Analisi fondamentale: servono i target price ?

scritto da il 19 Ottobre 2022

Analisi fondamentale: la prima cosa da chiedersi è “cui prodest”, chioserebbe il professor Aswath Damodaran della New York University e vero guru della Corporate Finance.

Più prosaicamente i target price che hanno tanta diffusione sui media, su internet e sulla stampa finanziaria hanno un qualche senso logico ?

La domanda è molto delicata perché, nel mio caso, è come chiedere al fornaio se il pane è buono: se la risposta è scontata non è altrettanto scontato che questa risposta possa essere scortese.

Però se non ci facciamo domande scomode non riusciamo spesso a progredire nella comprensione di un fenomeno e quindi non dobbiamo avere remore professionali o morali nella ricerca della verità.

E ben vengano le domande scomode sull’analisi fondamentale anche se sappiamo benissimo fin da subito la risposta.

Da vecchio cronista di Borsa posso assicurare il lettore che molti dei target price sulle azioni di tante blasonate sim, sgr ed analisti finanziari di vario genere valgono come la carta sulla quale sono scritti.

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( Fonte: www.riuscireinborsa.it )

Non voglio screditare l’industria finanziaria, intendiamoci, voglio raccontare  l’esperienza che io ho vissuto sulla mia viva pelle.

L’esperienza prima di un investitore alle prime armi che quando ancora non c’era internet leggeva avidamente la stampa finanziaria cartacea alla ricerca appunto di questi report di emanazione istituzionale. Poi di un giornalista finanziario che di questi report ci cibava ogni giorno e anzi peggio li propinava ai propri lettori. E quindi di analista finanziario io stesso che questi report oggi come oggi li scrive.

Quando si parla di target price a livello di corporate evaluation o di analisi fondamentale che dir si voglia si sta parlando di un fair price che è stato definito o attraverso i flussi di cassa scontati o attraverso i multipli di bilancio (prezzo / utili, EV / EBITDA, etc.).

Quindi si sta parlando di due fattispecie molto precise di analisi con tomi su tomi di letteratura scientifica alle spalle.

Eppure se è vero che è tutto scritto è anche vero che seguire i target price degli istituzionali senza nozioni di base di corporate evaluation è come giocare alla roulette russa.

Ma questo succede tutti i giorni sulla rete: report di analisi fondamentale basati sulle due metodologie citate poc’anzi vengono usate come armi di distruzione di massa nella fissazione di target price a dir poco funambolici.

E fiumi di investitori se li bevono con voluttà.

Facciamo allora la prima domanda sconveniente: come può  una istituzione finanziaria come una banca o un fondo o una sgr vendere azioni di una società che non considera più promettente ma che ha in pancia senza smuovere il mercato ? Si aggiunga che tale società non è particolarmente liquida in Borsa e quindi la struttura del mercato non riuscirebbe ad assorbire un eccesso di flusso di vendite senza un crollo delle quotazioni. Semplice: chiede all’ufficio studi di emettere un report in cui si glorifica il futuro radioso della società fissando un target price elevatissimo. L’ufficio studio per quei canali misteriosi che guidano la borsa mette in circolazione il report tra i media e i siti e il gioco è fatto: c’è sempre qualche fesso là fuori che mette mano al portafoglio attratto da quel +30% di target price. E se il malcapitato investitore compra allora la banca vende a prezzi migliorativi le azioni di quella società decotta riuscendo così a liberarsene.

Fantascienza ? E chi lo sa …

Appare comunque essenziale per il trader al di là di ogni illazione gratuita capire come e quando valutare i multipli di bilancio e soprattutto che importanza dare ad un target price fissato con i flussi di cassa.

In particolare i multipli di bilancio vengono almeno nel 90% dei casi male interpretati dal pubblico. Ad esempio si tende a considerare il multiplo prezzo / utili come un indicatore della sopravvalutazione o sottovalutazione di una azione. Ma purtroppo il multiplo non dice niente di tutto questo: una azione con un prezzo utile di 40 quando la media di settore è di 20 potrebbe essere perfettamente valutato perché il driver del multiplo stesso non ha niente a che fare con un possibile soprapprezzo rispetto al fair price. Ma veniamo ora al target price che non è nient’altro che il prezzo risultante di solito da una valutazione al presente dei flussi di cassa futuri dell’azienda.

Capire il meccanismo della valutazione al presente dei flussi di cassa futuri di una azienda porta ad una prima conclusione: i target price sono sempre e comunque da prendere con le molle perché sono innumerevoli le variabili indipendenti che lo influenzano e quindi fa sicuramente sorridere il report della banca che assegna all’azione un fair price +10% dalle quotazioni attuali.

Infatti il fair price, qualora calcolato correttamente, può al massimo segnalare con efficacia una FORTE sottovalutazione di una azione, ad esempio -50%, o una FORTE sopravvalutazione di una azione, ad esempio +100% rispetto al fair price stesso e non certo piccoli scostamenti di qualche punto percentuale.

Bisognerebbe davvero avere la bacchetta magica per capire se una azione ha un fair price che si discosta di qualche punto percentuale dal prezzo corrente.

Esistono oggi in commercio su Internet diverse piattaforme di analisi fondamentale che permettono di reperire tutti i dati grezzi di bilancio delle azioni italiane e straniere senza per forza dover sborsare 20.000 dollari / anno a Bloomberg che rimane la principessa delle banche dati.

Si tratta di un flusso dati indispensabile per l’investitore accorto e l’analista fondamentale che non vuole cadere vittima di questo o quel target price fissato in maniera stratosferica per altri obiettivi se non quelli di mera informazione finanziaria.

Di seguito il caso di una azione con una forte sottovalutazione e un appropriato STRONG BUY: ovviamente il consiglio è di non considerare i target price con un apprezzamento solo di qualche punto percentuale.

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Fonte: www.riuscireinborsa.it

Una nota conclusiva : se il calcolo di un target price con i multipli di bilancio avviene con un meccanismo comparativo rispetto ad altre aziende di pari rischio e di pari settore il calcolo dei flussi di cassa scontati al presente è molto più delicato anche se in realtà qualora bene applicato fornisce stime molto precise. Diciamo che con i multipli di bilancio si annusa l’aria mentre con i flussi di cassa scontati al presente di dipinge il quadro con un pennello fine.

Ed entrambi debbono concordare perché altrimenti si crea un cortocircuito.

Quindi occorre stare bene in campana e di fronte a target price strampalati non bisogna né farsi prendere dall’emozione dell’affare né dal dubbio sfrenato: mai come nella corporate valuation rimanere con i piedi per terra aiuta a non imbarcarsi in imprese disperate.

Twitter @EmilioTomasini

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