Il futuro ha un cuore antico: il successo del Salone del Mobile

scritto da il 14 Aprile 2017

Si è concluso da qualche giorno il Salone del Mobile: numeri da capogiro, espositori al settimo cielo, buyer esteri impazziti, tutti felici e contenti. Anche il presidente del Consiglio Paolo Gentiloni e il presidente della Repubblica Sergio Mattarella non hanno voluto far mancare la loro presenza e il sostegno al Made in Italy.

Per non parlare del successo del Fuorisalone, che attira fiumi di persone. Gian Arturo Ferrari sul Corriere della Sera ha scritto che “il Salone del Mobile è unico per la sua costanza, per la sua durata temporale, per la sua ostinazione. Cresciuto all’ombra della più lombarda delle virtù, la perseveranza, sta lì a dimostrare che i migliori risultati vengono da una lunga, paziente ripetuta fatica”.

Viene da dire, riprendendo il bel volume di Carlo Levi del 1956: “Il futuro ha un cuore antico”. Infatti, nel dopoguerra, quando l’Italia ha dovuto ricorrere agli aiuti del Piano Marshall per riprendersi, sono stati numerosi gli economisti e funzionari americani che hanno amato il nostro Paese e contribuito alla sua rinascita.

schermata-2017-04-14-alle-12-55-43

Vincent Barnett – dirigente dell’Economic Cooperation Administration (ECA), l’agenzia governativa statunitense, istituita ufficialmente con un decreto firmato dal presidente Truman il 3 aprile 1948, diretta ad amministrare l’erogazione degli aiuti previsti dal Piano Marshall (European Recovery Program) – nel lontano 1955 diede un quadro lucidissimo del contesto in cui nacquero le imprese di successo italiane, il decantato “Made in Italy” di oggi: «Un fatto di grande rilievo del dopoguerra è sicuramente la grande vitalità ed energia del popolo italiano nello sforzo di ricostruzione. I viaggiatori attenti nell’Italia postbellica hanno percepito l’entusiasmo e lo spirito di una società giovane, creativa ed esuberante, che emergeva tra i resti di vestigia e istituzioni delle civiltà antiche e feudali. […] Nell’arco di pochi anni dalla fine della guerra gli artisti, stilisti e imprenditori italiani di spicco si sono creati una reputazione a livello mondiale per la freschezza delle idee, la forza innovativa, la volontà di aprire nuove vie» (tratto da Paolo Baffi, Via Nazionale e gli economisti stranieri, 1944-1953).

Milano è ormai una delle grandi capitali del design mondiale. Ha una forza di attrazione che purtroppo il resto del Paese non ha. Ma le cose belle e durature hanno bisogno di tempo, non nascono dall’oggi al domani. Il Rinascimento ha dato i suoi frutti!

È emozionante leggere quanto Barnett – autore di un mirabile Country Study, “The Italian political situation” (1955) – elogiasse la capacità creativa degli italiani: “Il germogliare di giovanile vigore e creatività nell’ambito di un contesto reale di glorie passate costituisce uno degli aspetti di vero fascino dell’Italia moderna”.

Se il Salone del Mobile lo organizzassero i francesi, saremmo qui a mugugnare sullo stato declinante dell’Italia. Festeggiamo quindi i nostri successi, germogliati alcuni secoli fa.

Twitter @beniapiccone