Ho immaginato un mondo in cui la signora Burocrazia chiede permesso

scritto da il 12 Dicembre 2015

Mi rendo conto che il titolo di questo articolo non sia incoraggiante per chi spera di trovare in Econopoly un’importante ancora informativa fatta di dati e numeri e come sempre invoco la pazienza e l’indulgenza del lettore.

Sono stato invitato a partecipare al VII Forum dei Giovani Professionisti, una bella iniziativa  che si è tenuta ieri a Roma. In particolare sono intervenuto alla tavola rotonda: “Il dialogo tra gli uffici ed i professionisti a tutela del contribuente: prove tecniche di collaborazione.”

Il tema è avvincente ma si prestava nel mio caso a due rischi non banali:

  • La deriva lamentosa e populista del “qui non funziona nulla”(che non è vero);
  • La smania di onnipotenza del tecnico che si erge a potenziale legislatore.

L’impresa, sono sincero, mi appariva ardua e superiore alle mie forze finchè non ho letto l’ultimo articolo di Vitalba Azzollini che mi ha fatto riflettere non poco. Non mi riferisco al ruolo della soft law che non mi ha del tutto convinto. Vitalba mi ha fatto scoprire una cosa che ignoravo completamente ed è da lì che vorrei partire nel mio intervento, incominciando da un titolo che rimanda pericolosamente (per un commercialista) a John Lennon.

In Italia le amministrazioni dovrebbero eseguire nel corso dell’istruttoria normativa:

Cito affascinato “Nel corso dell’AIR l’amministrazione svolge una analisi delle motivazioni che richiedono un intervento normativo, identifica gli obiettivi che intende perseguire, elabora e valuta una serie di opzioni (inclusa l’opzione di non intervento), con particolare attenzione agli effetti attesi su cittadini ed imprese, e motiva la scelta finale. Nel corso dell’AIR l’amministrazione svolge consultazioni con i vari stakeholders al fine di raccogliere dati, opinioni e suggerimenti.”

Son sincero, i link che vedete li ho inseriti più per convincermi che sia tutto vero che per dovere di informazione nei confronti del lettore. Oggi ovviamente la norma è applicata in maniera burocratica e del tutto insoddisfacente con tanto di richiami e critiche da parte delle varie autorità internazionali.

Per un attimo però (e solo per un attimo) ho immaginato (e qui torna pericolosa l’associazione a John Lennon) la Burocrazia chiedere “permesso” prima di entrare nella mia vita e domandarsi l’effetto dell’ennesima norma, dell’ennesimo regolamento e quali provvedimenti cancellare prima di tornare a legiferare.

Ho immaginato una Burocrazia che, prima di lanciare l’operazione “730 precompilato come se non ci fosse un domani”, si affretta ad acquisire telematicamente le spese farmaceutiche dei cittadini per non costringerli a collezionare scontrini con un piacere quasi feticistico.

Ho immaginato il legislatore predisporre riforme normative coerenti per sottoporle ad un ampio dibattito tra gli esperti del settore felice di recepirne i suggerimenti più illuminati e solo dopo legiferare. Perché la tutela del contribuente parte dalla qualità della legge, se non partiamo da lì smarriamo il senso del confronto.

Schermata 2015-12-12 alle 12.09.06Ho immaginato una Burocrazia che, a fronte della recente pronuncia delle Sezioni Unite della Cassazione ben analizzata nell’ articolo “Accertamenti fiscali, il contraddittorio non è d’obbligo”, imbarazzata si affretta a predisporre una norma (il legislatore ormai in Italia purtroppo ha perso gran parte delle sue funzioni limitandosi troppo spesso a ratificare norme in gran parte suggerite dall’Agenzia stessa) per chiarire l’importanza del contraddittorio basandosi sul semplice diritto naturale del cittadino di potersi difendere in maniera compiuta.

In realtà durante il convegno l’Agenzia delle Entrate si è dichiarata soddisfatta della pronuncia (il correttore automatico tende insistentemente a correggere in pronunciamento, termine decisamente sconveniente) delle Sezioni Unite della Cassazione sia sostenendone il percorso logico/giuridico sia ricordando, correttamente, che la situazione Italiana appare del tutto peculiare essendo caratterizzata da una infinità di micro Partite IVA e PMI che renderebbero impossibile gestire a livello organizzativo il diritto al contraddittorio a tutti i contribuenti.

L’esponente dell’avvocatura ha giustamente difeso il diritto costituzionale del cittadino richiamando percorsi logico/giuridici altrettanto strutturati e corretti.

In un dibattito così ben argomentato (leggi italiane, leggi europee, sentenze in ordine sparso) a me non è rimasto che osservare timidamente, data la mia modesta preparazione giuridica rispetto a quella vantata dai miei interlocutori ho fatto di necessità virtù, che probabilmente il problema semplicemente non era giuridico ma, visto che tutti convenivano sul considerare il diritto al contraddittorio un principio di buona amministrazione, il problema era del tutto organizzativo e che di quello si sarebbe dovuto discutere.

In sostanza ho provato ad argomentare (in tutta evidenza direi alquanto malamente) che probabilmente avremmo dovuto sederci ad un tavolo con Ministero, Agenzia delle Entrate, professionisti ed imprese per rivedere il flusso informativo, per consentire ed agevolare all’Agenzia un riordino dei dati senza assistere come oggi ad un proliferare di dichiarazioni accompagnata da un proliferare di costi per il controllo delle stesse, di fraintendimenti sulle interpretazioni di norme e circolari, ecc.

In sintesi semplificare avrebbe aiutato tutti, imprese in primis. Perché abbiamo un disperato bisogno di una burocrazia efficiente e competitiva.

Non so se qualcuno dei lettori ricorda quella foto di Filippo, quel bimbo interista che chiedeva disperatamente alla sua squadra”Potete vincere? Altrimenti a scuola mi prendono in giro.”. Ecco io ho lo stesso problema con i clienti esteri del mio Studio abituati a sistemi fiscali e normativi ben più attrattivi per le imprese rispetto al nostro che troppo spesso diventa un limite e motivo di imbarazzo. Per questo AdE, mondo delle professioni ed il legislatore devono vincere la partita dell’innovazione.

Purtroppo mentre ero preso dalle mie divagazioni (novello John Lennon) mi sono ricordato di una circolare di un paio di anni fa:

“Circolare del 29/05/2013 n. 18 (La tassazione degli atti notarili – Guida operativa – Testo unico dell’imposta di registro). … L’obiettivo che si intende perseguire è quello di rendere omogenea ed uniforme la tassazione degli atti notarili su tutto il territorio nazionale, con l’auspicio che la pubblicazione di tale vademecum comporti come indiretta conseguenza, anche una diminuzione delle casistiche conflittuali che possono insorgere tra i contribuenti ed i notai da un lato e l’Amministrazione finanziaria dall’altro, nella prospettiva di una azione amministrativa più efficiente ed efficace, oltre che più trasparente.”

Si, avete letto bene, “L’obiettivo che si intende perseguire è quello di rendere omogenea ed uniforme la tassazione degli atti notarili su tutto il territorio nazionale”.

Attività meritoria se si riferisse al tentativo del compianto Regno di Sardegna di uniformare la tassazione nelle nuove conquiste garibaldine.

Purtroppo ciò avviene nel 2013. E ci tocca comunque gioirne.

Twitter @commercialista