Le startup fintech hanno bisogno degli over 45 per essere di successo?

scritto da il 06 Agosto 2018

Il mondo del fintech è in crescita, malgrado le molte sfide, persino in Italia. Il timore che questa realtà possa divorare il settore bancario tradizionale è piuttosto esagerato. Resta, tuttavia, il fatto che alcune delle funzioni tradizionali delle banche sono ormai divenute operazioni del fintech.

Ma chi sono i Ceo del fintech?

La percezione comune è che le startup siano fondate e dirette da giovani trentenni. In realtà, come ricorda un articolo della Harvard business review l”età media dei Ceo delle startup di successo si aggira intorno ai 45 anni.

Una analisi condotta da Assodel nel 2017 riporta risultati  simili (intorno ai 40 anni).

Se consideriamo il mondo fintech, una visione più matura è fondamentale. Non mi si fraintenda, per quanto la visione tecnologica della finanza abbia l’ambizione di svecchiare l’intero scenario bancario con un approccio giovane, è spesso utile che qualcuno che conosce questo meccanismo dall’interno possa operare in una startup in modo da poter “decostruire il problema” dall’interno.

Recentemente ho avuto modo di dialogare con due realtà fintech, 100% made in Italy, che incarnano questa fusione tra giovani e meno giovani, unendo l’innovazione dei primi e la saggezza dell’età dei secondi.

Carlo Gualandri

Carlo Gualandri

Carlo Gualandri è il fondatore di Soldo, startup italiana aperta anche a Londra, che opera nel settore delle gestione e controllo dei pagamenti e delle spese aziendali, fornendo una serie di soluzioni per digitalizzare l’intera esperienza delle reti commerciali.

Proviene dall’era in cui internet funzionava a 56K, tra i suoi successi Virgilio, Gioco Digitale e Fineco. Ignazio Rocco di Torrepadula, founder di Credimi, società di factoring in forte crescita nel panorama italiano, è un veterano delle management consulting (Bcg) e della finanza tradizionale (Banca Akros, 21 investimenti). È un fatto, nessuno dei due ha 40 anni tanto meno 45. Hanno compreso che serviva anche una mente giovane, quindi hanno preso con se co-founder più giovani (con una nativa preparazione digitale), per affrontare il mondo del fintech.

Ignazio Rocco di Torrepadula

Ignazio Rocco di Torrepadula

È bene ricordare che Credimi non opera in supporto a crediti verso clienti esteri, salvo eccezioni, tuttavia “nello sviluppo di una strategia commerciale estera le medie imprese non agiscono solo in proiezione verso l’estero ma anche verso l’interno. Uno sviluppo estero implica una filiera di fornitori che l’impresa deve fidelizzare, mantenere felici e pagati. In questo caso noi operiamo come piattaforma per la gestione dei crediti dei fornitori, di fatto affiancando l’ufficio acquisti/pagamenti e rendendo fluido il percorso dei pagamenti.”

Se la soluzione di piattaforma è più adatta alle grandi aziende italiane quella di factoring (pro solvendo o pro soluto) è utile soprattutto alle Pmi. “Processiamo fatture a partire dai 5000 euro, sino ad alcuni milioni (in questo caso sono progetti particolari e personalizzati) e possiamo supportare il credito da un minimo dell’85% (pro solvendo) sino ad un massimo del 100% (pro soluto).”

Il mercato del factoring è in continua crescita. L’italia, nello scenario mondiale, si posiziona al quinto posto secondo di dati di Assifact e le stime sono per una crescita anche nel 2018-2019. Mentre il settore bancario, salvo alcune lodevoli eccezioni, tende ad essere molto cauto (per usare un temine gentile) nella gestione del credito verso le aziende, il settore del fintech sta velocemente evolvendosi per colmare il gap di supporto creditizio lasciato libero dalle banche.

“Le banche, ormai, hanno sempre meno interesse a seguire un settore con margini ridotti e, se consideriamo il factoring medio, con costi di risorse umane superiori ai ricavi. Questo apre per noi uno scenario di crescita continua considerando i ritardi nei pagamenti che si registrano nel mercato privato italiano”, conclude Ignazio Rocco di Torrepadula..

Giuseppe Di Marco

Giuseppe Di Marco

Se il fronte factoring è in continua crescita, con le recenti normative sulla gestione della fatturazione digitale anche la seconda realtà fintech che ho intervistato si muove agile. “Soldo opera nel contesto della gestione e controllo dei pagamenti e delle reti commerciali aziendali, dove la gestione della cassa per i dipendenti e collaboratori, che operano fuori ufficio, può essere controllata senza errori” mi spiega Giuseppe Di Marco, Italy Country Manager.

La recente legge sulla gestione degli acquisti del carburante e la fatturazione elettronica rinviata al 1 gennaio 2019, per esempio, aprono uno scenario di grandi possibilità per Soldo. “Una voce molto importante dei pagamenti aziendali è senza dubbio quella per i carburanti. Le schede carburante sono oggettivamente una soluzione antica. Accogliamo con grande sollievo che anche in Italia vi sia ora una norma che permetterà alle aziende di tracciare e riportare, con la massima precisione, queste spese. All’interno di questo scenario le nostre carte permettono una rendicontazione perfetta, sollevando i Cfo da onerosi controlli a fine trimestre”.

Il team di Soldo

Il team di Soldo

Il controllo delle spese di trasferta è una voce importante, in tutte le azienda dalle partite IVA alle grandi aziende. Mi domando quindi quali siano i vantaggi percepiti dalle aziende ad usare soluzioni come quelle di Soldo. “Sicuramente la nostra tecnologia costituisce un grande vantaggio perché permette di conoscere in tempo reale quali spese sono state effettuate, evitando il lungo iter di controllo mensile per risalire a quali acquisti sono stati fatti e da chi, utilizzando carte e contanti della società”, conclude Di Marco.

Il team di Credimi

Il team di Credimi

Queste due fintech sono nate da pochi anni ma stanno evolvendosi rapidamente per cogliere le opportunità offerte dalle “lacune” del mondo finanziario tradizionale. È importante, tuttavia, come spiegavo all’inizio, considerare che sono state fondate da ex manager esperti e imprenditori con un pedigree decennale. Nulla vieta che le startup siano create da giovani. Tuttavia, se parliamo di scenari complessi, come il fintech, che devono districarsi in una realtà “antica” avere dei manager over 45 è sicuramente un asset aggiuntivo a cui molte startup, dovrebbero fare riferimento nelle loro scelte.

Twittere @EnricoVerga