La forza dell’export italiano genera vantaggi di sostanza e spiega anche lo spread stabile

scritto da il 23 Settembre 2015

Da sempre Paese trasformatore, in assenza di materie prime, l’Italia ha dovuto esportare per poter stare a galla. L’Istat ha pubblicato i dati aggiornati sul commercio estero al 31 luglio 2015  che rafforzano la convinzione che il sistema manifatturiero italiano è la base della ripresa economica.

La Banca d’Italia nel Supplemento al Bollettino Statistico n. 49 del 18 settembre  evidenzia che “nei dodici mesi terminanti a luglio 2015 il saldo di conto corrente è stato pari a 36,2 miliardi di euro (2,2 per cento del PIL), in forte aumento rispetto ai dodici mesi precedenti (23,1 miliardi). Il miglioramento prosegue una tendenza in atto dalla metà del 2011 ed è trainato dall’andamento del surplus delle merci, che a luglio era pari a 53,4 miliardi (3,3 per cento del PIL)”.

Se si prendono in considerazione i primi sette mesi del 2015 l’attivo raggiunge i 26,5 miliardi. All’interno di questo risultato, il comparto della meccanica rappresenta la spina dorsale della nostra competitività. È sempre stato in forte e crescente attivo. Nel 1970 era in attivo per 400 milioni di euro, 3,7 miliardi nel 1980, 13 miliardi nel 1990, 30 nel 2000, 43 nel 2010. Nei primi 7 mesi del 2015 l’Istat registra un surplus di 29 miliardi di euro, viaggiamo quindi verso un tendenziale a fine anno di quasi 50 miliardi. Sarebbe un record storico.

Il caso della Brianza è paradigmatico. Monza & Brianza rappresenta la sesta area industriale d’Europa: con 7,4 miliardi di euro è la sesta provincia europea per valore aggiunto manifatturiero. Dietro, nell’ordine, Brescia (10,1 miliardi), Bergamo (9,7 miliardi), la tedesca Wolfsburg in Bassa Sassonia, sede della Volkswagen (8,6 miliardi), Vicenza (8,6), Böblingen, nel Baden-Württemberg (7,6 miliardi). La provincia Monza & Brianza esporta quasi 10mila euro pro-capite di prodotti manifatturieri contro una media di 6.253 euro del resto d’Italia. Dal 2010 al 2014 è passata da 7,12 a 8,59 di export manifatturiero, con una crescita del 20,6%, superiore a quella italiana (+18,2%).

Sul lato dell’import non si può non rilevare che la bolletta energetica italiana beneficia ampiamente della caduta del prezzo del petrolio e del gas. Rispetto al periodo gennaio-luglio 2014, nei primi sette mesi del 2015 il deficit (23 miliardi di euro) è calato del 19,3%.

In futuro si potranno incamerare ulteriori benefici. L’”effetto Iran” si fa già sentire: l’accordo raggiunto dai 5+1 (Usa, Russia, Cina, Francia, UK+UE) sul nucleare consentirà a Teheran di esportare il petrolio che era bloccato dalle sanzioni. Secondo Leonardo Maugeri, ex responsabile delle strategie dell’ENI, entro 6 mesi l’Iran potrà produrre 3,6 milioni di barili al giorno, 4 entro l’anno e 5,5 in cinque anni.

Nel mondo la capacità produttiva di petrolio è di 103 milioni di barili al giorno mentre se ne consumano solo 92. Con la rinascita iraniana che aumenta l’offerta, il prezzo del petrolio non potrà che scendere, a beneficio dei Paesi importatori come l’Italia.

La bilancia commerciale di oggi beneficia anche del mancato impatto negativo dei pannelli solari importati. Infatti negli anni scorsi l’elettronica vedeva un deficit forte che per circa 10 miliardi di euro era dovuto ai pannelli solari, richiesti a gogo a seguito delle ìncentivazioni fiscali (mal congegnate).

Sulla voce.info Francesco Daveri ha posto il problema dell’import, nel senso che la domanda interna non si trasforma in Pil perché va ad alimentare le importazioni, le quali nei primi 7 mesi del 2015 nel solo settore computer e apparecchi elettronici registrano un saldo negativo di ben 6,4 miliardi di euro.

Quando vediamo lo spread stabile poco sopra i 110 punti base (1,1%) dobbiamo riflettere sul fatto che in presenza di un surplus di bilancia commerciale delle partite correnti, l’Italia non necessita di capitali “in prestito”, per cui è la forza dell’export italiano che genera vantaggi sostanziosi sul costo del debito pubblico, che nell’autunno del 2011 aveva raggiunto livelli insostenibili.

Spread BTP Italia/BUND 10 Anni, ultimi tre mesi (dati MTS / Sole 24ORE)

Spread BTP Italia/BUND 10 Anni, ultimi tre mesi (dati MTS / Sole 24ORE)

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