Come cambiano le rotte del turismo dopo lo schianto dell’airbus EgyptAir

scritto da il 23 Maggio 2016

Pubblichiamo un post di Raffaello Zanini, fondatore del portale Planethotel.net. Laureato in urbanistica, assiste gli investitori del settore turistico alberghiero con studi di fattibilità, consulenza ai progettisti, selezione di opportunità. Ha curato il volume “Hotel design” –

Il probabile attentato al volo EgyptAir (mentre scrivo le cause sono ancora da decifrare) mi ha riempito di tristezza perché fin da subito ho avuto chiaro che quell’aereo potrebbe essere la pietra tombale del turismo egiziano, per alcuni anni a venire. Andai in Egitto alla fine del 2011, subito dopo la primavera che aveva acceso molte speranze. Da allora ho avuto varie occasioni di parlare, con il ministro del turismo, che desiderava rilanciare i flussi e gli investimenti dall’Italia (oltre che dalla Russia). Ricordo bene le proposte concrete che ci fece, per attrarre investimenti stranieri. Dopo la primavera del 2011, il turismo egiziano aveva già perso il 40%, per riprendersi lentamente negli anni a seguire, oggi si parla di un crollo del 90%.

Nella foto, al centro il ministro del turismo egiziano S.E. Mounir Fakhry Abd El Nour con Raffaello Zanini nel 2011

Al centro il ministro del turismo egiziano Mounir Fakhry Abd El Nour con Raffaello Zanini (alla sua destra) nel 2011

Ma non solo l’Egitto sta subendo una conseguenza gravissima degli attacchi terroristici (prima a Hurghada, poi all’aereo russo abbattuto nel Sinai, ora molto probabilmente a questo da Parigi), ma anche la Tunisia, e la Turchia, e perfino il Marocco vengono via via abbandonati dai principali tour operator internazionali, seguiti anche dalle compagnie aeree. Ritengo che anche l’Europa (a partire da Parigi) subirà un calo di presenze turistiche da oltre oceano, perché – visti da Los Angeles, o Boston – Cairo, Parigi e Bruxelles sono più o meno nella stessa regione, che è quella del Mediterraneo.

IL TURISMO MARE
Il turismo diretto al mare è un turismo prevalentemente interno all’Europa. Se guardiamo all’origine dei flussi turistici vediamo Francia, Germania, Gran Bretagna, Russia come i paesi di provenienza dei maggiori flussi, mentre abbiamo Nord Africa, Spagna, Italia, Turchia e Grecia come destinazione. La guerra che coinvolge buona parte delle regioni nordafricane e mediorientali ha cambiato questa prospettiva, probabilmente in modo stabile per 3-5 anni.

Per i francesi le vacanze al mare vogliono dire vacanze sulla costa sud oppure nei paesi francofoni come Tunisia e Marocco, ma anche Egitto. Ebbene, dopo i fatti di Tunisi e di Parigi i turisti d’Oltralpe hanno ricollocato gran parte delle loro vacanze in Spagna ed Italia.

RussiaQuanto ai russi è finito il periodo in cui atterravano a Rimini, e ripartivano con le valigie piene di acquisti. I russi hanno gravi problemi economici in patria (legati anche alla caduta dei prezzi di petrolio e gas, alle sanzioni e alla svalutazione del rublo). Fino a qualche anno fa le loro destinazioni privilegiate erano l’Italia, la Turchia e l’Egitto. Oggi la crisi pesa sulla capacità di spesa, e dopo l’episodio del jet abbattuto ai confine con la Siria e la crisi diplomatica con la Turchia, l’outgoing da quel paese si è molto ridotto.

I russi comunque trovano nella riconquistata Crimea e nella Bulgaria destinazioni con usi e costumi tranquillizzanti e un costo ridotto. Alcuni importanti tour operator operanti in Russia, fino all’anno scorso, erano turchi, ma quest’anno Putin ha vietato di loro di vendere, togliendo perfino le licenze. Nel 2014 ben 4,5 milioni di turisti russi sono arrivati in Turchia, secondi per arrivi ai soli tedeschi. Nel mese di marzo del 2016 il calo ufficiale degli arrivi è stato di circa il 59% e per aprile si prevede ancora peggio.

Il 14% dei tedeschi che hanno prenotato con TUI nel 2015 sono andati in Turchia, così come 2,5 milioni di britannici visitano la Turchia ogni anno. Per TUI, il colosso dei viaggi tedesco, il turismo verso la Turchia, dopo le bombe di Istanbul e Ankara, è caduto del 40%; e anche dalla Gran Bretagna il calo è drammatico. Di fronte a questa situazione di difficoltà del turismo, la Turchia ha deciso di reagire rapidamente tentando di attivare oltre un milione di arrivi dalla Cina e dando vita ad un turismo halal, riservato a turisti musulmani, che si considera in grado di muovere il 12% del turismo internazionale.

Anche inglesi e tedeschi, così come tutti i paesi nordici, hanno trasferito i propri flussi turistici verso le destinazioni a loro più note, maggiormente tranquillizzanti, come Spagna – che quest’anno farà un vero boom – ma anche Italia (Sicilia e Sardegna in primis) e Grecia, a seguire Croazia e costa adriatica orientale.

CHI TRARRÀ VANTAGGIO DA QUESTA SITUAZIONE?
In questo quadro il lavoro dei tour operator diventa ogni giorno più difficile, perché devono offrire ai clienti (anche a chi ha già prenotato) delle alternative di vacanza, che a causa della fretta e dell’aumento della domanda verranno acquistate a prezzi più elevati.

Per questo non ci si stupisce se le prenotazioni di pacchetti turistici dalla Gran Bretagna per il Portogallo sono cresciute del 32%, mentre quelle per la Spagna del 27% (fonte GfK), riducendo però (o perfino portando in perdita) le previsioni del risultato economico dei tour operator. Thomas Cook ha perso quest’anno, fino ad oggi, oltre 192 milioni di dollari di vendite verso Egitto, Turchia e Tunisia, e sta riproteggendosi su Spagna, Stati Uniti, ma anche Messico e Cuba; confermando così quanto avevamo scritto nel nostro Oroscopo di inizio d’anno, quando prevedevamo una crescita dei viaggi a lungo raggio.

Anche il Marocco, per quanto un po’ defilato rispetto agli altri paesi sta soffrendo della crisi nordafricana. Secondo il ministro Lahcen Addad la perdita di attività turistica è stata fino ad ora del 10%, con un trend iniziato dopo l’attacco in Tunisia al Museo del Bardo e una riduzione di prenotazioni alberghiere in 11 mesi del 6,6%.

Mentre alcuni paesi perdono, altri traggono vantaggio dalla situazione.

Già l’anno scorso la Grecia ha avuto una buona crescita turistica. Gli arrivi sono passati dai 22 milioni del 2014 ai 26,5 milioni del 2015, nonostante le difficoltà economiche che il paese attraversava e le migliaia di rifugiati che sbarcavano sulle sue isole. Per il 2016 l’aspettativa è per una ulteriore piccola crescita: secondo l’associazione delle attività turistiche greche (SETE) il turismo rappresenta il 20% del PIL del paese e oltre un quinto degli occupati. In questo quadro svolge un ruolo determinante la capacità di trasportare ed accogliere turisti: come in Italia anche in Grecia la compagnia Ryanair minaccia di ridurre i voli nel periodo di alta stagione, se lo stato non provvede a ridurre le tasse aeroportuali.

Sul tema tasse, va segnalata la decisione di introdurre una tassa di soggiorno per chi visita le Baleari dopo il 1 luglio. Le famiglie che hanno prenotato da tempo a Maiorca o Ibiza, si troveranno a pagare – non previsti – fino a 70 euro per famiglia, alla settimana. La decisione è stata presa a marzo, quando oramai moltissimi avevano già prenotato le loro vacanze ma anche quando si è iniziato a profilare il forte flusso di turisti stranieri che abbandonava il Nord Africa a favore della Spagna. Le Baleari, con 1,1 milione di residenti, hanno avuto nel 2015 ben 13 milioni di visitatori. Palma sta portando la capacità del proprio aeroporto da 66 voli al giorno a 100.

Possiamo così dire che ISIS sta lavorando a favore di Spagna, Italia e Grecia e contro Egitto e Tunisia. Ma chi esce vincente da tutto questo è soprattutto la Spagna.

Una nicchia di mercato importantissima avrà un ulteriore sviluppo: quella delle crociere nel Mediterraneo, che oltre a costituire un fenomeno a sé, sono un ulteriore motivo di crescita turistica per alcune zone a sfavore di altre.

E L’ ITALIA?
I segnali per il turismo 2016 qui da noi sono molto incoraggianti. Ma si tratterà di un successo passeggero oppure l’Italia è pronta a capitalizzare i risultati economici che l’opportunità offre?

Schermata 2016-05-23 alle 11.24.30Di certo la Sardegna e la Sicilia vedranno un boom di presenze ed anche un allungamento della stagione. La Puglia continuerà a fare molto bene, anche se sconta un’offerta limitata e in parte già satura. Contrariamente allo scorso anno, quest’anno vedremo “piene” anche le spiagge della Calabria e della Romagna, dove torneranno austriaci e tedeschi, quelli che non prenderanno la via della Croazia. Oltre agli stranieri, anche gli italiani torneranno a fare vacanze in Italia, in particolare quelli del Nord utilizzeranno i tour operator anche online, mentre quelli del Sud, che già abitano vicino alle destinazioni mare, continueranno con il classico fai-da-te. Residence e AirBnB non costituiscono una vera alternativa ad hotel e villaggi, mentre i bed and breakfast saranno maggiormente utilizzati in Italia nelle città d’arte, da turisti senza figli, oppure da italiani per le vacanze all’estero.

Abbiamo chiesto ad un noto tour operator se l’Italia è pronta a cogliere l’opportunità che si presenta: ecco cosa ci ha detto Giuseppe Pagliara, amministratore delegato della Nicolaus Tour di Ostuni, con 24 club di proprietà e oltre 100 hotel in catalogo: “Questa è una importante opportunità per l’Italia. Per questo insistiamo sempre con gli albergatori che devono migliorare il prodotto e fare molto bene, per soddisfare e fidelizzare il cliente. Quello che più manca in Italia (e che invece troviamo in Grecia) è il prodotto internazionale. Il nostro prodotto è fatto a misura degli italiani, mentre gli albergatori dovrebbero sviluppare hotel più accoglienti per l’ospite straniero (ristorazione, animazione), ma anche risorse che parlino le lingue”.

Pagliara sugli hotel italiani dice che spesso sono obsoleti e piccoli: “Quasi tutti hanno bisogno di restyling, in un momento però in cui mancano le risorse economiche per ristrutturare”. Sulle dimensioni ripete quello che anche noi andiamo dicendo da tempo.”Servono villaggi di 300 camere, a un’ora all’aeroporto; per ogni mercato servito occorrono almeno 80/100 camere in modo che si possa riempire l’aereo che porta i turisti e offrire una struttura di accoglienza adeguata”.

Mentre parla Pagliara mi sembra di ascoltare le mille parole al vento che ho detto e scritto per anni, come in un convegno organizzato nel 2011 su urbanistica e turismo. Così intuisco che i suoi prossimi passi saranno un ulteriore sviluppo all’estero, dove costruire villaggi capienti, con almeno 300 camere, con un grande ristorante a buffet e 4-5 ristoranti tematici, piscine sharing (una ogni 20 camere), in zone ben servite dall’aeroporto.

Il 2016 sarà un anno di svolta per il turismo estivo. C’è un’opportunità che si può cogliere. Fra qualche anno vedremo se politici, amministratori, investitori, sistema creditizio ed imprenditori l’avranno colta o se sarà stata un’ulteriore occasione sprecata. Per farlo servono azioni di governo pragmatiche, che partano da quello che chiedono il cliente e l’industria turistica invece di farsi guidare da belle idee, ma poco concrete.

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