Reti commerciali e fintech, la domanda è: crescere o restare fermi?

scritto da il 22 Gennaio 2018

Pmi, Fintech e b2b, non ne parla nessuno ma qualcosa succede.

Sino ad oggi il tema Pmi è stato affrontato, in ambito fintech, con un che di timidezza. Senza voler offendere nessuno, è un dato di fatto che le Pmi hanno un deficit culturale e tecnologico rispetto alle grandi aziende. Spesso, le Pmi hanno modelli di sviluppo business troppo tradizionali e una rete commerciale (trovare dei commerciali buoni è come trovare un tesoro) che non sempre viene valorizzata al meglio. Per “valorizzare” mi riferisco alla loro digitalizzazione; il rendere un commerciale libero da ogni burocrazia e impegno, e permettergli di fare quello che sa fare meglio: vendere.

Ho quindi pensato di affrontare il tema discutendo con due esperti del settore.

Enrico Molinari, manager, docente universitario e portavoce del presidente di Confassociazioni. Questa realtà è il soggetto di rappresentanza unitaria delle Federazioni, dei Coordinamenti e delle Associazioni che esercitano attività professionali “non organizzate in ordini e collegi”, in Italia ed in Europa e conta oggi 351 Associazioni, 652.000 professionisti e manager e 126.000 imprese – il 9% del PIL del Paese ovvero il 21% se si considerano le aziende collegate.

Il secondo contributore è Carlo Gualandri. Imprenditore seriale che ha alle spalle casi di successo, avendo fondato o partecipato allo sviluppo di Matrix (comprata da Telecom), il motore di ricerca Virgilio, Lottomatica, Gioco digitale (una delle piattaforme di scommesse online di maggior successo) e oggi fondatore di Soldo, una fintech startup.

Prima di tutto mi domando quali sono le sfide che le PMI devono valutare nel decidere se digitalizzare la loro rete b2b (penso al tema della forza lavoro che invecchia, gestione dei rapporti in ambito seller-buyer etc.).

“In un mercato sempre più interdipendente e in cui secondo McKinsey entro il 2025 saranno connessi in rete almeno 28 miliardi di oggetti, la vera sfida è affrontare la rivoluzione digitale in modo quanto più concreto e semplice possibile perché smartphone, tablet, auto, elettrodomestici, ma anche dispositivi indossabili hanno già iniziato a comunicare in tempo reale con cloud aziendali o intere filiere produttive”, mi spiega Molinari. “Da qui nasce l’esigenza di predisporre una formazione continua delle reti aziendali per trasmettere la cultura del digitale, dell’innovazione tecnologica e della trasparenza nelle transazioni, applicate però alle nostre eccellenze nazionali ed alla gestione delle classiche operazioni di seller & buyer agreement.”

Gualandri va dritto sull’operativo. “Digitalizzare questo tipo di processi significa garantire migliore tracciabilità e trasparenza, basti pensare al tema degli acquisti non autorizzati: secondo un nostro studio, a quasi 1 dipendente su 5 (17%) è capitato di fare spese in eccesso o per esigenze personali, non legate all’azienda, utilizzando denaro della società. Non a caso le sfide per il 2018 sulla gestione delle spese aziendali, secondo i CFO italiani, riguardano prevalentemente il controllo di chi accede ai soldi aziendali (43%) e il controllo in tempo reale di come vengono impiegati (40%). Il nostro obbiettivo in Soldo è fornire una tecnologia semplice e intuitiva che possa alleggerire allo stesso tempo anche il lavoro di compilazione delle note spese da parte del personale, senza dover effettuare anticipi di denaro di tasca propria: da questo punto di vista l’uso di carte prepagate fisiche e virtuali non farà altro che migliorare l’intero processo anche per dipendenti e consulenti esterni, senza richiedere competenze aggiuntive. Ad ogni transazione realizzata con le carte Soldo infatti, tutto  l’iter di pagamento viene tracciato in modo automatico e, nel caso di spese di trasferta in cui sia richiesta la presentazione dei giustificativi basterà molto semplicemente allegare ai movimenti visibili dall’app le foto degli scontrini, che vengono automaticamente notificati al dipartimento amministrativo: si riduce così il rischio di non ottenere rimborsi a fronte di ricevute smarrite e il tempo impiegato per la realizzazione della reportistica”, spiega Gualandri.

Digitalizzare appare un percorso obbligato, più che una scelta. Tuttavia se le Pmi ambiscono a evolversi e crescere, resta da comprendere quali siano i vantaggi di questo percorso, in termini di gestione di cassa, delle reti di agenti commerciali e altri soggetti che operano nelle PMI. “Digitalizzare e rendere più accessibili i servizi delle PMI è un obiettivo strategico che non solo permetterà alle imprese italiane di aumentare il proprio livello di sicurezza nella gestione dei dati, ma consentirà una maggiore integrazione di tutti i processi e funzioni aziendali nella trasformazione digitale del Piano nazionale Impresa 4.0, Continua Molinari. “La vera sfida, a mio parere, è chiedersi quale sarà il ruolo delle reti commerciali del Futuro 4.0 e quale modello si debba adottare oggi per massimizzare i risultati finanziari delle nostre imprese e per coinvolgere e legittimare i team di vendita nelle decisioni strategiche”, mi racconta Molinari.

“In primis il risparmio di tempo e denaro legati a un’attività a basso valore aggiunto facilmente soggetta a errore umano, tanto più complessa quanto più è ampio il network aziendale”, attacca Gualandri. “A questo si aggiunga la possibilità di eliminare eccessi di spesa e una gestione poco efficiente dei processi di acquisto, rafforzando nel contempo il senso di fiducia e autonomia tra i dipendenti attraverso la distribuzione di carte prepagate smart, collegate a una dashboard gestionale. Secondo un sondaggio condotto da Istituto Piepoli per Soldo, l’idea di una carta prepagata e controllata in tempo reale viene vista dal 54% dei CFO come un modo di spendere i soldi aziendali più responsabilmente, velocizzando la compilazione delle note spese. Una soluzione vista positivamente anche dai collaboratori – che investono in media più di 3 ore al mese in queste attività – favorevoli alla tecnologia soprattutto per ridurre sprechi e tempo (67%), stress (52%), migliorare la produttività (60%) e affrontare più volentieri le trasferte (51%).

Un’altra sfida, se così si può dire, per Le PMI è l’Agenzie delle Entrate. Un sistema di digitalizzazione e tracciabilità delle spese potrebbe essere uno svantaggio o un vantaggio?

“Un sistema di digitalizzazione efficiente potrebbe aumentare la collaborazione a vantaggio di tutti e consentirebbe di liberare risorse aziendali per trasformare le PMI in aziende globali”, spiega Molinari. E Gualandri ne conviene: “Potrebbe costituire un grande vantaggio. La nostra tecnologia, per esempio, è stata concepita per integrarsi già con tutti i più usati software di contabilità, in modo da gestire direttamente pagamenti, registrazione contabile, rimborsi, ecc.”.

Mondo Pmi e EU (direttive europee): come è messa l’Italia?

“L’Italia utilizza poco più del 10% del potenziale digitale a disposizione e questo si riflette sulla competitività delle reti commerciali italiane che potrebbero avere maggiori strumenti per vendere il prodotto Made in Italy nel mondo. Ad esempio, solo un terzo delle nostre PMI emette fattura elettronica e una percentuale ancora ad un digit utilizza canali di vendita online. Il nostro Paese può agganciare una solida e durevole ripresa riscoprendo che la formula magica è l’economia della condivisione, capace di creare competenze digitali cucite addosso alle reti vendita, per un futuro on air piuttosto che in streaming“, conclude Molinari.

La domanda è semplice: si vuole crescere o restare fermi? La crescita si chiama fintech, altrimenti si può continuare a cantare il leitmotive “abbiamo sempre fatto così, perché cambiare?”.

Twitter @EnricoVerga