Lavorare troppo non è figo

scritto da il 27 Settembre 2017

Il numero di ore lavorate, per chi lavora, in media, continua a calare, un po’ ovunque:
lavoro-figo-3Ma dentro alla media c’è una parte dei lavoratori che invece lavora molte ore (qui i dati si riferiscono agli Stati Uniti):

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E chi lavora molte ore in media guadagna di più per ora:

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Quando una persona fa un lavoro che le piace, in cui trova soddisfazioni, economiche, di carriera, di cambiamento del mondo tramite il proprio lavoro, facilmente sposta il proprio tempo sul lavoro togliendolo al resto. Le motivazioni sono molto forti e abbastanza facili da capire, pur se difficili da accettare. I lavori belli sono adrenalinici, portano a un senso di crescita continua, hanno regole di ingaggio che ci mettono nelle condizioni di migliorare e salire. Quando una persona è nella fase di maggior crescita della carriera spesso prova la sensazione che che ogni ora dedicata al lavoro sia un investimento e che lo porterà a una vita migliore.

Dall’altra parte ci sono dimensioni della vita molto diverse: famiglia, amici, sport, hobbies, volontariato, viaggi, cultura (libri, cinema, teatro, arte),  le attività necessarie a vivere (gestione della casa, cucinare, la cura del proprio corpo ecc) . Queste sono in larga parte e nel migliore dei casi dimensioni della vita autoteliche, ovvero dove il loro significato ed eventuale bellezza giace largamente nel momento in cui le viviamo. C’è un po’ di investimento, ad esempio nelle relazioni, ma è la componente minoritaria del fenomeno. Quindi, perché dedicare così tanto tempo al lavoro non va bene? Ci sono due possibili punti di vista per rispondere a questa domanda. Il primo è relativo alla ricerca della felicità e il secondo legato all’efficacia nel lavoro stesso.

Se guardiamo agli studi fatti sui pensieri di chi sta per morire, quasi tutti tendono a convergere sugli stessi temi:

1- Avrei voluto avere il coraggio di fare quello che desideravo, non quello che gli altri si aspettavano da me

2- Avrei voluto lavorare di meno

3- Avrei voluto avere il coraggio di esprimere i miei sentimenti

4- Avrei voluto stare maggiormente con le persone importanti

5- Avrei voluto essere più capace di essere felice

In generale la felicità ha a che fare con la qualità delle relazioni umane che abbiamo e con quanto ci sentiamo liberi di esser ciò che vogliamo essere. E le relazioni hanno bisogno di tempo ed energie per essere create, mantenute, migliorate. In particolare hanno bisogno di pazienza e dedizione quando qualcosa va male, quando l’investimento di tempo in esse sembra essere a minor valore aggiunto, appunto perché le cose vanno male. Le relazioni tendono ad essere meno adrenaliniche, richiedendo maggiormente caratteristiche come pazienza, attenzione, umiltà, empatia. E le relazioni a volte ci costringono ad essere ciò che non vogliamo e quindi tendiamo a rifuggirle, evitando di affrontare i problemi che esse ci pongono.

In termini di produttività il discorso si fa articolato. Ormai abbiamo evidenze sperimentali che dicono che il troppo lavoro fa calare la produttività. Ma c’è un argomento a mio parere più profondo dietro. Chi oggi fa lavori belli, complessi, si ritrova di fronte soprattutto a decisioni da prendere. Per prendere buone decisioni bisogna avere una cultura ampia e profonda, bisogna essere lucidi, bisogna essere creativi e bisogna saperci fare con le persone. Tutte queste caratteristiche si costruiscono grazie ad una specie di ozio creativo, il dedicare tempo a una ricerca non remunerata e figlia della propria curiosità interiore.

Viaggiare ci mette in contatto con la diversità, punti di vista nuovi e stili nel fare le cose mai incontrati.

Leggere tanti libri ci fa vedere molti punti di vista diversi su molti più argomenti rispetto a quelli che possiamo esperire in prima persona.

La creatività si allena attraverso la creazione di collegamenti mentali tra elementi diversi. L’abilità quindi di saltare da un elemento mentale a un altro, correlarli, inventare strutture che non esistono ancora, abitua la mente a pensare diversamente e quindi a migliorare la creatività.

Parlare lungamente con le altre persone di temi diversi da quelli su cui lavoriamo ci mette a contatto con il mondo delle persone diverse da noi, ci costringe a sviluppare argomenti per sostenere le nostre opinioni, in un ambiente nel quale non ci sono strutture gerarchiche a limitare il dialogo.In sintesi, per fare lavori complessi oggi bisogna coltivare una mente complessa e densa di stimoli.

Gli stimoli che riceviamo durante le ore di lavoro tendono a essere più monocordi. Tendono a renderci più rigidi. Ecco perché secondo me lavorare troppo peggiora anche la performance sul lavoro. Do per scontato che le persone abbiano la maturità e abilità per spingere sull’acceleratore quando ce n’è bisogno e quindi possano spendere brevi periodi di tempo in cui lavorano molto di più. Ma questi periodi non possono diventare la normalità.

Lavorare troppo a mio parere non è figo, non è segno di equilibrio, non deve essere incensato come un comportamento da imitare.

Abbiamo bisogno di diventare persone capaci di lavorare bene e forte quando lo facciamo e di dedicare sempre più tempo ad altro.

Anche per fare in modo che quando ci avviciniamo alla nostra fine, guardando alla nostra vita possiamo dire che è stata degna di essere vissuta.

Twitter @lforesti