Come ti salvo una media azienda: il ruolo cruciale del management

scritto da il 17 Luglio 2017

Le medie aziende sono la spina dorsale dell’economia italiana.

Tuttavia lo scenario economico è quello che sappiamo. Se da un lato esiste una serie di eventi esogeni (crisi economica, divieti di esportazione in Russia etc.) esiste anche una serie di fattori endogeni che hanno influenzato pesantemente il quadro per le medie aziende nazionali.

Il cambio generazionale per esempio è un fenomeno che ancora oggi può seriamente mettere in crisi.

Il panorama alimentare in Italia può avvantaggiarsi di una congiuntura positiva.

Da un lato abbiamo gli ultimi strascichi mediatici dell’Expo 2015. Un evento che, lo si ami lo si odi, ha sicuramente riportato l’attenzione del mondo sull’Italia.

Quello che viene generalmente riconosciuto all’Italia, la buona cucina, con Expo 2015 è stato decostruito, sezionato e valorizzato in ogni suo aspetto.

Partendo dal prodotto finale, un piatto di spaghetti o un panino al prosciutto crudo, si è risalita l’intera filiera, andando ad analizzare ogni singolo anello che compone.

Stando all’ultimo rapporto sui distretti industriali del centro studi di Intesa Sanpaolo, alcuni distretti con una connotazione alimentare hanno performato meglio di altri.

Spicca la performance positiva dei salumi di Parma.

Una città che ospita l’Efsa (l’Autorità europea sulla sicurezza alimentare), che negli ultimi anni ha visto momenti di grande rilancio ma anche di grande crisi.

L’ultimo miracolo del settore si chiama Parmacotto. Un’ azienda che conta 141 addetti, 130 agenti di vendita in tutto il territorio nazionale ed un fatturato che si aggira attorno ai 60 milioni (anno 2016). L’azienda ha vissuto una profonda crisi che si è manifestata con una procedura concorsuale aperta nel 2014.

Ho fatto due chiacchere con Alessandro Cappelletti, CFO del gruppo e uno degli artefici di questa rinascita.

Cosa è successo a Parmacotto?

“Preferisco non entrare nei dettagli della gestione altrui perché non è corretto. Io sono arrivato a fine 2014, in piena crisi. Tutti i processi e gli schemi erano saltati come conseguenza della crisi che si era manifestata su più fronti: la finanza, la marginalità, …

Dal punto di vista organizzativo i processi non erano più sotto controllo. Infine c’era da gestire una relazione con la controparte più importante: i clienti. Io ho seguito direttamente la ristrutturazione dell’area amministrazione finanza e controllo, la gestione degli innumerevoli professionisti che sono intervenuti per la redazione del piano industriale, l’asseverazione e le varie perizie. Infine, c’è stato e c’è tutt’ora un obbligo di informazione agli organi delle procedure, che poi è il Tribunale di Parma nelle persone dei commissari giudiziari che seguo io. E poi c’è da fare il CFO di un’azienda in corso di ristrutturazione”.

Che soluzioni avete adottato?

“Siamo partiti dai fondamentali. Abbiamo analizzato cosa c’era di buono, cosa era sostenibile e cosa no dal punto di vista industriale.

Abbiamo anche dovuto rapidamente renderci conto che bisognava fare savings un po’ su tutti i fronti, ma in maniera selettiva, facendo attenzione a non intaccare i canali ed i processi che avrebbero potuto (dovuto) in futuro dare impulso alla ripartenza.

Ovviamente stiamo ancora lavorando ma i risultati che abbiamo portato dopo oltre 2 anni di lavoro sono sotto gli occhi di tutti”.

Sei esperto di food?

“No. Fino all’esperienza in Parmacotto ho fatto esperienza nella consulenza di direzione e nel settore delle costruzioni (real estate e infrastrutture) come CFO di area o di gruppo.

La mia esperienza è quindi generalista, con un taglio nell’organizzazione o, meglio, riorganizzazione, ed internazionale. Ho avuto modo di crescere sia professionalmente che umanamente confrontandomi con differenti contesti socio culturali. Prima in Europa avendo vissuto per lavoro e studio oltre 6 anni tra Francia e Spagna. Dopodiché ho viaggiato molto: ho aperto una società in Marocco (tipico per il settore delle costruzioni è creare società anche con soci locali) ed ho seguito l’area denominata “Ex URSS”, Azerbaijan, Kazakhstan, Tajikistan, Russia, come CFO di area. Realtà molto differenti tra loro che mi hanno permesso di sviluppare una capacità di analisi e gestione del cambiamento con pragmatismo, coinvolgimento e flessibilità. Certo poi ci vuole anche decisione su alcuni aspetti, ma in solitario non si combina molto”.

Come state pianificando di crescere?

“Noi oggi stiamo facendo due cose fondamentali: gestire la fase due della procedura, che si riassume nell’esecuzione di tutti gli adempimenti, e gestire la ripartenza di un sistema azienda. Perché l’azienda è ripartita. In tutti i sensi.

Il nuovo amministratore delegato, Andrea Schivazappa, ha dato impulso alla cura del dettaglio in ogni processo industriale, commerciale ed amministrativo. Valutiamo i prodotti a 360° prima di intraprendere scelte di ogni genere. Puntiamo sulla qualità del prodotto, sulla soddisfazione nel lungo termine e non sui volumi “ad ogni costo”. Cerchiamo di perseguire e poi comunicare (non viceversa) la semplicità e la genuinità della nostra offerta. Offerta che cerchiamo di ampliare con delle novità che vedremo presto.

Poi stiamo ripartendo con la comunicazione, soprattutto web based: social networks su tutto.

E poi la crescita è anche capacità di cambiare modo di lavorare. Oggi abbiamo un’organizzazione piatta, flessibile. Lavoriamo a stretto contatto ed a tutti i livelli dell’organizzazione. Investiamo sulle nostre risorse umane con oltre 4.500 ore di formazione previste nel 2017”.

Come vedete i mercati esteri?

“In Europa Parmacotto può spedire i propri prodotti interi e affettati pressoché ovunque. Oggi abbiamo già clienti in Francia e Belgio. L’obiettivo rimane l’espansione sostenibile. Sappiamo che il nostro brand è un asset importante e crediamo che i nostri prodotti lo saranno ancora di più. Per questo dovremo trovare il modo di sviluppare i volumi mantenendo la qualità, la genuinità ma anche la capacità di adattarci a nuove esigenze.

Se si parla di export di lungo raggio bisogna incominciare a fare dei distinguo tra tipologie di prodotto. Si tratta di modelli di sviluppo ben diverso per le operations che si portano dietro e quindi l’investimento volto alla crescita cambia molto, non solo per valore assoluto ma anche per allocation, payback period, etc”, conclude Cappelletti.

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Non ci dimentichiamo che la sfida “estero” si gioca anche in Cina.

Si discute molto del tema delle esportazioni verso Pechino.

Quello che devono affrontare le aziende come Parmacotto sono anche gli eventi esogeni di cui esse non sono partecipi. Consideriamo per esempio Il danno provocato dalla “malattia vescicolare”, un evento circoscritto al sud Italia, da dove Parmacotto non importa prodotti, ha avuto una ricaduta negativa su tutto il settore.

Tuttavia gli sforzi fatti a settembre 2016 dall’ambasciata italiana in Cina, che ha formalizzato al ministero della Salute la decisione della «General Administration of Quality Supervision, Inspection and Quarantine» (AQSIQ) di riconoscere l’indennità da malattia vescicolare della Macroregione del Nord (Emilia Romagna, Friuli Venezia Giulia, Liguria, Lombardia, Marche, Piemonte, Valle D’Aosta, Veneto e Province Autonome di Trento e Bolzano) potrà dare un nuovo slancio al settore alimentare dei salumi.

Lo stesso Ivsi (Istituto Valorizzazione Salumi Italiani) ha sottolineato che si è trattato di un passaggio fondamentale che permetterà l’attivazione delle procedure operative con le Autorità cinesi per l’effettiva apertura del mercato alle carni suine fresche e ai prodotti a breve stagionatura.

Quando si parla di realtà delle medie imprese che lottano per sopravvivere trovo che osservare casi di crisi e rinascita come questo possa offrire l’opportunità di una riflessione.

Pur avendo le carte in regola per crescere ogni azienda si trova prima o poi, specie se di medie dimensioni, a dover affrontare delle crisi. Che siano causate da fattori endogeni o esogeni, il rischio è che il lavoro di decenni, i posti di lavoro e l’intera filiera, siano devastati.

In un panorama come quello parmense la fine di Parmacotto avrebbe debilitato il tessuto sociale ed economico, già interessato in passato da altre crisi.

Un approccio innovativo, con un management che porta anche un’esperienza internazionale, è sicuramente una chiave di volta che molte medie aziende italiane, nella loro crescita, dovrebbero valutare.

Twitter @EnricoVerga