Emergenti e contagio, avanti il Sudafrica

scritto da il 11 Settembre 2018

Il contagio è definito come: “La trasmissione di una malattia infettiva dalla persona malata ad una sana sia direttamente sia mediante materiali o mezzi inquinati (aria, acqua, alimenti, escrezioni, ecc.), ovvero attraverso insetti o animali trasmettitori dei microrganismi infettivi”. In economia si parla di contagio quando i problemi che riguardano alcuni gruppi più deboli di un insieme vanno ad estendersi ed ampliarsi verso altre parti, al limite arrivando a compromettere la stabilità ed il funzionamento dell’intero insieme.

Un esempio di contagio può essere la crisi del 2007/2008, che iniziata con le fragilità dei mutui (prime e sub-prime) statunitensi ha prima contagiato il settore bancario Usa, poi l’intero sistema finanziario globale. Un altro esempio può essere la crisi dell’eurozona, partita da economie relativamente piccole (Grecia e Irlanda) per poi contagiare l’intera area rischiando di farla esplodere.

Di recente si parla sempre più spesso di contagio tra le economie emergenti per sottolineare come gli effetti della normalizzazione della politica monetaria degli Stati Uniti (apprezzamento del dollaro e riduzione dei flussi finanziari in ingresso) stia interessando un insieme sempre più ampio di Paesi. Economie certamente non piccole come Argentina e Turchia hanno avuto negli ultimi mesi enormi difficoltà ed è normale che ci si chieda quale potrebbe essere il prossimo.

Di base credo che osservare l’adeguatezza delle riserve valutarie rappresenti uno dei migliori indicatori sintetici per valutare la capacità di resistere a periodi di arresto di afflussi di capitali e rialzo dei tassi d’interesse come quello attualmente in corso. Vi sono vari modi per valutare questa adeguatezza, tra i quali quello di mettere in rapporto le riserve valutarie e passività estere a breve termine (chiamato Guidotti – Greenspan Rule). Seguendo questa logica, aggiungendo anche gli impegni finanziari a breve termine dati dal saldo annuo di partite correnti, ho costruito una tabella riepilogativa su quanto siano “solidi” i principali Paesi emergenti.

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Tab. 1: Indicatore di solidità a breve termine = “riserve valutarie /(debito estero a b/t – saldo partite correnti)”. Elaborazione su dati IMF World Economic Outlook apr2018, IMF article IV consultations, IMF Data Template on International Reserves and Foreign Currency Liquidity

Si nota come i due Paesi più fragili, i primi della lista, siano già sotto i riflettori. L’Argentina è ricorsa alle cure del Fondo Monetario Internazionale. La Turchia, anche se non dovesse ricorrere alle cure del FMI, avrà bisogno di una pesante manovra d’aggiustamento dei conti con l’estero. Il Sud Africa, la S delle cinque maggiori economie emergenti BRICS, la cui valuta è già da giorni sottoposta a forti pressioni, è già entrato in recessione e potrebbe seriamente essere il prossimo a dover fare i conti con la necessità di un aggiustamento. Seguendo questa classifica, ci sono poi la Malesia (che a differenza dei primi tre Paesi è in però surplus con l’estero) e l’Indonesia. Via via tutti gli altri, con i Paesi più importanti, Cina, Brasile e Russia che per il momento hanno una posizione meno rischiosa.

Se volessimo curiosare ancora, per vedere fin dove il contagio potrebbe estendersi, tenuto conto che ogni economia non è un’isola a sé stante ma è finanziariamente collegata alle altre, potremmo andare a verificare quali Paesi sviluppati siano maggiormente esposti al rischio degli emergenti più fragili. Analizzando i dati sulle esposizioni delle banche dei Paesi sviluppati, forniti periodicamente dalla Banca dei Regolamenti Internazionali, possiamo vedere quali corrono i maggiori rischi; in sostanza, quali potrebbero esser più velocemente contagiati nel caso la crisi degli emergenti non fosse contenuta o si dovesse addirittura estendere ancora.

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Fig 1. Esposizione verso il rischio nei 10 Paesi emergenti più fragili. Dati BIS Consolidated Banking Statistics, Ultimate risk basis

Le esposizioni delle banche estere nei 10 Paesi emergenti più fragili ammontano a circa 1.200 miliardi di dollari. Spagna, Regno Unito e Stati Uniti sono i Paesi con le banche maggiormente esposte. In particolare la Spagna, che ha un’esposizione superiore ai 180 miliardi di dollari, oltre il 15% del Pil, potrebbe esser il primo Paese sviluppato ad essere a rischio, anche alla luce del fatto che le maggiori esposizioni sono proprio in Turchia e Argentina, Paesi che stanno già attraversando la crisi più grave.

Insomma, la complessità del sistema finanziario attuale non permette di valutare la crisi di un sistema economico in modo autonomo, separandolo dal contesto che lo circonda. Gli elementi che hanno messo in crisi Turchia e Argentina possono, con l’andare nel tempo, mettere in crisi anche altri Paesi più vulnerabili, e via via gli altri. Arrivando a contagiare i sistemi bancari dei Paesi sviluppati e tramite essi le loro economie reali. La previsione che una normalizzazione della politica monetaria della FED avrebbe influito pesantemente sulle economie emergenti è stata ben presto confermata. Resta da valutare fino a che punto il contagio sarà in grado di estendersi.

Twitter @francelenzi