Immigrazione, i dati web dicono che in Italia l’allarme è fortemente esagerato

scritto da il 18 Giugno 2018

Nel recente dibattito politico il tema dell’immigrazione irregolare raccoglie da diverse settimane la massima attenzione sui media nazionali. La controversa scelta del Governo Conte di chiudere i porti italiani alle ONG straniere ha evidentemente dato un fortissimo impulso alla discussione, spesso molta accesa data la delicatezza del tema.

La questione dell’immigrazione irregolare non è evidentemente un argomento nuovo nel dibattito politico. Per certi versi le ultime elezioni del 4 marzo sono state vinte dai partiti di maggioranza anche grazie a posizioni intransigenti verso i flussi migratori, esaltando in particolare i rischi connessi con un’immigrazione di massa.

Il fatto che i dati circa i flussi migratori segnalino che il problema, nei mesi più recenti, sia in netta riduzione è stato evidenziato da molti commentatori. Senza dilungarmi su questi numeri, si può comunque citare il fatto che tra i paesi al centro delle varie rotte migratorie, quali Italia, Grecia, Ungheria, Romania, Bulgaria e Croazia, tutti abbiano registrato una riduzione dei passaggi di immigrati. Secondo le statistiche Frontex nel primo trimestre del 2018 Italia e Ungheria, due dei paesi ad oggi più oltranzisti sul tema immigrazione, hanno registrato la flessione più consistente su base annua (-75% e -68%, rispettivamente). Solo la Spagna ha segnato un incremento (+6% su base annua), anche se in valore assoluto gli immigrati che hanno oltrepassato il confine spagnolo nei primi tre mesi del 2018 sono nel complesso 3.500, contro i circa 6.000 di Italia e Grecia.

A fronte della riduzione del numero di migranti che accedono irregolarmente in Europa ci si potrebbe aspettare che il problema sia meno sentito dalle popolazioni coinvolte. Ebbene, ciò sembra essere vero tranne in un’unica e importante eccezione: l’Italia.

Per valutare quale sia l’intensità del problema legato ai migranti percepito dalla popolazione di un paese si può considerare come proxy la frequenza di ricerche effettuate su Google relative all’argomento “immigrazione” in Italia e in tutti gli altri paesi che definiscono il confine esterno dell’Unione Europea (guardando all’argomento si esaminano tutte le ricerche che ruotano intorno al tema considerato e che sono effettuate nella lingua ufficiale del paese analizzato).

Dal grafico 1 si nota come in Italia l’interesse sul web verso le questioni collegate all’immigrazione mostri una tendenza crescente dal 2013, toccando il massimo dell’interesse proprio nel primo trimestre del 2018. Confrontando l’interesse sul web con il flusso medio mensile di immigrati si rileva per l’Italia un andamento in controtendenza: a fronte della recente caduta degli sbarchi, l’interesse sul web continua ad aumentare. In nessun altro paese di confine si registra la stessa tendenza. Ungheria, Romania, Croazia, Grecia e Bulgaria hanno visto il picco d’interesse in corrispondenza del maggiore afflusso di immigrati, osservato nel 2015, dopo di che l’interesse è andato scemando e ad oggi si mantiene su livelli molto bassi.

Per questo gruppo di paesi sembra esistere un forte legame tra quanti immigrati varcano effettivamente il confine e quanto il problema sia percepito, e quindi anche approfondito attraverso le ricerche sul web (nel periodo considerato la correlazione tra flussi di migranti e ricerche web è compresa, per i paesi citati, tra il 40 e 95%). Insieme all’Italia fa eccezione anche la Spagna, ma per il motivo opposto: il flusso di migranti non ha infatti indotto un aumento dei timori della popolazione verso gli stranieri irregolari, tant’è che la correlazione tra afflussi e ricerche web è negativa.

Grafico 1. Interesse sul web su argomenti collegati a “immigrazione” e flussi di immigrati irregolari

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Fonte: elaborazioni BEM Research su dati Google Trends e Frontex.

Sulla base dei dati descritti si può anche desumere quale sarebbe stato l’interesse verso l’immigrazione nel periodo più recente se la relazione tra flussi e ricerche web osservate fino al 2016 fosse rimasta immutata. Dalla differenza tra il valore stimato e il valore effettivo dell’interesse sul web si può stimare il gap di percezione sul tema dell’immigrazione. Nel primo trimestre del 2018 tale gap è stato particolarmente elevato (grafico 2).

Grafico 2. Italia: gap di percezione sul tema immigrazione

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Note: il dato stimato è ottenuto attraverso una regressione lineare con l’interesse sul web come dipendente e il flusso di migranti come esplicativa utilizzando i dati mensili del periodo 2009-2016. I coefficienti stimati sono stati quindi utilizzati per proiettare fino al primo trimestre del 2018 i dati sull’interesse sul web.
Fonte: stime ed elaborazioni BEM Research su dati Google Trends e Frontex.

In conclusione, dall’analisi riportata sembra emergere come in Italia il problema dell’immigrazione irregolare sia fortemente sopravvalutato. Ciò si desume sia guardando ai soli dati domestici, sia dal confronto con gli altri paesi europei di frontiera. L’informazione italiana non sembra quindi aver filtrato a sufficienza la contrapposizione tra i dati fattuali e le pulsioni ostili di una fetta importante popolazione, dando proprio sfogo a queste ultime.

Tale stato di cose pone un potenziale e dirompente problema, ed anche una mancata occasione.

Relativamente al problema, il forte rallentamento dei flussi migratori è la conseguenza diretta di una gestione molto più severa e attenta da parte di Turchia e Libia, non tanto di un cambiamento delle scelte dei migranti dall’Africa e dall’Asia che in ogni caso continueranno a premere sui confini europei anche nei prossimi decenni. Nel caso in cui l’approccio di questi due paesi dovesse cambiare, consentendo nuovamente un flusso ingente di immigrati, quali sarebbero le conseguenze sociali per il nostro paese? Si riuscirebbe a governare uno scontento crescente quando già ad oggi si attesta ai massimi storici nonostante il numero ridotto di sbarchi?

La mancata occasione è invece legata proprio alla situazione favorevole più recente. Il ridotto numero di sbarchi avrebbe potuto consentire al Governo in carica di avviare un serio piano di gestione dell’immigrazione, che dopo 20 anni non si può più definire un’emergenza. Con un’opinione pubblica meno balcanizzata si sarebbero potuti finalmente avviare degli accordi con i paesi d’origine delle migrazioni al fine di riaprire un flusso regolare di immigrazione. Contestualmente si sarebbe potuto regolarizzare chi è già sul territorio italiano e che negli anni non si è macchiato di alcun crimine, applicando in salsa italiana il programma Dreamers di Obama. In un simile contesto all’Unione Europea si sarebbe potuto chiedere un ampio contributo in termini di fondi d’investimento, con lo scopo prima di costruire abitazioni sociali rivolte a extra-comunitari e italiani svantaggiati. Ciò avrebbe favorito sia una maggiore integrazione degli immigrati sia uno stimolo alla crescita economica, anche in un’ottica di lungo termine visto il deficit demografico che colpisce il nostro paese. Aver dato spazio alle paure non consentirà di raggiungere né uno né l’altro obiettivo.

Twitter @MilaniC