Un ddl concretezza per la PA: l’eterno ritorno dei “nuclei” e dei “piani”

scritto da il 10 Ottobre 2018

Non si può affermare che il Governo in carica difetti di creatività nell’assegnare i nomi ai provvedimenti che emana. Nel caso della Pubblica amministrazione, la ministra Bongiorno ha scelto la parola “concretezza per rubricare il suo primo disegno di legge, approvato nel Consiglio dei Ministri dello scorso 13 settembre e adesso al vaglio del Garante Privacy e della Conferenza Unificata.

Concretezza sarebbe dunque la parola chiave del nuovo intervento, ultimo dei tanti che si sono visti negli scorsi 25 anni al fine di provare a migliorare l’efficacia e l’efficienza della Pubblica Amministrazione.

Questa volta, oltre alla consueta lotta ai furbetti del cartellino (sulla quale rinvio a questo vecchio post). le sorti del miglioramento della PA saranno affidate al “Nucleo delle azioni concrete di miglioramento dell’efficienza amministrativa”, denominato “Nucleo della Concretezza”, che dovrà far rispettare il Piano triennale predisposto dal Dipartimento della funzione pubblica, avente l’obiettivo di:

«a) garantire la corretta applicazione delle disposizioni in materia di organizzazione e funzionamento delle pubbliche amministrazioni e la conformità dell’attività amministrativa ai principi di imparzialità e buon andamento;

b) implementare l’efficienza delle pubbliche amministrazioni, con indicazione dei tempi per la loro realizzazione delle azioni correttive».

Per realizzare la sua funzione, il Nucleo si avvarrà di 53 unità di personale e lavorerà in collaborazione con l’Ispettorato di cui all’art. 60 del D. Lgs. n. 165/2001 e dei prefetti.

Le parole “Nucleo” e “Piano”, tuttavia, non appaiono di certo come novità.

Era il febbraio del 1993, il Presidente del Consiglio era Giuliano Amato, al Tesoro -che inglobava il dipartimento della funzione pubblica- c’era Piero Barucci e tra i sottosegretari il futuro ministro Maurizio Sacconi. Con il D. Lgs. n. 29/1993 si dava inizio alla cosiddetta privatizzazione del pubblico impiego (rimasta, in gran parte, sulla carta, se non per i numerosi pasticci creati). All’art. 20, comma 2, si prevedeva che: «Nelle amministrazioni pubbliche, ove già non esistano, sono istituiti servizi di controllo interno, o nuclei di valutazione, con il compito di verificare, mediante valutazioni comparative dei costi e dei rendimenti, la realizzazione degli obiettivi, la corretta ed economica gestione delle risorse pubbliche, l’imparzialità ed il buon andamento dell’azione amministrativa (…)».

Poi arrivò, nel 2001, il D. Lgs. n. 165/2001, il testo unico sul pubblico impiego. Al Governo c’era nuovamente Amato, alla Funzione Pubblica Franco Bassanini. All’articolo 60, comma 6, venne introdotta la figura dell’Ispettorato della funzione pubblica, alle dipendenze dirette dell’omonimo ministero, che «(…) vigila e svolge verifiche sulla conformità dell’azione amministrativa ai principi di imparzialità e buon andamento, sull’efficacia della sua attività con particolare riferimento alle riforme volte alla semplificazione delle procedure, sul corretto conferimento degli incarichi, sull’esercizio dei poteri disciplinari, sull’osservanza delle disposizioni vigenti in materia di controllo dei costi».

Nel 2009 è la volta di Renato Brunetta, ministro nel Berlusconi quater, e della sua celebre “lotta ai fannulloni”. Brunetta accantona i Nuclei di valutazione -ma non li elimina del tutto-, mantiene l’ispettorato e introduce gli Organismi di Valutazione delle Performance (“OIV”), presenti in tutte le amministrazioni, cardine centrale del Piano della performance, nonché responsabili, tra le altre cose, della corretta applicazione delle linee guida predisposte dal Dipartimento della funzione pubblica.

Originariamente la riforma Brunetta prevedeva anche la “Commissione per la valutazione, la trasparenza e  l’integrità delle amministrazioni pubbliche” (la CIVIT), «con  il  compito   di   indirizzare,   coordinare   e   sovrintendere all’esercizio  indipendente  delle  funzioni   di   valutazione,   di garantire la trasparenza dei sistemi di valutazione, di assicurare la comparabilità e la visibilità degli indici di andamento gestionale, informando annualmente il Ministro per l’attuazione del programma  di Governo sull’attività svolta». CIVIT poi diventata “Autorità Nazionale Anticorruzione e per la valutazione e la trasparenza nelle amministrazioni pubbliche”, confluita di seguito nell’ANAC (2014). Le funzioni di quest’ultima, modificate dalla riforma Madia, includono anche l’adottare, ai sensi dell’art. 13 del D. Lgs. n. 150/2009, «(…) linee guida per la predisposizione dei Programma triennale per la trasparenza e l’integrità (…)».

schermata-2018-10-08-alle-11-40-50Quanto sopra, riassume in minima parte ciò che è accaduto negli ultimi decenni. Adesso è la volta della Ministra Bongiorno. Colpisce soprattutto il fatto che, per il momento, abbia scelto di “aggiungere” allo status quo senza mutar nulla dell’esistente. Quindi il nuovo nucleo entrerà in uno scenario che mantiene inalterato gli OIV, finendo per somigliare ad una sorta di duplicazione dell’ispettorato (o per alcuni aspetti dell’Anac).

Sembra un qualcosa di già visto e rivisto, che prova a tornare con abiti diversi. La sensazione è che si voglia nuovamente cedere alla tentazione di “aggiungere” e moltiplicare organismi, nuclei e commissioni in un sistema aggrovigliato nelle sue contraddizioni, che non riesce a dotarsi di quei giusti incentivi che sono essenziali per il raggiungimento degli obiettivi. Se non ci sono carote al posto giusto, il bastone -anche quello nuovo- farà la fine dei suoi predecessori.

Assumere è piuttosto semplice, salvo i vincoli di finanza pubblica. Aumentare l’efficienza e l’efficacia dell’azione amministrativa non lo è. C’è tempo per migliorare il tutto. Agire frettolosamente su una materia così complicata non sarebbe per nulla “concreto”, bensì avventato.

Per il momento, di “concreto” si vede solo l’intenzione (che non passa mai di moda) di assumere un nuovo dipendente pubblico per ogni nuovo pensionato, realizzando –per legge– quanto il Governo auspica possa succedere con le pensioni a quota 100 anche nel settore privato, dove però non si potrà imporre per legge un’assunzione per ogni pensionamento. Forse. 

Twitter @frabruno88