte e mezza più che in serie A (ed è il 50% più caro anche in termini di potere d’acquisto)?

In termini generali, un tale scollamento tra domanda e offerta può spiegarsi con i prezzi eccessivi o con un prodotto di qualità scadente. Se seguite la serie A (e avete visto almeno una partita di Premier League negli ultimi dieci anni), conoscete già la risposta. In caso contrario, penso che questi pochi dati possano dare un’indicazione piuttosto chiara.

Twitter @masstrovato