Praga 1995: amarcord sui mercati “facili” e sui mercati “difficili”

scritto da il 09 Maggio 2025

L’addetto stampa del Prague Stock Exchange era una piacente ragazza bionda e quella visita per me già iniziava bene, perché è innegabile che una bella donna porti sempre la luce ad un giovane uomo.

Oggi vorrei parlarvi dei mercati “facili” su cui fare trading e dei mercati “difficili” e per spiegarlo ricorro a una mia esperienza personale che risale all’autunno del 1995.

Purtroppo è necessaria una premessa autobiografica a questa storiella e debbo quindi raccontarvi che allora Tomasini aveva i capelli neri, si era appena congedato da ufficiale dell’esercito e forte della convinzione di essere un buon analista tecnica aveva deciso di fondare una newsletter di borsa.

Siccome lo stipendio che passava l’esercito si era prima accumulato sul conto corrente e poi piano piano si andava esaurendo dopo il congedo la scelta più logica era quella di avviare questo fiorente business non tanto in Italia dove il mercato di allora sembrava ormai saturo (immaginatevi come possa definirsi “saturo” oggi il settore della finanza rispetto a quello di quei tempi) bensì in un paese vergine dove i costi erano bassi e la competizione inesistente.

Fonte immagine (www.lombardreport.com)

Siccome da studente sbollettato ero stato un accanito viaggiatore dei paesi dell’Est Europa Praga mi era rimasta nel cuore e quindi in un giorno dell’estate 1995 presi la corriera da Bologna per Praga e partii all’avventura.

Dopo un viaggio massacrante di 24 ore tra ballerine di night club e venditori italiani di scarpe arrivai sfinito a Praga e presi alloggio in una camera in affitto in piazza San Venceslao ma davanti pur sempre al Grand Hotel Europa.

Per fondare una newsletter di analisi tecnica hai bisogno di due elementi: le serie storiche dei prezzi di borsa e qualcuno che te le compri.

In un mondo pre-internet non era certo cosa facile in un paese come la Repubblica Ceca che era uscita dal comunismo 5 anni prima trovare entrambi i componenti di questo business di successo.

Eppure i paesi dell’Est Europa di quel tempo vivevano un momento unico sotto il profilo economico dove in una specie di Far West senza regole e senza cultura finanziaria le fortune si faceva e disfacevano in un batter d’occhio.

Ricordo ancora il colloquio con il patron della più potente casa di brokeraggio di quel momento: gli chiesi che mestiere faceva prima e lui mi raccontò che faceva il cassiere in una banca locale austriaca vicino al confine ceco: ogni giorno durante la caduta del muro andava in bicicletta a vedere se le guardie di frontiera erano ancora presenti e il giorno in cui queste scomparirono dalla sera alla mattina lui con la sua bicicletta penetrò nel paradiso comunista.

E subito capì che si apriva un mondo nuovo in cui tutto era possibile. Il giorno dopo presentò le dimissioni dalla banca, prese la macchina e andrò a Praga e iniziò a ragionare cosa si poteva comprare. Fondò diversi business e poi arrivò all’intermediazione finanziaria diventando il primo player del Paese.

Fu lui il mio primo cliente: era pronto a pagare 1000 marchi tedeschi per una newsletter settimanale sulla Borsa di Praga scritta da un italiano mai visto e conosciuto ma vestito con un pomposo completo blu e cravatta di seta. Trovato il primo cliente dovevo allora risolvere il problema dei dati e quindi quale posto migliore della Borsa di Praga ?

Da vecchio giornalista della cronaca locale sapevo a quali porte bussare e quindi chiesi un colloquio alla collega dell’ufficio stampa della Borsa di Praga che mi invitò a visitare le corbeilles della vecchia borsa di Praga che avevano ripreso il loro uso dopo 40 anni di comunismo.

Fu lei che mi parlò dell’unica banca dati di prezzi di Borsa in formato Metastock e mi indirizzò quindi ad un ingegnere di Ostrava, ridente cittadina ceca, che appunto forniva questo servizio. Presi subito il bus per Ostrava e incontrai questo ingegnere in un ufficio all’ultimo piano di un palazzone in stile sovietico.

Il meeting fu surreale: si ergeva al centro di una sala enorme e spoglia un computer con un lunghissimo cavo lungo almeno 30 metri connesso alla rete telefonica. Qui appunto si compiva il prodigio: i dati di aggiornamento ogni sera via modem potevano essere scaricati dai clienti.

L’abbonamento annuo non costava quasi niente e quindi non ci pensai un attimo: la newsletter di borsa era nata grazie al primo cliente e ai dati Metastock. A quel punto contattai tutti i broker, banche, fondi di investimento della Repubblica Ceca proponendo quella magnifica newsletter di Borsa che non sbagliava mai un colpo. E trovai molti altri potenziali clienti.

Fonte immagine (www.lombardreport.com)

Purtroppo rientrato in Italia scoprii che per ragioni tecniche la rete telefonica ceca non supportava la trasmissione di dati all’estero e quindi di quell’esperienza mi rimasero solamente le serie storiche delle azioni ceche senza nessun aggiornamento quotidiano.

Questo cavillo tecnico mise fine a quella gloriosa intrapresa perché o stavo nella camera di piazza San Venceslao a scaricare i dati Metastock dell’ingegnere di Ostrava oppure me ne tornavo in Italia ma non avrei potuto lanciare la mia prestigiosa newsletter italo-ceca.

Siccome noi italiani siamo fondamentalmente dei cocchi di mamma sapete già quale decisione presi. In realtà da quell’esperienza che si concluse con un buco nell’acqua clamoroso trassi una grande lezione.

Studiando infatti i grafici delle azioni di Praga scoprii che erano lineari. Ovvero, uno statistico li avrebbe descritti come molto “autocorrelati”, più pedestremente senza rumore.

Le azioni iniziavano a salire a continuavano a salire senza esitazione per giorni e settimane e poi un bel giorno c’era la prima seduta al ribasso e via di nuovo ribasso lineare e senza interruzioni per diversi giorni.

Una seduta al rialzo ? E via di nuovo per 20 giorni ogni giorno rialzo.

Chiesi spiegazione di questo comportamento a diversi operatori di Borsa cechi e tutti mi davano la stessa risposta: il nostro mercato è 100% estero e quindi quando un fondo americano compra, piazza degli ordini enormi che per essere assorbiti abbisognano di diversi giorni di contrattazione.

Ma siccome i clienti istituzionali si servono sempre degli stessi broker, quando il broker Pinco compra tutti sanno che ne avrà ancora per molto tempo perché dietro di lui c’è il fondo americano Pallo e quindi tutti si mettono in coda a comprare.

E quando il flusso si ferma tutti si mettono in coda a vendere per portare a casa i profitti.

Qui non serve fare analisi complicate – mi spiegò un vecchio operatore che aveva conosciuto la Borsa di Praga ancora prima del comunismo – qui basta guardare chi compra e per quanti soldi e sai già cosa fare ovvero imitare cosa fanno i fondi americani”.

Da allora ho sempre avuto una predilezione per le azioni illiquide, per i mercati sottili, per quei titoli che nessuno vuole fare.

“Dove c’è spread tra bid ed ask c’è pane”, chiosa un grande trader italiano facendo il verso al proverbio del mondo agricolo per cui “sotto la neve c’è il pane”.

In altri temini, meglio fare trading sul CAC40 futures francese piuttosto che sull’SP500, meglio il future Ftse MIB 40 italiano rispetto al future Dax tedesco.

Meglio una piccola azione francese rispetto a Nvidia o ad Amazon.

Qui si vede chiaramente cosa fanno le mani forti.

Vedremo nel prossimo editoriale una analisi statistica molto interessante che decenni fa ha corroborato questa mia prima esperienza nel mondo dei mercati “facili” e dei mercati “difficili” e che mi ha indirizzato sempre e comunque verso i mercati meno liquidi degli altri.

@EmilioTomasini

La pagina di Emilio Tomasini sul suo sito personale