Bitcoin boom. Ma il Fintech è più innovazione o Far West?

scritto da il 01 Settembre 2017

Nel momento in cui scrivo un bitcoin ha toccato il valore di 4700 dollari e da un mese in qua è salito di oltre il 70%. È davvero l’oro 2.0, il bitcoin? Oppure si muove a prescindere dalle news che arrivano dal rovente fronte nord coreano?

Il 26 agosto nell’arco di pochissimo tempo, secondi, la criptomoneta è passata da un valore di 3670 euro a 3270 euro sul mercato più liquido in Europa. Un flash crash non passa mai inosservato ma la piattaforma in questione, Kraken, ha preferito non rilasciare commenti di alcun tipo in merito a ciò che è accaduto. Cosa è successo?

Il flash crash del bitcoin

Il flash crash del bitcoin del 26 agosto

Bitcoin e Blockchain sono la luce che illumina la strada dell’innovazione bancaria e del sistema dei pagamenti del futuro ma vengono offuscate dai servizi – talora – opachi dell’ecosistema in fase di evoluzione.

Spesso gli exchange bitcoin limitano diversi servizi oppure rallentano in caso di forti rialzi o crolli di valore e nessuno può pretendere nulla. Si parla di rallentamento dei prelievi in fiat e in bitcoin da parte di uno degli exchange più importanti di cripto al mondo, Poloniex, ma gli utenti sembrano non avere alcuna garanzia di rifarsi in caso di fallimento.

Il mercato è  il sovrano  indiscusso in questo mondo e nel mondo delle cosiddette ICO (Initial Coin Offering). Si avvia una startup e si presenta un progetto al mercato. Se il mercato lo apprezza e lo riconosce, decide di investire attraverso le cripto monete, evitando tutto il processo burocratico / legale della raccolta. In soli 5 giorni una startup ha raccolto 185 milioni di dollari. E ogni giorno nascono decine di startup che preferiscono fare ICO piuttosto che raccogliere in maniera tradizionale. Negli Usa stanno cercando di regolamentare le ICO ma non è facile come sembra. Così come non è facile regolamentare i bitcoin e le altre criptomonete. I governi, ad oggi,  possono solamente limitare i servizi intorno al bitcoin, controllare gli exchange, limitare i prelievi in bitcoin, e poco altro. Ma non possono assolutamente vietarne l’uso. Perché?

Le ICO ricordano in parte la bolla delle dot com così come quella dei CDO. Un’elevata confidenza ha portato all’esaltazione e poi alla depressione. Ma le bolle hanno portato i più grandi processi tecnologici degli ultimi anni. Creano e distruggono  paradigmi per crearne sempre di nuovi e più efficienti. E la psicologia dei trader la fa da padrone. Ma il mercato, questo mercato “primordiale” è davvero trasparente oppure in parte  “guidato”? E da chi?

Risponderemo a queste e ad altre domande ogni settimana perché questo è l’articolo introduttivo a uno speciale Fintech. Saremo il più possibile analitici e ci faremo aiutare meramente dai numeri con un occhio di riguardo soprattutto all’ecosistema fintech italiano. Solo nel 2016 sono stati investiti quasi 25 miliardi di dollari in startup fintech in tutto il mondo e 2,2 miliardi in Europa ma l’Italia è sempre agli ultimi posti. Il fintech ricorda il Far West e sembra che senza un accordo con i grandi player – governi e non solo – a prescindere dall’entità degli investimenti abbia difficoltà a sopravvivere pienamente.

Sono mesi che parliamo della rivoluzione fintech e legaltech ma tante startup oramai sono scomparse, uscite sconfitte. Prendo in prestito una battuta di Bilbo Baggins: “Preparati a morire Jack, ora contiamo fino a mille e poi spariamo!”. “Perché dobbiamo contare fino a mille, Joe?”. “Perché intanto vado a prendere la pistola che ho scordato a casa!”.

Twitter @simeoneantonio1