Finleap e la pista degli elefanti, ovvero cosa imparare da un costruttore seriale di startup

scritto da il 22 Settembre 2018

Il primo di agosto ho avuto un incontro con Marco Berini di Finleap. Una lunga chiacchierata per proseguire il mio viaggio sul nuovo modo di fare impresa oggi.
So poco di lui. La stampa lo definisce pioniere dell’innovazione bancaria in Italia.
Qualche giorno prima Ignazio Rocco di Torrepadula, di Credimi, Ceo a mio parere di una delle startup più interessanti del panorama italiano, segnala su LinkedIn un comunicato stampa su uno dei prodotti dell’alleanza tra Banca Sella e Finleap che mi incuriosisce e che vi riporto in estratto:
Beesy è una soluzione digitale di gestione finanziaria pensata per le microimprese e i liberi professionisti, un target fino ad ora raramente supportato digitalmente, sebbene rappresenti una parte molto significativa dell’economia italiana, e ancora troppo spesso obbligato a ricorrere a processi cartacei per la gestione della contabilità e senza alcuna integrazione tra banche e consulenti fiscali.
Beesy unirà la soluzione banking, basata sulla piattaforma innovativa di Infinitec Solutions GmbH, una delle società di FinLeap, completamente integrata sulla piattaforma API di Fabrick, con un servizio di consulenza contabile e fiscale. In particolare, Beesy sarà un portale dove imprenditori e liberi professionisti potranno accedere alle migliori soluzioni digitali per la gestione delle finanze, con servizi bancari multipli, strumenti contabili, pagamenti, analisi, ma anche consulenza fiscale grazie a una rete di consulenti che interagiscono direttamente con i clienti tramite la piattaforma”.
Non mi è chiaro di cosa esattamente si tratti ma mi incuriosisce. Sono un dottore commercialista, mi occupo di impresa.
Qualche giorno prima ho avuto un incontro con la responsabile di SellaLab a Milano.
Decido di seguire la strada tracciata dalle coincidenze. Berini si rende disponibile per un incontro, mi parla di Beesy, di Finleap e di nuovi progetti e potenziali sviluppi, oggi ancora solo abbozzati.
I temi affrontati in questa lunga chiacchierata sono stati tanti e non facilmente riassumibili in un solo articolo. Proverò quindi ad essere schematico. Sarà lungo ma credo interessante per chi fa impresa. Soprattutto per chi fa impresa tradizionale.

1 – Chi è Marco Berini
Marco Berini è fondatore e amministratore delegato di Finleap in Italia e director of internationalization di Finleap gruppo. Prima Marco è stato head of group innovation di Unicredit e managing director di Unicredit Evo.

Prima lezione: il mondo delle startup soprattutto nel fintech è un mondo maturo, il team deve avere esperienza, relazioni ed un cv importante. Il fintech si conferma non essere roba da ragazzini. Qui l’innovazione si sposa con il fare impresa e servono cv pesanti.

2 – FinLeap
Fondata a Berlino nel 2014, FinLeap si definisce un company builder che crea nuove aziende partendo da un’idea che sviluppa in casa e che finanzia con investimenti iniziali compresi tra 0,5 a 5 milioni di euro.
“Siamo costruttori seriali di start up, non siamo un semplice incubatore di imprese – mi corregge Marco Berini dopo una mia prima sintesi eccessivamente superficiale – . La nostra missione è di sviluppare l’idea iniziale fino a portarla sul mercato, per poi cedere le quote (a volte solo parzialmente)”.
“Siamo verticali, lavoriamo solo nel fintech. In questo abbiamo fatto una scelta ben precisa. Nel progetto Beesy abbiamo preventivato un investimento di circa 2 milioni di euro ed un anno di lavoro. Nel nostro modello l’idea deve essere realizzata e portare risultati in un tempo molto breve, come è tipico per chi si occupa di innovazione”.
Poi mi confida: “In Finleap per evitare innamoramenti e condizionamenti chi definisce il progetto di startup e chi la gestisce sono due persone differenti.”

Seconda lezione: l’idea, l’intuizione sono fondamentali ma conta soprattutto il metodo. Un metodo fatto di attenta analisi di mercato (o meglio di analisi delle inefficienze di mercato), di focalizzazione e di velocità. Probabilmente è proprio su questo metodo più strutturato e meno pionieristico che dovremmo concentrarci noi del vecchio mondo PMI per ridisegnare l’impresa, per tornare a pensare come startup.

3 – Il portale Beesy
Beesy sarà un portale dove imprenditori e liberi professionisti potranno accedere alle migliori soluzioni digitali per la gestione delle finanze, con servizi bancari multipli (possibilità di connettere più di una banca), strumenti contabili, pagamenti, analisi, ma anche consulenza fiscale grazie a una rete di consulenti che interagiscono direttamente con i clienti tramite la piattaforma.
L’idea di fondo è di rivolgersi al mondo dei piccoli professionisti senza dipendenti, riunire ed integrare il mondo bancario con quello della consulenza fiscale partendo da realtà semplici e la cui gestione sia facilmente standardizzabile apportando da una parte una forte semplificazione gestionale e dall’altra consentendo al sistema bancario di avere dei dati sulla affidabilità finanziaria del soggetto e di impiegare cosi risorse a breve termine. Significa in prospettiva ampliare la platea di soggetti che possano accedere all’anticipo fatture ed al credito al consumo in maniera semplice e sicura.
Dimostrerà i vantaggi della collaborazione aperta nel settore bancario e finanziario.
L’operazione è, almeno nelle intenzioni, sicuramente interessante da ambo le parti. Da parte dei piccoli professionisti che si ritrovano a poter usufruire di una piattaforma aperta ed integrata accedendo cosi a servizi più ampi di quelli oggi disponibili.
Da parte del mondo finanziario (orfano dei tassi di interesse a due cifre) che vede ampliarsi il suo target, con un maggior controllo della qualità del credito e una maggior possibilità di impiego di liquidità a breve.
Hanno un progetto solido che volendo rivoluzionare l’erogazione del credito per le piccole partite IVA andrà in realtà a rivoluzionare [come conseguenza e non come obiettivo e già questo dovrebbe far riflettere ) in qualche modo anche il mondo degli studi dei commercialisti per ora relativamente alla consulenza ai clienti di minori dimensioni.

Non so perché ma a me è venuto in mente il vecchio film “La pista degli elefanti”. Forse qualcuno se lo ricorda. L’ho cercato on line per rivederlo ma senza successo. Nel film gli elefanti spazzano una villa padronale costruita sulla loro antica pista riappropriandosene. I protagonisti perdono la casa ma ritrovano l’amore. Alla fine c’è un faticoso lieto fine.
E gli elefanti se ci pensate ricordano un po’ le banche o le grandi imprese operanti in settori tradizionali. Sono pesanti e si muovono lentamente e svogliatamente ma quando si mettono a correre non è saggio trovarglisi davanti.

Terza lezione: l’innovazione di un settore può avere conseguenze in un settore attiguo. Un progetto come questo andrà ad impattare e a riconfigurare anche il settore della micro consulenza.

4 – L’analisi di mercato
“L’ Italia è un Paese potenzialmente molto attraente per il fintech ed in particolar modo per un prodotto come Beesy. Per questo abbiamo deciso di partire da qui.”
L’Italia infatti presenta un mercato ampio grazie al numero elevato di piccole partite iva ed è un mercato inefficiente.
Gli interlocutori di queste partite iva sono la banca ed il commercialista, due realtà che fanno fatica a fornire un servizio ottimale su realtà cosi piccole ed a bassi margini se non standardizzate.
Beesy vuole inserirsi proprio in questo mercato, una piattaforma agile e modulare su cui agganciare e costruire nuovi prodotti/servizi a freelance e piccole partite iva.

Quarta lezione: l’innovazione spesso nasce dallo studio delle inefficienze del settore stesso o di quelli adiacenti.

5 – La difficoltà a reperire risorse qualificate in Italia
“Purtroppo in Italia siamo troppo pochi nell’ecosistema dell’innovazione. Questo se da un lato apre opportunità di business interessanti dall’altro provoca svantaggi da non sottovalutare”
“Stiamo crescendo velocemente, stiamo assumendo una persona a settimana. Purtroppo, troviamo pochi candidati rientranti nei profili che cerchiamo, ne assumeremmo molti di più. Del resto possiamo considerare competitive solo due o tre università in Italia. E molti sviluppatori italiani sono andati all’estero, quasi un’emorragia. Nell’ecosistema Finleap (tra Italia e Germania) siamo oltre 600 persone di 50 nazionalità diverse. La rappresentanza italiana è la maggiore dopo la tedesca, ma molti sono basati a Berlino. Sono italiano e vorrei riportare i nostri talenti in patria il più possibile”.
“Per il recruitment” prosegue Marco Berini “utilizziamo una piattaforma che ci consente di cercare talenti in tutto il mondo e riceviamo oltre 10.000 domande all’anno. Dati i ridotti tempi di incubazione delle startup non possiamo permetterci di far crescere risorse internamente e quindi ci rivolgiamo solo a persone “senior” e questo limita molto il numero di candidati idonei.”
“Età ed anzianità non sono però sinonimi da noi. Ad esempio, un nostro capo programmatore ha 24 anni ma programma da quando ne aveva sei ed è cosa abbastanza comune tra gli ingegneri informatici. Sono giovani ma hanno molta esperienza. È assurdo che l’Italia non valorizzi i suoi talenti e a scuola non si insegni programmazione in maniera seria.”

Quinta lezione: le imprese più innovative devono saper gestire le difficoltà derivanti dalla scarsità dei talenti ed attrezzarsi per diventare attraente per queste risorse.

6 – Location
“Ho scoperto che la location è un tema più complesso di quanto pensassi: cresciamo così velocemente che la prossima sarà la terza sede che cambiamo in un anno. Milano inoltre oggi è forse l’unica città italiana che risulti attraente per un giovane talento straniero. Per noi è stata una scelta quasi obbligata.”

Sesta lezione: le aziende devono diventare attraenti per vincere la guerra dei talenti. La location è uno degli elementi da considerare e rappresenta un problema di cui tener conto in aziende in forte crescita.

7 – Minimum viable product (MVP)
“Il nostro target di Beesy oggi è il mondo delle partite iva senza dipendenti. Quando innoviamo un settore abbiamo la necessita di rivolgerci ad un mercato ampio ed il più possibile standardizzato in modo da ridurre i costi iniziali, raggiungere più velocemente il punto di pareggio ed ottenere un ebitda interessante già con un fatturato previsto che rappresenti all’inizio anche solo una piccola fetta del mercato potenziale.“
“Operare su partite IVA con dipendenti avrebbe solo complicato il modello dovendo inserire anche la figura del consulente del lavoro. Inoltre questo tipo di realtà con dipendenti solitamente hanno dimensioni maggiori e risulterebbero già servite in molti casi dal settore bancario tradizionale. Avremmo importato complessità sul modello senza significativi vantaggi in termini di marginalità. Almeno in questa prima fase.”

Settima lezione: come da manuale quindi l’obiettivo è proporre nella fase iniziale ai potenziali clienti un “Minimum viable product” (MVP) per consentire al team di testare il servizio e raccogliere la massima quantità di conoscenza validata sui clienti con il minimo sforzo.

8 – Rapporti con investitori e finanziamenti
“I soldi nel nostro settore non sono un problema. I soldi ci sono, il mercato oggi è liquido. È la capacità di eseguire e scalare che mancano. Il nostro problema non è trovare i soldi ma selezionare i partner giusti per l’operazione. Quando il progetto è valido puoi permetterti di scegliere.”

Ottava lezione: i soldi non sono un problema se il progetto è valido. Bisogna esser bravi a scegliersi i migliori partner.

9 – A proposito di uscire dalla propria zona di confort
Ho letto poco o nulla su Marco Berini e Finleap on line. Non ricordo neanche di aver trovato il suo nome tra i relatori di qualche importante convegno. Possibile che la colpa sia mia ovviamente (non è esattamente il mio settore) ma quando gli ho chiesto perché la sua storia non fosse nota al grande pubblico mi ha stupito con la sua risposta:
“Abbiamo solo un anno o poco più per portare a termine i progetti. Siamo costretti ad essere molto focalizzati. Ti confesso inoltre che ho paura di volare. Perdo un anno di vita ad ogni atterraggio, eh… Per questo riduco il più possibile gli spostamenti e gli impegni non strettamente necessari.”
Devo aver avuto una strana espressione perché poco dopo ha aggiunto:
”Prendo comunque un centinaio di aerei l’anno, ma sono ancora qui.”
Quando si dice della necessità di uscire dalla propria zona di confort…

Nona lezione: focalizzare l’obiettivo ed uscire dalla propria zona di confort.

10 – Che cosa mi ha colpito e che cosa ho imparato
Rientrato in Studio ho provato a riordinare gli appunti e a cercare di capire perché fossi rimasto così colpito. Credo di aver imparato molto. Soprattutto dal metodo. Al giovane lettore credo suggerirei una esperienza di lavoro in una società come questa (non necessariamente questa sia chiaro) per imparare il modello: studiare, panificare, analizzare i dati e poi agire velocemente.
Ho trovato davvero poca differenza tra il ruolo del manager e quello dell’imprenditore
Mi ha colpito molto la lungimiranza di Sella nell’investire in una operazione così innovativa per il settore. Ed il coraggio nell’affrontarne in prospettiva i mutamenti organizzativi e quelli potenzialmente rivoluzionare sul modo di fare banca.
Probabilmente le imprese tradizionali impegnate in un percorso di open innovation potrebbero raccontare storie altrettanto interessanti di quelle delle startup di cui leggiamo spesso.
Oggi ho letto per caso una citazione di Ashleigh Brilliant: “Alcuni cambiamenti sono cosi lenti che non te ne accorgi, altri sono così veloci che non si accorgono di te” e sono tornato a pensare sorridendo a quel vecchio film con Elisabeth Taylor…

Decima lezione: Scegliere bene dove costruire la propria casa, evitando con cura le vecchie piste di elefanti…

Post scriptum: questo articolo non ha la pretesa di essere esaustivo ma di fornire spunti di riflessione ed aprire un dibattito. Probabilmente (ed in un certo qual modo giustamente) qualche lettore potrebbe sostenere che PMI e startup hanno ben poco in comune e che non si possono mutuare modelli nati per essere usati in condizioni così diverse tra loro.
Probabilmente è vero. Io nel dubbio cerco di capire che direzione prenderanno gli elefanti.

Twitter @commercialista