Emergenza razzismo? Parliamone

scritto da il 31 Luglio 2018

Il tentativo di guardare le cose con oggettività, di ragionare, trova spesso ostacoli insormontabili in alcuni specifici campi. Se uno è senza dubbio il calcio, l’altro è, troppo spesso, la politica.

La passione, il tifo, spesso portano a sposare ciecamente una tesi e a non ragionare: prendiamo un caso di questi giorni: l’”emergenza razzismo”. Io sono fra quelli sempre preoccupati dell’insorgere e del diffondersi di comportamenti apertamente razzisti e, soprattutto, dal fatto che talvolta questi comportamenti sembrano essere considerati “meno gravi” se chi ci governa offre, direttamente o indirettamente, una qualche giustificazione.

La unanime condanna, bi-partisan fra l’altro, di quanto accaduto all’atleta Daisy Osakue un po’ ci conforta, anche se la sensibilità su questi temi non è mai troppa. Non bisogna mai lasciarsi andare all’indulgenza, tuttavia la volontà di provare sempre a riflettere, a essere oggettivi, mi ha spinto a fare questo tweet:

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Ho pensato infatti ai mesi di campagna elettorale in cui i politici oggi al governo definivano “emergenza” la supposta “invasione” di immigrati irregolari. Mi sono chiesto se non si stesse commettendo lo stesso errore.

Dal mio tweet è emerso un dibattito interessante: la prima cosa che mi è stata fatta notare è la diversità fra alcuni reati comuni, magari di modesta entità, commessi da immigrati (regolari o meno, ora non importa) e atti apertamente razzisti, quindi molto più deprecabili e da stigmatizzare con più attenzione; mi  è stato nuovamente fatto presente come dal Governo debbano venire gesti di condanna e di solidarietà che spesso tardano (lo ha autorevolmente notato anche Antonio Polito).

Ma a parte questo, presto la discussione si è spostata su temi più di carattere, per così dire, strutturale: alcuni hanno rimarcato che in Italia l’immigrazione tende a trovare un terreno più fertile alla delinquenza; che esiste l’annoso problema di una giustizia che lascia poco spazio all’efficienza; di carceri inadeguate, di legislazione farraginosa. Di un tessuto sociale che spesso concede troppo spazio ad aree di illegalità.

Mi è stato segnalato inoltre il recente studio della Fondazione Hume, che sono andato a leggere. Vi si trovano dati interessanti, che abbracciano fra l’altro un orizzonte temporale che non si limita a questi pochi anni, ma che comprende anche gli intensi processi migratori di fine anni ’80 ed inizi ’90.

Lo studio è piuttosto ricco, e non è questa l’occasione per un’analisi in profondità; ma alcuni dati mi hanno colpito:

-il flusso migratorio verso l’Europa è stato in crescendo, ed è pari a 1,65 milioni di persone/anno in media, dal 90 in poi; ma se ci limitiamo agli anni post 2001, il dato si colloca a 2 milioni; questo a fronte di una diminuzione del flusso verso gli Stati Uniti, che ora si attesta a 1 milione; nessuna novità ovviamente, se non il fatto che purtroppo chi cerca una sorte migliore, o fugge da guerre, esiste da sempre, e se non trova la possibilità di andare negli Stati Uniti, modifica la sua destinazione verso l’Europa (la quale notoriamente ha tardato a strutturarsi);

-i reati denunciati, di ogni genere, sono diminuiti in Italia nel periodo di osservazione, ma la quota degli stessi per i quali sono imputati gli immigrati è cresciuta costantemente, fino al 2009, per poi flettere, pur continuando a rappresentare un 25% del totale dei denunciati;

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-quindi la tendenza a delinquere della popolazione immigrata è sicuramente superiore, mediamente di un fattore 2,5 rispetto a quella dei nativi.

Cosa possiamo dire quindi, volendo tirare le fila di questo ragionamento? Che forse, anche per il tema immigrazione, come in molti altri, la risposta sta nei nostri ritardi strutturali, nelle carenze che abbiamo in molte aree cruciali come il controllo del territorio e l’amministrazione della giustizia; se l’immigrazione trova spazio fecondo per delinquere è perché sono forti le disuguaglianze, poca la mobilità sociale, alta la disoccupazione. “Tutte caratteristiche” conclude il report della Fondazione Hume “che si ritiene non favoriscano l’integrazione degli immigrati e anzi contribuiscano a determinare anche per loro un quadro di negative condizioni socio-economiche”.

Allora, probabilmente, è possibile che, sfumata la “luna di miele” con gli elettori, anche Matteo Salvini debba fare i conti con questa realtà; lavorare maggiormente ai temi dell’integrazione di coloro che sono sul nostro territorio; raccogliere la sfida della riduzione dell’incidenza dei reati per coloro che GIA’ sono in Italia, più che lottare perché qualche ulteriore migliaio di essi eviti di sbarcare.

Se questo potrà essere fatto coniugando una forte sensibilità al non consentire alcuna benché minima giustificazione a tesi razziste, avremo fatto un grosso passo avanti.

Twitter @dorinileonardo

(ringrazio per i contributi Oscar Giannino, Giovanni B. Ponzetto, Ugo Quinzi)

[aggiornamento del 2 agosto 2018

Oggi i Carabinieri hanno fermato 3 giovani che hanno confessato di aver compiuto il gesto contro Daisay Osakue “per goliardia”; non pare esserci alcune matrice razzista in quel fatto]