Per salvarsi dal Big Bang delle professioni ci vorrebbe un Mister Spock

scritto da il 07 Novembre 2019

In questi giorni sono spesso in giro: presentazioni del libro Restartup, seminari su PMI innovative e startup, incontri dai clienti per supportarli nella pianificazione della loro azienda. Intenso è anche il confronto con i colleghi e gli imprenditori.

Molto sta cambiando nel mondo delle imprese e di conseguenza, anche se con meno consapevolezza, nel mondo delle professioni.

Professioni che forse avrebbero più di altri bisogno di ripensarsi e tornare a credere in se stesse.

Scrivo questo post non perché possa offrire grandi soluzioni al lettore (quelle alla fine sono individuali e spettano a ciascuno di noi) ma perché credo sia utile a tutti incentivare il confronto e dibattere sul tema. Inoltre, dialogando con molti amici, ritengo opportuno formalizzare qualche osservazione per facilitare il successivo confronto. Se preferite date la colpa alla deformazione professionale, lavorando quotidianamente sulla valutazione di azienda alla fine tendo ad essere iper attento ai molteplici segnali che manda il mercato per analizzare il settore e l’adeguatezza del business model.

Question mark
Il Big Bang non è facile da affrontare, farà sicuramente morti e feriti, potrebbe però diventare uno stimolante nuovo inizio. Questa massima di Confucio (da molti attribuita a Mao Zedong) mi sembra la più adatta a commentare lo “stato delle cose” in questi primi giorni di novembre. Anche se francamente devo ancora capire se sia opportuno o meno inserire un punto di domanda al termine della frase.

Il grande risiko
Provo a condividere alcune riflessioni che riguardano in particolare noi ed il mondo dei Commercialisti cercando poi di unire i puntini:

1. È iniziato da tempo il risiko di M&A tra studi professionali. Devo dire però che il fenomeno ha mostrato una accelerata notevole. Siamo sempre stati abituati a ricevere proposte di collaborazione più o meno lasche (dal fare network alla fusione) ma negli ultimi mesi non solo è aumentato il numero (straordinariamente elevato, il che è un ottimo riscontro sul nostro progetto) ma anche la qualità delle proposte e la dimensione degli interlocutori. Osservo crescere quindi una maggiore consapevolezza anche se non sempre accompagnata da una visione chiara. Anche gli Studi più strutturati non riescono a capire esattamente dove si muoverà il mercato nei prossimi anni e soprattutto con che tempi.

2. Proliferano reti, associazioni, ecc tra professionisti. Spesso sono governate da un “non professionista” che vende servizi, formazione, aggrega. Non sempre mi appaiono trasparenti nei fini e nella qualità dell’offerta. A volte si ha l’impressione che cerchino di creare una rete per poi rivenderla a breve a qualche realtà più grossa. Restano comunque un tentativo di aggregazione e fatemi dire di “trovare rifugio” in un mercato non facilmente decifrabile. Ne ho trovata solo una veramente interessante gestita da notai.

3. Milano è vista non solo come piazza ricca ma anche come piazza che consente, presidiandola, di intercettare prima le tendenze di mercato future. Molte delle realtà che cercano di governare l’aggregazione sono vittime di un approccio politico che temo resti un vulnus ed allontani dalla soluzione.

4. Molte delle realtà che cercano di governare l’aggregazione sono vittime di un approccio politico che temo resti un vulnus ed allontani dalla soluzione.

5. Nuovi competitor si affacciano sul mercato con l’obiettivo di gestire i big data (Fattura elettronica ed obbligo di pagamenti tracciati hanno dato il via alla corsa all’oro dei dati). In questo campo vedo sia strategie confuse, tipiche della grande impresa burocratizzata, sia in alcuni casi comportamenti poco trasparenti da parte di quelli che dovrebbero essere i fornitori privilegiati della nostra categoria. Grandi player lenti e confusi che potrebbero però abbattere la diga e travolgere l’attuale mercato. Molti colleghi a questi si appoggiano sperando in qualche modo di galleggiare.

Entrate e demografia
In questi ultimi tempi noto sempre più forti due tendenze:

1. La professione sta diventando vecchia, si iscrivono sempre meno praticanti e questo da una parte porterà più lavoro o almeno compenserà la moria delle micro imprese, dall’altra favorirà gli studi più dinamici e reattivi. Da non sottovalutare gli effetti sulla Cassa di Previdenza.

2. Il lavoro non diminuirà ma sarà nella fase di passaggio verso la parziale automazione di alcune attività più caotico, faticoso e a bassi margini. Anche a causa della cattiva gestione della transizione da parte dell’Agenzia delle Entrate. Come per molte realtà aziendali faccio sempre l’esempio del casellante, ancora in pochi hanno il telepass (incredibile). Sono però i più ricchi o innovatori ad averlo e prima o poi diventerà obbligatorio e verrà giù la diga. Bisogna prepararsi per tempo e devo dire che come Studio lo stiamo facendo e siamo soddisfatti del percorso.

Le reazioni della categoria
Le reazioni della categoria ad un mercato difficile appaiono ancora confuse e scomposte anche a causa di una normativa fiscale drammaticamente caotica che lascia ben poco spazio alla pianificazione e ancor meno tempo per riflettere sul futuro. Alcune tendenze:

1. Molti Studi, soprattutto se di minori dimensioni o mono professionali, sono sopraffatti dai nuovi adempimenti, si lamentano e cercano nella politica di categoria una soluzione che difficilmente il CNDCEC potrà dare.

2. Altri si dedicano all’inseguimento dell’efficienza grazie alle nuove tecnologie (tentativi apprezzabili e necessari ma in cui nutro scarse speranze se non accompagnati ad un cambio radicale di modello di business. La tecnologia è una grande opportunità ma resta uno strumento).

3. Altri ancora cavalcano novità normative che se da una parte ridanno un ruolo alla categoria ( o a parte di essa) dall’altra la allontanano ancora di più dal mercato. La riforma della Crisi di impresa rappresenta bene questa situazione in cui addirittura assistiamo alla nascita di un nuovo Albo che va a ridurre (o rende più difficile accedervi) le riserve di legge per molti professionisti. Comprendo l’entusiasmo dei concorsualisti che si rifugiano nella ridotta in Valtellina ma mi chiedo che ne sarà della Professione e della Cassa di previdenza una volta completato il disegno dello smembramento in più albi. Perché a questo punto mi aspetto la nascita di un albo dei valutatori (a cui mi iscriverò) ed il divieto di firmar perizie ai non iscritti. E così via.

4. Alcuni cavalcano la trasformazione in revisori o certificatori, tendenza che vediamo anche a livello internazionale. Dimenticando in parte che qualche revisore in giro c’è già. La speranza di questi è riposta nell’obbligo di legge.

I miei desiderata
Francamente non mi lamento, faccio un po’ di fatica a decifrare le nuove tendenze ( o meglio i loro tempi di impatto dipendendo in parte da politica sia repubblicana sia di categoria) ma ormai credo di disporre di una buona bussola. Abbiamo chiaro il percorso da fare ed è da tempo che questo percorso è iniziato. Certo ha comportato molta fatica ed è risultato più lento del previsto ma ci sta già portando diverse soddisfazioni. Probabilmente inizio a pensare che Confucio abbia ragione anche se sono convinto ne sottovalutasse la fatica.

Provo però ad elencare che cosa vorrei per poter competere con maggiore serenità:

1. Un libero mercato: meno leggi, meno burocrazia, meno adempimenti inutili per avvantaggiare realtà ormai da tempo fuori mercato e che hanno per noi il solo effetto di rallentare la nostra crescita;

2. Mi piacerebbe maggiore trasparenza da parte di tutti gli attori in gioco. Troppo spesso, come in una sorta di insider trading da B movie, qualcuno si avvantaggia di informazioni riservate che poi così riservate non riescono nemmeno ad essere. Insomma nessun grande genio del male, più piccolo cabotaggio. Ugualmente fastidioso e scorretto.

3. Una normativa che non penalizzi le aggregazioni tra Studi e ne agevoli la crescita dimensionale (neutralità fiscale come per le imprese). Oggi penalizziamo i piccoli, dovremmo invece incentivare chi vuole crescere. Un cambio di mentalità importante in una Italia ancora borbonica più vicina a Nottingham che ad un moderno Stato europeo.

4. Agevolazioni per le professioniste, o meglio per tutte le lavoratrici, in maternità con asili, ecc. Una limitazione alla responsabilità professionale ad un multiplo del compenso come avviene per i revisori. Lo pongo da anni, solo da poco vedo che il tema è entrato timidamente in agenda. È un tema che incide profondamente anche sulla crescita dimensionale degli Studi.

Esiste una via d’uscita?
Esiste sempre e resto positivo. Mi rendo purtroppo conto che è una via faticosa che si scontra spesso con ostacoli che la categoria è la prima a porre. C’è molto da fare, forse semplicemente tornando a fare i Commercialisti. Ripartendo dalla nostra storia e dalla nostra identità.

Purtroppo per fare questo, lo dico con rammarico, come Studio stiamo trovando risorse e soluzioni al di fuori di quelle proprie del mondo professionale in quel grande magma, in quel brodo primordiale composto da chi sta provando a ripensare se stesso e la professione. Come sempre le cose più interessanti si trovano sul confine tra i settori di mercato.

Credo che non esista una soluzione valida per tutti e di certo mi preparo ad affrontare i prossimi anni con entusiasmo ma anche con lo scetticismo tipico della professione. Importante resta rendere più frequente il confronto, alzare le antenne ed attivare i radar.

La nostra in fondo sta diventando quella che definisco (impropriamente) una startup di professionisti ed è abbastanza stimolante farne parte. Credo anche per le imprese che seguiamo.

Fortunatamente questo approccio un po’ sperimentale e tutto focalizzato sulle imprese sta premiando.

Mister Spock nell’advisory board
Confesso però di avere un sogno nel cassetto. Non voglio rivelare tutto ed oggi siamo troppo piccoli e forse anche i tempi sono prematuri.

Non vi nascondo però che vorrei avere nel team, anche solo come componente dell’advisory board, Mister Spock.

E credetemi non sto scherzando, ho già in testa un paio di nomi.

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Twitter @commercialista

Questo post è stato pubblicato anche sul blog dello Studio Panato