Le banche europee affossano la globalizzazione

scritto da il 19 Luglio 2017

Molti osservano il vistoso retrocedere dei prestiti bancari internazionali e si convincono che questo trend sia la spia vistosa del più sostanziale retrocedere della globalizzazione finanziaria. Cercare di capire quanto ci sia di vero in questa lettura è opera assai utile per farsi un’idea corretta di come vada il mondo ai giorni nostri, al di là dei proclami. E per cominciare è un ottimo viatico far riferimento a due documenti pubblicati di recente dalla Bis, la Banca dei regolamenti internazionali. Prima la Relazione annuale, incluse le dichiarazioni del Capo della ricerca Hyun Song Shin, e poi un paper uscito poco dopo, che dice tutto già dal titolo: Financial deglobalisation in banking? Notate il punto interrogativo.

I documenti analizzano il fenomeno del notevole declino dei flussi bancari transfrontalieri, ossia i prestiti bancari internazionali, e arrivano a una sorprendente conclusione: questo fenomeno non ha nulla a che vedere con un autentico retrocedere dei prestiti internazionali, ma ha molto a che vedere con quello che sta accadendo in Europa, dove il problema – squisitamente bancario – si concentra. Partiamo dai dati. Il grafico qui in basso misura l’andamento del commercio e degli scambi bancari dal 1992 in relazione al Pil. Come si può osservare, mentre il commercio in qualche modo oscilla intorno al valore del 2006, dopo il precipizio post 2008, l’attività bancaria globale è in grave ritardo.

Fonte: Bis

Fonte: Bis

Ecco come la spiega Shin: “L’approccio tradizionale alla finanza internazionale è di trattare ogni paese quasi fosse un’isola a sé. Si misura il PIL in ciascuna isola e la bilancia commerciale determina le attività nette sull’estero. In pratica, la finanza mondiale è più una matrice di bilanci interbloccati che un gruppo di isole. La matrice non rispetta la realtà geografica. La mappatura fra i nodi della rete rispetto alle isole non è ordinata”. Questa rappresentazione è probabilmente quella che con più precisione fotografa la realtà finanziaria internazionale e spiega al tempo le nostre difficoltà a comprenderla. Il principio di nazionalità, riferito ai capitali e alle merci, si organizza lungo geografie assai diversi da quelle fisiche. Questo grafico aiuterà a spiegarsi:

Fonte: Bis

Fonte: Bis

La tabella di sinistra mostra il crollo delle attività transfrontaliere dal 60% del Pil del 2007 a meno del 40%. Ma in questo aggregato si nasconde la possibilità di una lettura errata della realtà. “Qualora una banca erogasse un prestito a una compagnia asiatica trasferendo prima i suoi fondi presso la propria filiale di Londra – spiega Shin – ciò produrrebbe una doppia contabilizzazione dell’ammontare del prestito al mutuatario ultimo nelle cifre del settore bancario transfrontaliero in quanto esse comparirebbero nelle statistiche bancarie transfrontaliere due volte, dato che le transazioni vanno da un isola all’altra”. Queste doppie contabilizzazioni vengono definite posizioni infragruppo e nel grafico di sinistra sono quelle in blu. Già ad occhio si vede che sono una quota rilevante del totale.

Serve perciò una visuale differente. La Bis si serve della statistiche bancarie consolidate, che si occupano proprio di contabilizzare le posizioni bancarie a livello di gruppo, e poiché parliamo di gruppi multinazionali, ciò cambia profondamente il significato del dato. Arriviamo così alla tabella di destra che contabilizza le attività estere classificandole per paese. ” La visione consolidata – sottolinea Shin – mostra che la contrazione dell’attività bancaria internazionale è ampiamente circoscritta alle banche aventi sede legale in Europa. Negli altri sistemi bancari, in effetti, le attività estere sono cresciute rispetto al PIL mondiale”. Shin si riferisce alle attività estere delle banche giapponesi e Usa”. Questo altro grafico mostra con maggior chiarezza questa situazione:

Fonte: Bis

Fonte: Bis

“La lezione da trarre – conclude Shin – non è che la globalizzazione ha raggiunto lo stallo, ma piuttosto che le banche con sede legale in Europa stanno ancora proseguendo il loro processo di consolidamento dopo la crisi. Si tratta più di un aggiustamento ciclico dopo una precedente insostenibile espansione, che di un cambiamento di tendenza”. Per dirla con parole più familiari, la globalizzazione non sta retrocedendo. È stata momentaneamente affossata dalle banche europee, il cui peso specifico nell’ecosistema bancario internazionale, è notevole. Queste banche sono ancora alle prese con una correzione – si pensi alla questione Npl – che le ha condotte a raccogliere capitale e insieme diminuire i prestiti, per la semplice ragione che fino al 2007 hanno fatto esattamente il contrario. Non è la globalizzazione a essere entrata in crisi. Ma un certo modo di fare banca.

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