Più posti di lavoro con robotica, automazione e intelligenza artificiale: si può fare!

scritto da il 13 Luglio 2018

L’autore di questo post è Luca Caremoli, chief information officer delle Industrie Saleri Italo –

Da sempre ogni nuova innovazione tecnologica ed in particolare quelle legate al processo produttivo hanno sempre generato la medesima domanda\apprensione: quanti posti di lavoro perderemo? Quale impatto sul futuro dei lavoratori?

Oggi più che mai le innovazioni che si stanno portando avanti sono molto più dirompenti del passato: Robotica ed Intelligenza Artificiale sono sul tavolo di tutte le aziende, non solo manifatturiere. Uno dei motivi per cui si teme o si auspica, dipende dai punti di vista, una forte e veloce riduzione della componente umana è perché queste innovazioni hanno delle componenti in comune che in passato non erano così facilmente disponibili: velocità di acquisizione e disponibilità della tecnologia. Oggi si può attivare un’isola robotizzata composta da decine di Robot in pochi mesi se non in settimane, oppure si possono introdurre sistemi di Intelligenza Artificiale presi in modalità SaaS (Software as a Service) in pochi giorni, tutto ad un possibile discapito dei lavoratori e\o ad un possibile vantaggio delle imprese. Qualunque sia il punto di vista, come da tempo di dice, la “Digital Disruption” è in atto.

Queste nuove tecnologie sono però molto esigenti e richiedono del personale qualificato a qualunque livello funzionale ed operativo per poterle far funzionare. Di certo il tutto può venire facile per chi si porta in casa la Robotica in una logica “additiva” o “compensativa” cioè per aumentare o compensare la produttività e/o la qualità del prodotto. Introdurre queste nuove tecnologie non vuol per forza dire non assumere personale o dover “licenziare”. Se guardo la mia esperienza, negli ultimi 5/6 anni, sono stati introdotti un centinaio di Robot su un totale di circa 170 ed assunte oltre 170 persone su un totale di 450. La maggior parte delle assunzioni sono in ambito produttivo, quelli che vengono chiamati “diretti”. L’azienda è cresciuta perché è stata fortemente automatizzata, l’azienda doveva automatizzarsi per crescere e rispettare i piani di produzione concordati con i clienti.

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Siamo sicuri che Robotica ed AI non avranno più bisogno della componente umana o ne avranno bisogno di meno? Una risposta semplice è che di certo avranno bisogno di nuove competenze funzionali per farli funzionare, cosa che ad oggi non è facile trovare sia tra le nuove leve che si affacciano sul mercato del lavoro, sia nella riconversione di quelle già presenti. A parte casi rari, pretendere che un operatore di macchina dotato di una certa esperienza ed anzianità lavorativa, possa diventare un programmatore di sistemi automatizzati è un po’ troppo. Diverso invece far lavorare queste risorse su queste nuove soluzioni portando la loro esperienza insieme alle nuove leve, più digitalmente pronte ma con meno conoscenze del mondo produttivo. Il giusto passaggio di testimone.

Iper automatizzare un processo, ha comunque un costo in termini di risorse e di gestione. Pensare di azzerare la componente umana, ad oggi, richiede investimenti elevati e processi totalmente da ridisegnare. Poi il gioco ne deve valere l’investimento. Diverso è togliere lavoro usurante, pericoloso, ripetitivo, di precisione, tramite sistemi automatici. A parte le micro o nano installazioni di robot, le aziende molto automatizzate avranno visto quante nuove tipologie di figure si sono dovuti dotare o convertire per fare la gestione, programmazione e manutenzione di questi sistemi che presi singolarmente possono essere semplici, ma fatti lavorare all’unisono diventano molto ma molto complessi. A 170 persone puoi spiegare come devono funzionare le cose e poi tra la loro intelligenza, capacità di adattamento e capacità comunicativa, si prestano a portare avanti i compiti a loro assegnati. 170 Robot, ad oggi non hanno tutto quanto descritto prima e quindi ci vuole il giusto mix si capacità per poterli far lavorare al massimo delle loro performance.

Probabilmente una visione futurista ci porterà a pensare che queste isole robotizzate o comunque linee di produzione altamente automatiche, saranno auto gestite dai robot stessi in tutte le loro fasi funzionali. Ma avranno sempre bisogno dell’uomo per essere “create” e finalizzate a produrre un qualche cosa… sempre che non daremo libertà alle macchine di “riprodursi” e di pensare “autonomamente” ed assolvere a tutti i nostri bisogni, dandoci una visione del mondo e della vita totalmente diversa da quella attuale, sperando che non si ribellino mai a noi o che si coalizzino e facciano sciopero o peggio ancora, facciano a noi quello che noi abbiamo sempre fatto a noi stessi: sottomettere il più debole.

LinkedIn: Luca Rota Caremoli