Solo l’economia che serve. Niente di più, niente di meno

scritto da il 24 Settembre 2017

In passato ho partecipato a discussioni in merito a come realizzare un testo di economia sì profondo ma anche adeguatamente semplice, che aiutasse a diffondere una sufficiente cultura economica non “addomesticata”. Purtroppo le idee tendevano sempre verso forme di “economics for dummies” in realtà più banali che semplici, francamente insoddisfacenti.

Grazie alla mia amicizia con il professor Enrico Colombatto, ho potuto prima leggere The economics you need e poi offrirmi a supporto della sua versione italiana recentemente pubblicata: L’economia che serve. Ritengo che questo libro offra finalmente un adeguato equilibrio tra completezza, rigore ed accessibilità, il che ne permette la fruizione sia ai fini di mera cultura personale, che come base di partenza per un percorso di studi più approfondito.

Questo libro contiene grafici, da intendersi come illustrazioni di un ragionamento – perché l’economia è soprattutto un modo di ragionare, un certo metodo logico di comprendere determinati aspetti della realtà – ma non contiene la massa di formule e trattamenti matematici tipici di un moderno testo di economia e che rendono molti argomenti insensatamente impenetrabili. È una precisa scelta che aiuta l’accessibilità del testo senza nulla togliere alla sua profondità, d’altra parte la matematica è utile come formalizzazione di una certa logica, ma da sola non può dimostrare nulla se prima non è chiara la logica stessa.

Enrico Colombatto

Enrico Colombatto

Colombatto vuole illustrare gli aspetti della materia economica, le sue tematiche e gli strumenti concettuali utili ad affrontarle, non presenta una qualche tesi cercando poi di dimostrarne la bontà. Per la verità non espone neppure alcuna vera soluzione alle problematiche che l’economia è chiamata ad analizzare. Certamente alcuni messaggi di fondo coerenti con la sua filosofia economica vengono comunque convogliati: i più addentro alle teorie economiche, e i lettori che vorranno poi approfondire lo studio, troveranno tracce del suo personale orientamento tra le letture consigliate alla fine del libro. I più attenti potranno intravedere già dall’indice, per quanto in una forma più semplice e snella, molto della “Azione Umana” di Ludwig von Mises (di recente ripubblicazione in Italia). Considerando che questo “richiamo” attiene più al metodo che alle conclusioni, è da considerarsi un punto di forza del libro.

Ma nonostante il posizionamento accademico di Colombatto sia ben definito, L’economia che serve ha il grande merito di lasciare molte conclusioni aperte, rimettendo al lettore il diritto e il dovere di farsi una propria opinione, decidendo alla fine in quale filone di pensiero riconoscersi. Perché “pensare da economista” è qualcosa (un metodo logico) che viene ben prima dello schierarsi ideologicamente, o almeno così dovrebbe essere (e così certamente non è nella stragrande maggioranza delle pubblicazioni più accessibili, sia stampate che – soprattutto – on line).

Colombatto riesce in questo tracciando una profonda, importante linea tra ciò che può dirsi scientifico (logico, astratto, generale) e ciò che invece discende dalle caratteristiche culturali o anche solo da preferenze e (pre-)concetti personali di ognuno in merito all’individuo ed alla società. I “valori” non sono la scienza economica, ma concorrono con questa nel dare valore agli aspetti della realtà ed a definire quindi le soluzioni auspicabili ai più diversi problemi. Fornire tale consapevolezza è un merito importante del libro; in mezzo a tutto il marasma dei possibili argomenti e valutazioni che un testo di economia può riportare, questa impostazione permette di concentrarsi solamente “sull’economia che serve”, appunto.

Per concludere, riporto il commento di un reviewer ad un lavoro pubblicato da Colombatto e me, perché ben si adatta a questo libro (d’altra parte il “metodo” è lo stesso): “L’approccio […] è diverso da ciò a cui un economista potrebbe essere oggi abituato, perché non è del tipo “costruisci un modello matematico e testalo con un po’ di econometria”. Vedo questo come un merito […] ma scommetto che molti economisti la penserebbero diversamente. […] Non “prova” nulla ma interpreta alcuni eventi che chiunque può osservare”. Appunto, questo libro aiuta a interpretare la realtà senza dare una lettura preconfezionata. È un ottimo inizio, e magari – perché no? – un ottimo ri-inizio.

Twitter @LBaggiani