Un mondo migliore è un obiettivo possibile? Ecco a che punto siamo

scritto da il 10 Dicembre 2018

Voglio un mondo migliore!

Una fetta enorme di popolazione vive nella povertà, nella guerra, i ricchi son sempre più ricchi ed i poveri sempre più poveri, la vita è dura e piena di sofferenza, è ora di cambiare.

Tutto. Subito.

Le cose stanno davvero così?

Vediamo insieme:

Stabiliamo dei criteri per capire cosa significhi un mondo migliore: io ci metterei per esempio

L’aspettativa di vita

Un mondo migliora se l’aspettativa di vita globale cresce, perché questo significa migliori condizioni di salute, meno guerre, leggi più solide e presidiate, condizioni di vita più favorevoli. Più la vita media è lunga e più viene rispettata ed ha valore. Nel Far West ti freddavano in strada per un cavallo, tanto per dire una situazione in cui la vita umana valeva poco. Da questo punto di vista il mondo è migliore, e continua a migliorare:

aspettativa di vita

Altro elemento che caratterizza un mondo migliore è la mortalità infantile.

Laddove è alta si fanno molti più figli, disperdendo le risorse e “moltiplicando” la povertà. Ma osservando la dinamica, il mondo diviso in 2 è una visione vecchia di 50 anni, e la direzione di questa dinamica è davvero ottima:

mortalità infantile 1965

mortalità infantile 2017

E le disuguaglianze?

Indubbiamente si stanno allargando: le dinamiche portano la fascia più alta ad accumulare più rapidamente degli altri, ma se osserviamo la mappa del coefficiente di Gini, la pulsione sudamericana che ispira chi dice di voler lottare contro le disuguaglianze è quantomeno mal indirizzata:

worldofdifference

 

E la gran massa della popolazione mondiale che vive in condizioni di povertà?

Secondo i dati della World Bank, i paesi a basso reddito contengono solo il 9% della popolazione mondiale, mentre il 76% degli esseri umani vive in paesi a medio reddito ed il 16% nei paesi ricchi. La percentuale di persone che vivono in povertà si riduce di anno in anno fin dai tempi della Rivoluzione Industriale, e diminuisce -accelerando- in valore assoluto da quando le democrazie liberali hanno iniziato a diffondersi:

povertà

povertà 2

Alfabetizzazione

Un mondo migliore prevede progressi da questo punto di vista, l’alfabetizzazione è un presupposto essenziale per una maggiore diffusione della libertà, e per lo sviluppo del benessere. Oggi oltre l’80% della popolazione mondiale è alfabetizzata, un progresso costante:

alfabetizzazione

Proviamo allora ad osservare la disparità di genere nell’istruzione: in un mondo migliore l’istruzione, anche nei paesi a basso reddito, dovrebbe essere estesa e non distinguere tra maschi e femmine. In effetti è sempre più chiaramente così:

alfabetizzazione 1

alfabetizzazione 2

Disoccupazione

Il lavoro oltre che fonte di reddito è elemento di identificazione e dignità, in un mondo migliore la disoccupazione è il più bassa possibile. Diamo allora un occhio ai dati sulla disoccupazione, visto che di recente sono usciti i dati sulla disoccupazione in 48 paesi sviluppati, (ovvero dell’84% della produzione globale). Ebbene: abbiamo il dato migliore degli ultimi 40 anni: i disoccupati sono il 5,2% della forza lavoro.

Pericolo bellico

In un mondo migliore, la corsa agli armamenti è una corsa al disarmo.

Anche se la minaccia nucleare ha garantito la pace durante la Guerra Fredda, un mondo migliore va verso meno testate e più spesa in ricerca, no?

Ebbene, il dialogo internazionale ed il clima di cooperazione economica hanno portato una riduzione delle testate nucleari con sorprendente regolarità, accordo dopo accordo:

testate nucleari

Il mondo quindi è migliore di quanto non fosse in passato, da svariati punti di vista. Quindi? Va tutto bene e le istanze del popolo sono follia?

No. Non va tutto bene, c’è ancora molto da fare.

La pulsione al miglioramento ci ha portato fuori dalle caverne ed è il motore dell’Evoluzione. Però chi racconta che il mondo di oggi è peggiorato sta testimoniando una situazione specifica e la scambia per la situazione generale. Oppure alimenta l’idea che la Terra sia “un inferno” per generare l’esigenza di un uomo forte che prenda di petto i problemi.

La pretesa etica di “un mondo migliore” con atteggiamento eroico è molto spesso semplice ipocrisia. Il mondo migliora -e regolarmente- da molto tempo. Chi rimpiange i “bei tempi” o ha scarsa memoria oppure -più o meno consapevolmente- desidera un mondo peggiore, in cui le ingiustizie lo favorivano di più di quanto lo favoriscano oggi.

Non è un caso se la rabbia sociale è molto più indirizzata sui poveri che cercano di risalire la corrente rispetto ai super-ricchi che generano un allargamento delle disparità. Prenderne atto sarebbe un buon inizio.

Se desideri un mondo migliore, allora la priorità diventa affrontare i problemi più gravi, che sono tutti di dimensione planetaria, come il riscaldamento globale. Queste sfide richiedono un mondo dialogante e coeso per essere affrontate: nessuno Stato sovrano può affrontarle da solo, e vedere gli altri paesi come “rivali” se non addirittura come “nemici” rende più improbabile un dialogo costruttivo.

Come si apprende leggendo “L’inizio dell’infinito. Spiegazioni che trasformano il mondo” del fisico David Deutsch, il progresso potenzialmente non ha confini, può procedere illimitatamente. Si tratta di capire sotto quali condizioni il progresso può o non può avvenire. Perché il progresso, pur non dovendo necessariamente finire, ha una causa originaria e/o una condizione necessaria perché inizi e si sviluppi: seppure sia infinitamente possibile, non è inesorabile. Occorre continuamente darsi da fare per ottenerlo.

Il fatto che sia possibile deve incoraggiarci nello sforzo (nella direzione giusta: avanti, non tornando al passato), di certo non possiamo crogiolarci in un ingannevole “va tutto bene”.

Un ringraziamento speciale al compianto dottor Hans Rosling per l’ottimo libro “Factfullness” che ha ispirato parecchie delle riflessioni in questo articolo.

Twitter @AlienoGentile