Nel barometro Cisl le tracce profonde della recessione sulle regioni

scritto da il 19 Dicembre 2017

La congiuntura può essere oggetto di analisi guardando l’evoluzione dei fenomeni socio-economici da angolazioni diverse. Probabilmente il punto di vista di un sindacato non può coincidere del tutto con quello di chi guida un’impresa o da quello di chi opera nei mercati finanziari. Le variabili di riferimento possono essere diverse: uno sguardo attento alle misure della coesione sociale, delle diseguaglianze e, naturalmente, alle condizioni del mercato del lavoro, caratterizza le analisi del Barometro territoriale della CISL. Le variabili monitorate, diciotto in tutto, per ogni regione, sono raggruppate in tre domini – istruzione, lavoro, coesione sociale – per ciascuno dei quali è costruito un indicatore sintetico. L’indicatore complessivo regionale, che sintetizza tutte le variabili del barometro per ogni regione, consente di apprezzare l’evoluzione di ciascuna regione e misurarne il posizionamento relativo verso le altre.

La logica e l’impostazione metodologica adottati nel barometro sono quelli degli indicatori del BES (Benessere Equo e Sostenibile) che a loro volta seguono una lunga tradizione, ispirata da illustri economisti e soprattutto dai lavori sviluppati dalle Nazioni Unite sotto la direzione dell’economista indiano Amartya Sen. La filosofia è quella di superare i limiti del Pil, che sintetizza gli scambi che avvengono sul mercato, perdendo di vista alcune dimensioni fondamentali dei processi di sviluppo.

Tornando al barometro della Cisl, non sorprende certamente la gerarchia delle diverse regioni italiane descritta dall’indicatore sintetico. E’ piuttosto l’evoluzione temporale a fornire il messaggio più significativo. Se è vero che la congiuntura economica ha iniziato la ripresa da metà 2013, i tempi del recupero per le variabili di benessere scontano un ritardo ampio nei tempi di risposta di diverse varabili rispetto all’attività produttiva. Sono i ritardi che legano il ciclo economico, descritto attraverso l’andamento della produzione, ai cambiamenti nell’occupazione e nei redditi, soprattutto per i segmenti dei più svantaggiati.

E’ forse questo il punto chiave della lettura degli indicatori del barometro Cisl: il 2017, anno di rafforzamento della crescita dell’economia italiana, è ancora un anno interlocutorio per il benessere delle famiglie. I ritardi nel recupero dai minimi sono più ampi soprattutto nell’area della coesione sociale che tiene conto della persistenza di alcuni fenomeni , come l’entità dello stock di disoccupati di lungo periodo, la diffusione del part-time involontario, o l’incidenza dei lavoratori a basso reddito.

I divari di genere, che si erano ridotti durante la recessione a causa della riduzione della domanda di lavoro nelle attività in cui sono più numerosi gli uomini, sono tornati ad aumentare in diverse regioni a vantaggio degli uomini. Restano ampi i divari anche tra giovani e adulti, che la lunga recessione ha senza dubbio aggravato. In positivo, vanno invece registrati i segnali diffusi di miglioramento delle variabili relative al sistema dell’istruzione, anche se i gap da colmare rispetto alle economie europee più avanzate restano ampi.

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Tutte le regioni presentano ancora nel complesso valori dell’indice Cisl di benessere largamente inferiori rispetto ai livelli pre-crisi. Rispetto ai valori del secondo trimestre 2007 solo tre regioni – Lombardia, Valle d’Aosta e Trentino Alto Adige – hanno quasi colmato le perdite; la gran parte delle regioni italiane presenta infatti scarti rilevanti dai valori pre-crisi: una situazione che si riscontra non solo al Centro-Sud, ma anche per alcune importanti regioni del Nord come il Piemonte, il Veneto e l’Emilia Romagna.

In diversi territori la recessione prolungata del periodo 2008-13 ha quindi lasciato tracce profonde e durature, che nonostante i segnali di ripresa dell’attività produttiva sarà difficile cancellare in tempi brevi.

Il barometro territoriale è scaricabile da sito della CISL.

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