La bufala dei tre milioni in bitcoin all’Isis per finanziare la strage di Parigi

scritto da il 19 Novembre 2015

L’oro 2.0 – il bitcoin – è davvero stato usato dal Daesh (organizzazione terroristica ormai nota come Isis o Stato Islamico) per finanziare gli attacchi terroristici di Parigi? Nel 2013, sul “New York Times”, è apparso un articolo del Premio Nobel Krugman dal titolo: ”Bitcoin is Evil”. Tre giorni fa Panorama ha pubblicato un nuovo numero con un articolo dal titolo: “Bitcoin: La moneta preferita dai militanti dell’ISIS”. Bingo.

Perché gran parte della stampa ha l’attitudine di “infangare” il bitcoin e ad ogni minimo sussurro andargli contro? abbiamo chiesto a Franco Cimatti, presidente della Bitcoin Foundation Italia e Ricercatore BlockchainLab.

“Il Bitcoin è un ottimo capro espiatorio. Non viene associato ad una precisa industria, o un entità che potrebbe rivalersi legalmente sul giornalista o la testata. Fino a pochi anni fa ogni occasione per indicare come ‘Internet’ la fonte di ogni male veniva presa al volo. Lo stesso vale per ogni argomento complesso e sconosciuto ai più. Una notizia che va ad incolpare l’uomo nero di turno è più facile che vada a scuotere gli animi dei lettori, aumentando le visite e condivisioni della stessa.

In questi giorni ho visto infatti che su diverse testate giornalistiche, più o meno affidabili, è uscita la notizia riguardo al fatto che l’ISIS sia entrata in possesso di 3 milioni di dollari in Bitcoin e che l’attacco nel cuore di Parigi sia stato finanziato proprio grazie alla valuta digitale.

Però oltre ad essere uscita la smentita ‘ufficiale’ da parte del gruppo di ricerca Ghost Security Group, si sono trovate anche diverse incongruenze e imprecisioni, come indicato in questo messaggio su Reddit.

Il problema che ancora non vedo risolto, e sono ormai 5 anni che seguo l’argomento, è come vengano considerate superficialmente queste notizie, questi report e la tecnologia in generale. Il Bitcoin si basa sulla tecnologia Blockchain, che vanta la massima trasparenza in fatto di transazioni e indirizzi contenenti Bitcoin. Trovato un indirizzo, è possibile accedere al database pubblico e controllare ogni singola transazione in entrata e in uscita con corrispettiva data e ora. In genere basta cercare sui motori di ricerca queste 3 parole, “block explorer bitcoin”, per poter trovare numerosi servizi che forniscano questa funzionalità.

Partendo da questo, finora non è emerso alcun report ufficiale del gruppo (anonimo) Ghost Security Group, che secondo alcuni media occidentali avrebbe diffuso la notizia delle donazioni per 3 milioni di euro a favore dell’ISIS. Su questo report dovrebbero trovarsi gli indirizzi dei siti o gli indirizzi Bitcoin, ma questo report, ripeto, non esiste o comunque non si trova. Il problema è che capita spesso che i media vedano con superficialità l’argomento Bitcoin, che magari non conoscono e non avevano mai valutato fino a un attimo prima. Oltre alla volontà di riportare la notizia, c’è anche quello di poter ottenere più visite/letture possibili. Da qui, un dato o una virgola che può fare la differenza per un’intera industria in via di sviluppo, viene invece riportata con noncuranza”.

La verità è che un altro oro finanzia la macchina da guerra dell’ISIS ed è di colore nero.

Per il Financial Times da quando Obama ha chiamato a raccolta una coalizione internazionale per la lotta contro l’ISIS, il commercio dell’oro nero ad al Omar (giacimento petrolifero in Siria orientale controllato dall’ISIS) si è fatto sempre più vivace.

L’ISIS è diventata simile ad una compagnia petrolifera statale che è cresciuta in dimensioni e competenze nonostante i tentativi da parte di distruggerla. È gestita minuziosamente e recluta continuamente lavoratori qualificati, dagli ingegneri, ai manager fino ai formatori. Ed è speculativa, ogni barile di petrolio viene venduto dai 20 ai 25 dollari. Dollari, per l’appunto. I miliziani della filibusta islamista guadagnano mediamente 1,5 milioni di dollari al giorno. Ma è anche vero che l’intervento franco-russo in Siria potrebbe mettere in difficoltà il sedicente stato islamico.

Twitter @simeoneantonio1