Quando le imprese nascevano per gemmazione

scritto da il 03 Luglio 2015

C’è stato un tempo, non molto lontano, in cui le imprese nascevano per gemmazione. Un fenomeno che è sempre esistito ma che pare da qualche tempo aver rallentato la forza propulsiva o quanto meno aver modificato le proprie caratteristiche. Non mi riferisco qui ai più nobili spin-off ma alla semplice ed un tempo molto diffusa creazione di nuove imprese in seguito alla fuoriuscita di personale da un’azienda preesistente. Quanti operai sono diventati imprenditori mettendosi in proprio? Quanti consulenti informatici sono nati professionalmente in Ibm? Solo per citare alcuni facili esempi.

Wikipedia come sempre sa essere una fonte inesauribile di riflessioni.

La gemmazione è una modalità di riproduzione asessuale adottata da organismi relativamente semplici. Durante la gemmazione si forma lateralmente una piccola protuberanza alla cellula, detta gemma, che in un secondo momento si stacca; al contrario della scissione la cellula genitrice si conserva, e la gemma è in genere più piccola di essa.

Il vantaggio della gemmazione, rispetto alla riproduzione sessuale, è quello di permettere ad una specie di colonizzare un ambiente moltiplicandosi in tempi relativamente rapidi. Gli svantaggi di questa riproduzione sono associati alla mancanza di un rimescolamento genetico e, quindi, ad una minore variabilità genetica della popolazione e un limitato dinamismo della specie rispetto al cambiamento delle condizioni ambientali.

Le caratteristiche delle nuove iniziative imprenditoriali erano (Corbetta, 1995):

– forte aderenza all’esperienza precedente del neo-imprenditore, sfruttando conoscenze, competenze e relazioni maturate nell’impresa di origine;
-specializzazione tecnologica e produttiva;
– differenziazione e personalizzazione delle produzioni realizzate;
-prevalenza di rapporti di cooperazione con l’ex datore di lavoro.

Sempre Wikipedia ci aiuta a comprendere i vantaggi e svantaggi di un tale sistema:

– le imprese si moltiplicano in tempi relativamente rapidi;
– hanno minori dimensioni;
– l’operazione è facilmente replicabile ma presenta un limitato dinamismo e minore variabilità genetica.

Oggi tutto questo è più difficile perché è cambiato il mondo in cui le imprese operano. Alle imprese viene chiesto di innovare, non solo nel prodotto ma anche nel processo, quindi la nascita per gemmazione semplicemente replicando quanto appreso nell’impresa d’origine appare più difficile. È proprio la variabilità genetica che il mercato richiede oggi. Siamo però sicuri che questo non tradisca un forte limite del nostro sistema imprenditoriale? In un precedente articolo – “Perché le startup iniziano a diventare interessanti. Anche in Italia” – abbiamo evidenziato la grande opportunità che il Paese ha di fronte se riesce a integrare imprese tradizionali e imprese innovative.

Qui il tema si ripropone, seppur da un punto di vista parzialmente differente. Appaiono sempre più rare le imprese di grandi dimensioni in grado di produrre quell’insieme di conoscenze, competenze e relazioni capaci di stimolare nel dipendente la voglia di mettersi in proprio, nel terzista la voglia di apprendere, crescere ed innovare diventando imprenditore a tutti gli effetti. Dirò di più, spesso il personale in esubero dalla grande impresa non ha competenze che gli consentano di valorizzare la propria professionalità in un altro contesto.

Si rischia in questo senso a volte di parlare di distruzione di professionalità (esempi? banche e telco). Si è in qualche modo inceppata quella straordinaria cinghia di trasmissione che consentiva a grandi e medie imprese di fare cordata (oggi si direbbe rete) con le PMI. Oggi troppo spesso i contratti di fornitura mirano a strozzare la piccola impresa che, quasi come l’operaio nella canzone di Gaber, “Il tic”, è troppo presa a sopravvivere per pianificare, per evolvere, per crescere.

Lavoravo in quel di Baggio in catena di montaggio E giravo una ramella sempre una sempre quella Ed un giorno fu così che mi venne fuori un tic …… Lavoravo in quel di Baggio e mi han licenziato a maggio M’ha chiamato il Direttore e mi ha detto : Caro signore Con quel tic non rende niente!…Eh! Non vede? Sembra quasi un deficiente!

Giorgio Gaber, Il Tic

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Un tempo l’accordo era più ampio ancorché tacito: “Entri nel progetto, ti pago poco, ma ti garantisco fatturato stabile e ti trasferisco conoscenza…”. La piccola impresa faceva sì il lavoro sporco ma “rubava” quelle competenze necessarie per crescere. Dobbiamo ritrovare grandi imprese capaci di stare sul mercato e non di rifugiarsi in settori protetti da oligopoli o concessioni pubbliche, dobbiamo ritrovare grandi imprese capaci di produrre innovazione e di trasferirla. Bisogna ripartire dalla filiera, tornare a ungere quella straordinaria cinghia di trasmissione che ha fatto grande il sistema industriale italiano.

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