Il prestigiatore Draghi e i limiti della magia monetaria

scritto da il 16 Febbraio 2016

Dopo le recenti settimane di crolli verticali delle borse, con particolare e maggiorata volatilità dei titoli bancari (basti pensare agli scivoloni di Deutsche Bank o di Societé Générale) l’attesa per il discorso di Mario Draghi al Parlamento Europeo era più alta del solito.

Aprirà ad ulteriori allentamenti monetari? Alluderà ad altri tagli dei tassi? Annuncerà un allargamento del perimetro dei titoli comprabili nel Quantitative Easing? O darà a intendere una estensione temporale del programma di acquisto titoli?

Le domande degli osservatori si sono accavallate già durante il fine settimana, nell’affannosa ricerca dell’intuizione di quell’intervento tampone che avrebbe potuto arrestare la discesa da incubo dei listini azionari. Le borse, dal canto loro, hanno iniziato da venerdì una risalita alimentata – presumibilmente – più dalla fuga dei ribassisti (mai giocare contro la Banca Centrale) che dalla smania dei compratori.

portfolio_prestigiatore_illusionista1

Alcuni – quelli con lo sguardo che fatica a valicare le Alpi – si chiedevano se sarebbe stata annunciata una revisione delle procedure del bail-in o una sua sospensione. Mentre altri si sono spinti ad ipotizzare che la BCE si sarebbe resa disponibile a comprare i crediti deteriorati delle banche.

La realtà è stata meno creativa della fantasia dei commentatori.

Lo statement di Draghi ha, ovviamente, toni compassati e rassicuranti:

“La discesa dei prezzi delle azioni bancarie è stata amplificata dalle percezioni che le banche potrebbero dover fare di più per riposizionare il loro business model nel contesto di minor crescita e di bassi tassi di interesse, così come nel rafforzato impianto regolatorio internazionale che è stato istituito sin dallo scoppio di questa crisi. Tuttavia questo impianto di regole è quello che ha garantito, all’interno di questa crisi, la resilienza non solo di singole istituzioni, ma dell’intero sistema finanziario.”

Rincarando poi la dose con:

“metà della crescita dell’Eurozona in questi anni è frutto della politica monetaria della BCE, che intende continuare a garantire che tale politica possa trasmettersi all’economia reale”

Dopo aver appuntato le medaglie, è però il tempo di qualche doverosa puntualizzazione.

prestigiatore_illusionista

Per quanto riguarda il bail-in

“Le regole sul bail-in sono appena entrate in vigore. Pensare a una revisione mi pare difficile”

Meno diplomatico e più perentorio sul tema degli acquisti di NPL (crediti deteriorati):

“Per quanto ne so, non mi risulta che ci sia alcuna conversazione. Non stiamo parlando di comprare alcunché”

Perché una chiusura così radicale? Non era forse più funzionale lasciare aperto uno spiraglio per permettere al mercato di specularci sopra?

La credibilità, per una Banca Centrale, rappresenta un patrimonio di primaria importanza. E dar spazio a certe illazioni ne avrebbe leso la solidità: traslare il piano di acquisto di titoli di Stato con cui Mario Draghi mise in atto il suo celebre “whatever it takes” in un meccanismo similare con cui la BCE avrebbe provveduto a comprare NPL dalle banche è improponibile. Stupisce quasi che abbia trovato tanta risonanza.

C’è una differenza sostanziale tra le due operazioni: comprare titoli di Stato, ovvero parte del passivo dei bilanci pubblici, ha una funzione auto-taumaturgica perché il sostegno della BCE rappresenta una garanzia che quei titoli troveranno rimborso alla loro scadenza, quindi la “scommessa” della Banca Centrale che delibera di acquistarli è auto-avverante.

Viceversa ritirare da una banca quote dei loro attivi, nel caso di specie crediti deteriorati, non ha alcun effetto di miglioramento della qualità del sottostante. Se la “Tal-dei-Tali srl” è incapace di rimborsare la propria banca finanziatrice, continuerà ad avere le medesime difficoltà anche qualora il suo creditore dovesse diventare la BCE.

Considerando che per vendere gli NPL a prezzi svalutati e adeguati al mercato non servirebbe alcuna delibera della BCE possiamo concludere che l’acquisto dei crediti deteriorati sarebbe una semplice regalìa, oltre che ingiusta, ampiamente fuori dal tempo, dopo aver deciso che la stagione della ricaduta degli errori delle banche sui contribuenti è – finalmente – finita.

Mario il prestigiatore non è quindi rimasto vittima del suo ruolo, ma ha saputo mostrare buon senso anche in una situazione in cui, forse un po’ per disperazione, la sua celebre fantasia è stata evocata a sproposito. Non ci resta ora che scoprire se i rialzi visti nelle ultime due sedute fossero fondati esclusivamente su queste fantasie prive di fondamento o se davvero i mercati abbiano raggiunto valori che hanno trasformato i prezzi di Borsa in opportunità.

Twitter @AndreaBoda