Valute virtuali centralizzate, cosa sono e perché vanno maneggiate con cura

scritto da il 09 Maggio 2016

Pubblichiamo un post di Stefano Capaccioli, dottore commercialista e co-fondatore di assob.it, associazione per lo sviluppo delle tecnologie blockchain –

Gli schemi di valuta virtuale sono stati oggetto di numerosi studi e avvertenze, in particolare quelle dell’European Bank Authority, nel documento del 2014 “Opinion on virtual currencies” e del Consumer Finance Protection Bureau, “Consumer advisory: Virtual currencies and what you should know about them“, del 2013.

Le valute virtuali sono rappresentazioni digitali di valore, utilizzate come mezzo di scambio o detenute a scopo di investimento, che possono essere trasferite, archiviate e negoziate elettronicamente e non devono essere confuse con i tradizionali strumenti di pagamento elettronici.

Le valute virtuali non rappresentano in forma digitale le comuni valute a corso legale (euro, dollaro, ecc.); non sono emesse o garantite da una banca centrale o da un’autorità pubblica e generalmente non sono regolamentate e quindi non hanno corso legale ma possono essere utilizzate per l’acquisto di beni o servizi esclusivamente se il venditore le accetta in pagamento.

Le prime valute virtuali erano centralizzate e a sistema chiuso, utilizzate nei confini di specifiche comunità virtuali (videogiochi online e social network), oggi decentralizzate e utilizzabili come valuta sia on line sia presso negozi reali.

La Banca Centrale Europea e la Banca d’Italia hanno evidenziato che gli schemi di valuta virtuale sono molteplici:

1) valute virtuali non convertibili, spendibili solo entro la comunità virtuale che le accetta;

2) valute virtuali a convertibilità limitata, acquistabili con moneta tradizionale (ad esempio utilizzando la propria carta di credito o di debito), ma che non è possibile riconvertire in moneta tradizionale;

3) valute virtuali pienamente convertibili, scambiabili con moneta tradizionale, con valore derivante da domanda e offerta.

Le valute virtuali hanno valore solamente se accettate dal mercato e quindi solamente se ritenute utili da una comunità, e si possono ulteriormente distinguere tra centralizzate o decentralizzate.

Le valute virtuali decentralizzate – fondate sull’assenza di un emittente, di un amministratore ovvero di un gruppo di controllo, sul peer-to-peer, su una blockchain condivisa (registro distribuito incrementale delle transazioni, liberamente accessibile e basato sul consenso decentralizzato), il cui trasferimento si fonda sulla crittografia e le cui regole di emissione sono basate su un algoritmo open source – sono definite criptovalute.

Le criptovalute (come il bitcoin) basano quindi il loro valore sulla utilità attuale e l’eventuale perdita di “consenso” costituisce un rischio per i possessori. In tale caso, i possessori della criptovaluta subiranno una perdita secca, dato che la natura virtuale porta all’assoluta assenza di qualsiasi valore residuale: è una mera stringa alfanumerica.

Le valute virtuali centralizzate (non considerabili criptovalute e gestite da soggetti che ne possono controllare a piacimento emissione, regole e contabilità) basano il loro valore su un’utilità attuale, talvolta convertibile in valuta corrente (Linden Dollars o simili), ma sono esposti ad ulteriori rischi derivanti dal controllo centralizzato.

Recentemente sono apparsi alcuni schemi di valuta virtuale centralizzata che basano il loro valore su un’utilità attesa (Onecoin, per esempio) e quindi basandosi esclusivamente sul valore creato dall’ingresso di nuovi partecipanti (come risulta dai siti che lo promuovono). Detto schema espone coloro che partecipano a un ulteriore pericolo, oltre al controllo centralizzato: il rischio di non accettazione futura della valuta, congiuntamente alla difficoltà di uscita da tali schemi in quanto non utili e non usati.

I rischi ulteriori che potrebbero nascondersi dietro alcuni schemi centralizzati di valuta virtuale dipendono anche dalla comunicazione aggressiva che ne viene fatta. con promesse di alti guadagni a breve termine derivanti da escamotage finanziari o da investimenti di “alta finanza” documentati in modo poco chiaro e legati ad un solo promotore.

Per questo dal mio punto di vista gli schemi di valuta virtuale centralizzati con valore basato sulle aspettative sono estremamente pericolosi ed invitiamo a particolare attenzione, anche perché potrebbero addirittura costituire sollecitazione di risparmio non autorizzata non avendo lo strumento alcuna utilità attuale.

Twitter @s_capaccioli